Facciamo Finta

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Facciamo finta che io mi nascondo
e tu mi vieni a cercare
e anche se non mi trovi tu non ti arrendi
perché magari è soltanto
che mi hai cercato nel posto sbagliato.

Facciamo Finta-Nicolò Fabi

L'entrata della scuola lo guarda con aria minacciosa.

Più del solito.

In tutti quegli anni di compiti mancati, interrogazioni in cui era sistematicamente impreparato, compiti in classe dei quali non sapeva neanche gli argomenti, dei quali non sapeva neanche l'esistenza, non aveva mai temuto così tanto quell'edificio come quella mattina, il primo giorno di scuola dopo una gita disastrosa.

Un lungo ponte lo aveva tenuto lontano da scuola per quattro giorni, quattro giorni in cui non aveva risposto a chiamate e messaggi dei suoi amici e alle domande di sua madre: tutte persone che avevano visto Stefano venire a prendere Simone alla fermata dell'autobus, salutandolo con un bacio affettuoso e un abbraccio stretto.

In quel momento il mondo non gli era sembrato neanche reale, mentre attorno a lui tutto accadeva più lentamente.

Era tutto stampato a fuoco nella sua mente, un filmato pronto a tornare a perseguitarlo di quando in quando, sempre inaspettato, sempre doloroso: aveva visto Stefano mentre era ancora sull'autobus, appoggiato allo sportello dell'automobile, le braccia conserte, mentre si stringeva nel cappotto blu dall'aria costosa, e un sorriso sornione sul volto.

Manuel si era voltato verso Simone quasi inconsciamente, e aveva visto il ragazzo pietrificato, sorpreso quasi quanto lui.

Si era sforzato di non alzare lo sguardo su di lui, ma non aveva potuto fare a meno di sentire le parole di Stefano.

beh, non mi dici niente?

Solo allora Simone aveva sorriso a malapena, ridacchiando nervosamente, e si era lasciato prendere per il viso, lasciandosi baciare dal suo ragazzo.

A quel punto Manuel aveva distolto lo sguardo, puntandolo a terra, e non lo aveva più rialzato, sentendo su di sé gli occhi confusi dei compagni di classe.

Tutte persone che avrebbe rivisto quella mattina, giusto il tempo di compiere quei pochi passi che lo separavano dall'entrata della scuola.

Ma con che coraggio poteva entrare in classe?

"Manuel?!"

"cazzo..." sussurra a mezza voce mentre Chicca viene verso di lui a passi veloci, quasi correndo.

"madonna, Manuel ma che fine hai fatto?" gli chiede buttandogli le braccia al collo. "mi stavo a preoccupà... come stai?"

Mentre la sua amica lo abbraccia, lui rimane fermo, le braccia mollemente abbandonate lungo il corpo.

"tutto ok" mormora lui alzando le spalle, le mani strette a pugno nelle tasche.

La ragazza annuisce, poco convinta, mentre gli passa gli occhi su tutto il viso.

"ti ho scritto cinquecento volte" lo dice quasi in un sospiro preoccupato.

Lui si sforza di sollevare gli zigomi intorpiditi in una strana versione di un sorriso. "stavo a fà social detox, come dice Monica"

"'o sai che co me puoi parlà, sì?" la sua amica cerca il suo sguardo con gli occhi, mentre lui fa di tutto per evitarla.

Manuel guarda l'entrata della scuola, controllando il parcheggio dei motorini. La Vespa di Simone non c'è.

"parlare de che?" domanda mentre fa spallucce, spellandosi le labbra con i denti.

"lo sai..."

Scuote la testa, tirando su con il naso. "prima smettiamo di parlarne, meglio è"

Stato di GraziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora