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Erano passate circa 3 settimane da quella sera e, come erano soliti fare ogni volta che c'era un problema, James e Riley avevano ricominciato, per l'ennesima volta, ad ignorarsi. In realtà, la situazione a James pesava non poco, nonostante avesse deciso quel giorno che era meglio starle lontano, ripercorreva ogni notte, prima di andare a dormire, tutte le frasi che si erano detti, le sensazioni che aveva provato nel toccarla, l'emozione di svegliarsi e vederla sorridere, l'ansia insopportabile mentre aveva cercato di baciarla. Si addormentava abbracciando un cuscino e facendo finta che fosse lei, non aveva neppure ancora lavato i vestiti che aveva indossato, dato che aveva preso ad annusarli ossessivamente, ogni volta che si masturbava. Il peluche, invece, lo aveva posato sullo stesso comodino dove teneva il diario e l'anello di Cliff, così da averli vicini e osservarli ogni qualvolta si ricordasse di essere una persona orribile, di esistere solo per condannare gli altri a soffrire. Piangeva disperatamente ogni sera, quando tornava dallo studio, abbracciando forte quel delfino giocattolo, come se questo bastasse a mimare un abbraccio di lei. Non era poi così normale che provasse quest'attaccamento profondo verso una ragazza che gli piaceva, insomma, non era proprio da James comportarsi in quel modo. Era già strano, di per sé, che non fosse andato direttamente al sodo, soprattutto quando era anche riuscito a portarla a casa sua, nel suo stesso letto. Perché non l'aveva spogliata e non l'aveva scopata immediatamente, come faceva sempre? Perché mai avrebbe dovuto fermarsi? La giustificazione razionale che si era dato riguardava il fatto che lei facesse parte della band e, di conseguenza, c'era di mezzo anche il rapporto lavorativo ma, nella realtà, a James interessava ben poco questa cosa, semplicemente sentiva di doverci andare con i piedi di piombo perché teneva a lei, perché voleva conoscerla, frequentarla, viversela molto più rispetto ad una semplice scopata. Non era questo quello che fanno di solito due innamorati prima di iniziare una relazione? Effettivamente, la malsana idea di stare con lei l'aveva addirittura sfiorato qualche volta, ma la sopprimeva rapidamente, senza neanche darle il tempo di venire a galla. James non era mai stato fidanzato con nessuna, amava e custodiva gelosamente la sua libertà, e stare insieme ad una ragazza, per di più nella band, era totalmente fuori discussione. Era certo che le cose sarebbero degenerate, perché lui voleva anche divertirsi e, probabilmente, tutta quella libertà non l'avrebbe più avuta. Ma, alla fine, che cosa gli importava di andare a letto con le altre, se l'unica che desiderasse davvero era proprio lei? Perché non impegnarsi se, ad ogni modo, avrebbe pensato a lei anche mentre scopava? Quelle domande non ricevevano mai una risposta e, ad onor del vero, James non era neppure in grado di porsele, passava quelle serate melanconiche ad immaginare di averla ancora lì, anche soltanto per sentirla pronunciare il suo nome. Erano 24 anni che sentiva la parola "James" in continuazione, ma quando la diceva lei, gli pareva di non averla mai udita prima. Perché la situazione gli era sfuggita di mano, pur non volendo ed avendo fatto in modo che non accadesse? Era realmente una cosa su cui poteva avere il controllo? Molto probabilmente no, anche perché più i giorni passavano più il pentimento lo torturava, più la incrociava in studio più la voglia di fermarla e chiederle scusa aumentava a dismisura. James era cosciente del fatto che, prima o poi, inevitabilmente, si sarebbe lasciato andare ancora, e ancora, e ancora, in questa continua lotta che non gli dava tregua, ma che non aveva intenzione di far cessare.

Riley, dal canto suo, non stava molto meglio di lui, ma stava vivendo quella lontananza in maniera diversa. Spesso, quando tornava a casa, si buttava nel letto, chiedendosi se James stesse pensando a lei in quel momento. Non riusciva a capire se a lui importasse realmente qualcosa di lei oppure no, visto che era passato dal voler stare sempre in sua compagnia a non rivolgerle più la parola da un giorno all'altro. Probabilmente, lui pensava che fosse solo un gioco, un passatempo, magari anche consapevole del fatto che lei lo avesse sul serio un debole per lui. Riley era piuttosto convinta del fatto che quel ragazzo l'avesse usata per alzare la sua autostima e ricevere attenzioni, egocentrico com'era. Tuttavia, questa versione dei fatti cozzava con alcune cose che, messe così, non avevano il benché minimo senso. Perché mai James le avrebbe raccontato di sua madre e di Cliff, allora? Era una tattica che usava con le ragazze per intenerirle? Era probabile ma, visto il modo esagerato con cui aveva reagito quando aveva sfiorato il diario del suo amico, era difficile che James lo usasse per portarsi qualcuna a letto, tanto più che, se avesse voluto realmente quello, l'occasione l'aveva avuta servita su un piatto d'argento. E allora, cosa diamine aveva cercato James in lei che, apparentemente, non aveva trovato? Perché l'aveva quasi baciata per poi respingerla così bruscamente? Più si interrogava più non riusciva a venirne a capo e, a questo punto, aveva realizzato il significato di quello che le aveva detto Kirk. Non solo le aveva fatto capire che non doveva fidarsi troppo di James, ma le aveva anche confessato che, dopo anni, molto spesso non riusciva a decifrarlo neppure lui. Avrebbe voluto sfogarsi con l'unico reale amico che le sembrava di avere, ma il fatto che fosse anche un amico stretto di James la mandava in confusione. E se gli avesse confessato come si sentiva, sarebbe stata certa che lui non l'avrebbe riferito alla causa di quei problemi? Poteva realmente fidarsi di Kirk così tanto? Purtroppo non lo sapeva, e così, nel dubbio, aveva continuato a tenere quell'angoscia dentro di sé, senza poterne parlare con nessuno. Voleva molto bene a Kirk ma, ad essere sinceri, l'unica persona con cui non aveva alcun problema ad aprirsi su tutto era proprio James. Anche se non voleva ammetterlo a sé stessa per orgoglio, le mancava tremendamente la sua risata, quei suoi modi di fare ambigui che, a volte, le avevano fatto credere che la volesse veramente. Era entrata in un limbo in cui non solo sentiva di non potersi fidare di nessuno ma, peggio, non riusciva neanche più a fidarsi del suo intuito, dato che l'aveva condotta in un vicolo cieco. Perché mai si era dovuta cacciare in una situazione simile, consapevole che James fosse una persona complicata? E soprattutto perché, pur volendolo, non riusciva a pentirsi del tempo che aveva passato con lui?

Low Man's Lyric // James HetfieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora