«James, svegliati.»
Una voce femminile, d'improvviso, aveva iniziato a solleticargli il timpano. Il tatto, lentamente, gli comunicava un tessuto morbido e caldo su cui era poggiato. James era ancora in trance ma, di nuovo, quella voce lo aveva scosso violentemente.
«James, svegliati per favore, sono io...»
Gli occhi gli si erano spalancati immediatamente e, con estrema sorpresa, il volto della ragazza che lo ossessionava da settimane era a pochi centimetri dal suo. Sentiva un lieve solletico dovuto ai capelli lisci e lunghi di lei che gli cadevano sul viso, il respiro caldo che si mescolava con il suo, le loro labbra che quasi si sfioravano.
«Riley, io... io...»
«James, cosa devi dirmi?», gli aveva sussurrato lei, avvicinandosi ancora di più a lui.
James, di tutta risposta, le aveva messo una mano dietro la nuca e l'aveva attirata a sé, baciandola. Un terremoto aveva iniziato a propagarsi attraverso la pelle, i muscoli e lo stomaco, mentre sentiva il cuore salirgli in gola. Le sue labbra si muovevano senza controllo e, nel momento in cui lei le aveva aperte, aveva approfondito il bacio senza perdere un istante, lasciando che le loro lingue si toccassero per la prima volta. D'un tratto, però, nonostante la stesse ancora baciando, aveva iniziato a percepirla sempre meno, finché non le si era dissolta tra le braccia, lasciandolo solo, su quel letto.
«Riley, dove sei? Riley?!», aveva iniziato ad urlare, ma senza successo. La ragazza era scomparsa ma, con lei, anche i suoi sensi stavano iniziando a cedere: era ancora su quel letto, ma non ne percepiva più il calore, la vista si stava appannando, quel sapore che aveva sentito solo un secondo prima si era totalmente dissolto. Confuso, aveva cercato di tirarsi uno schiaffo per capire quanto fosse reale quello che stava vivendo ma, non appena la sua mano aveva colpito la sua guancia, una voce molto più cupa e profonda lo aveva chiamato e, subito davanti ai suoi occhi, si era ritrovato un ragazzo liscio che non vedeva da un po', con una giacca di jeans addosso ed un sorriso sornione stampato in faccia.
«James, ma cosa stai facendo?», gli aveva chiesto lui, in piedi davanti al letto dove il biondo era steso, quasi impossibilitato a muoversi.
«Cliff...», delle lacrime, improvvisamente, avevano preso a scendergli sul viso, mentre sussurrava quel nome. Il suo migliore amico era proprio lì, davanti a lui, esattamente come se lo ricordava. Non poteva credere ai suoi occhi, forse tutti quei mesi erano stati solo un'illusione nella sua testa, quell'incidente non era mai accaduto, non aveva mai dovuto stringere quelle ceneri nel palmo della mano. Subito aveva provato ad alzarsi, ma i suoi muscoli non rispondevano, lasciandolo inchiodato lì, su quella superficie che poteva essere calda e delicata, oppure fredda e dura come un sasso, per quello che poteva sentire.
«James, è ora che tu lo capisca: non potrai mai averla.», aveva detto Cliff, guardandolo dritto negli occhi e sorridendo in maniera ironica, quasi come se le parole che stava pronunciando fossero la cosa più ovvia che potesse dirgli.
«Ma di cosa stai parlando? Io l'ho baciata, l'ho sentita... era mia in quel momento.», aveva sussurrato James, confuso e spaventato al punto tale da essersi fatto venire un capogiro.
«Quando ti sveglierai, James? Smettila di scappare, devi accettarlo: tu sei morto. Quella notte, in Svezia, non sono stato io a morire, sei stato tu. Sei morto, James! Non puoi più averla!», gli aveva urlato Cliff, mentre anche lui, istante dopo istante, cominciava a sbiadirsi, per poi sparire completamente.
«Cliff! Cliff!», aveva urlato James, rimasto ancora una volta solo, mentre tutto intorno a sé cominciava a crollare, a perdere colore, a sparire, per cedere il posto al nero più assordante, che avanzava spedito verso il suo corpo. Il ragazzo, terrorizzato, aveva iniziato a gridare, sperando che qualcuno lo sentisse, ma non aveva ricevuto alcun tipo di risposta. Immobile, ancora steso su una superficie che non riusciva a sentire, guardava intorno a sé senza vedere nient'altro che il buio che lo aveva abitato da sempre. Poi, in un secondo momento, una luce bianca e fortissima si era illuminata sulla sua testa e, pochi istanti dopo, un uomo con guanti, mascherina e cuffietta si era avvicinato al suo corpo, con in mano un bisturi e un registratore posto lì vicino.
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Low Man's Lyric // James Hetfield
FanfictionNell'arco della nostra esistenza affrontiamo innumerevoli emozioni ma, tra tutte, certamente, l'amore è l'unico sentimento che è in grado di rendere un ricco povero, un prete blasfemo e un sordo musicista. James è soltanto un ragazzo come gli altri...