Nel momento in cui una persona che abbiamo amato profondamente viene a mancare, l'animo umano, denudato da ogni inganno, porge lo sguardo all'inferno. Una volta aver visto il buio assoluto, la luce diventa per sempre un fastidio insopportabile agli occhi.
Esiste al mondo chi è più fortunato e affronta questa visione terribile ormai adulto, con degli strumenti adatti a permettergli di riemergere dal mondo di Ade. Chi, invece, quella tetra visione la scorge solo nel momento in cui gli viene tolta la vita, ed egli è il più misero degli uomini, perché non ha mai amato. In ultimo, esiste colui che, bambino, guarda in faccia il volto del Diavolo in tenerissima età. Il cuore di un'anima così nuova alla vita, nel periodo idilliaco dell'esistenza, avrà per sempre il ricordo di due occhi amati che, d'un tratto, diventano inanimati, immobili, spenti. Gli occhi prediletti di ciascun essere vivente, i primi che si osservano, si conoscono; i primi occhi in grado di suscitare sentimenti quali amore, protezione, sicurezza, felicità. Quegli stessi occhi diventano il luogo dove risiederà per sempre quel buio infernale, quel dolore inguaribile che si cinge al petto.
Molto è stato detto, scritto, cantato sulla morte. In qualche modo, l'essere umano, conscio della sua natura limitata, ha provato a dare senso e a comunicare quel vuoto che tanto sembra una tortura. Ma la realtà, che ognuno di noi scopre al tempo a sé destinato, è che il regno degli Inferi non può essere spiegato, ma soprattutto non può essere condiviso. L'inferno è in grado di possedere tutte le anime umane in modi diversi, ed è proprio questo che lo rende tale.
Era un freddo mattino di febbraio quando James aprì gli occhi, frastornato da sogni irrecuperabili. Erano le 8:26, ma la luce non si vedeva. Tirandosi su, preso da un sussulto, aprì le tende, per scoprire che Los Angeles era succube di un temporale invernale, frequente in quei periodi. James, colpito improvvisamente da una paura raggelante, si era seduto nuovamente sul suo letto e, con le mani tra i capelli, aveva preso a piangere. Era sempre stato abituato a far scendere le lacrime in silenzio e così, anche se solo in casa, quelle scendevano, rigandogli il viso, senza che lui emettesse un singolo fiato. Gli era sembrato di aver rivisto quel buio infernale, anzi, gli era parso di esserci finito dentro. Aveva sentito ogni parte del suo corpo immobilizzarsi, sebbene lui stesse tentando di scappare.
Aveva solo 17 anni quando conobbe per la prima volta il mistero su cui, per millenni, i nostri avi si sono interrogati, inventando storie, credenze, superstizioni, miti, pur di dargli un senso. Per James fu diverso: quello fu il momento in cui ogni menzogna che gli era stata raccontata aveva perduto ogni significato. Qual era il motivo per cui avrebbe dovuto credere che sua madre gli era stata strappata dalle braccia per un bene superiore? Di chi mai sarebbe stato questo bene? Era certo che non fosse il suo, e che anzi, probabilmente il bene decantato lui non l'avrebbe mai conosciuto.
Nell'attimo in cui l'aria lasciò per l'ultima volta le labbra di sua madre, James aveva iniziato a morire, un pezzo alla volta. La sofferenza gli era cosa ben nota, ma mai avrebbe potuto immaginare cosa fosse la disperazione che porta l'uomo ad impazzire. Una volta che gli era parso di averla conosciuta, la vita gli aveva sottratto per sempre l'incanto regalatogli dai suoi occhi ingenui di ragazzo. Quel buio angosciante l'aveva sempre seguito, ovunque lui andasse, chiunque conoscesse, qualsiasi cosa facesse. Percepiva timore a toccare un fiore, per paura di farlo appassire. Si sentiva di aver ormai inglobato la morte nel suo animo, augurandosi che, rendendola una sensazione comune, non avrebbe più potuto fargli del male.
Si sbagliava. La maledizione che credeva averlo posseduto lo aveva ucciso un'altra volta, stavolta togliendo la vita all'amico più caro che sentiva di avere.
James alzò lo sguardo e, oltre il velo dei suoi occhi umidi, iniziò a fissare morbosamente, per l'ennesima volta, un anello con un teschio sopra poggiato sul suo comodino. A volte temeva di prenderlo in mano, tanto si sentiva fragile. Gli era parso di aver risentito la sua risata, e si era voltato di scatto. Non riusciva ancora a capire se fosse sveglio o stesse dormendo. Con disappunto, vedendo dietro di sé solamente un muro con dei poster attaccati sopra, si era risteso sul letto, cercando di darsi pace. Ma la sua mente era più veloce di quanto volesse, e come era solito accadere, aveva preso a visualizzare nuovamente le immagini di quella notte, la più fredda della sua vita.
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Low Man's Lyric // James Hetfield
FanfictionNell'arco della nostra esistenza affrontiamo innumerevoli emozioni ma, tra tutte, certamente, l'amore è l'unico sentimento che è in grado di rendere un ricco povero, un prete blasfemo e un sordo musicista. James è soltanto un ragazzo come gli altri...