La mattina seguente, Riley si era svegliata notando, con estrema confusione, di non essere a casa sua. Prima che la memoria le suggerisse quello che era accaduto la sera precedente, aveva avvertito un corpo caldo dietro la schiena e, abbassando lo sguardo, un braccio maschile che le cingeva il fianco, con la mano intrecciata alla sua, davanti al suo ventre. Girando leggermente il viso, era riuscita a scorgere James che dormiva beatamente, mentre la stringeva a sé. Le era parso di essersi addormentata senza che si fossero abbracciati quindi, probabilmente, erano finiti in quella posizione nel sonno. In ogni caso, Riley non aveva la benché minima intenzione di spostarsi, così aveva preso a far finta di dormire, aspettando che si svegliasse anche lui, godendosi, nel mentre, il contatto diretto dei loro corpi, separati soltanto dallo strato leggero dei vestiti. Percepiva nettamente la forma dei pettorali di lui schiacciati contro la sua schiena, il bicipite che sfiorava il suo braccio e, di nuovo, quella sensazione estremamente piacevole data dalle loro mani unite, con le dita che si toccavano a volersi fondere le une con le altre. Guardandosi intorno, Riley si era accorta di un diario poggiato sul comodino di fianco a lei e, incuriosita, aveva allungato il braccio per prenderlo. Nell'afferrarlo però, un foglietto era scivolato dal suo interno, finendo sul pavimento: era quel pezzo di carta che James aveva sempre con sé e che si ostinava a fissare, ripetutamente, da quando l'aveva conosciuto. Era chiaro che, ritrovandoselo davanti, la curiosità aveva preso il sopravvento, così lo aveva aperto, realizzando che si trattasse di una tablatura piuttosto scarabocchiata, ma ancora leggibile, con in alto la scritta "To Live Is To Die". Un dettaglio molto strano era che quella tablatura fosse scritta per un basso, e le pareva piuttosto bizzarro che James avesse scritto una canzone partendo da uno strumento che non era il suo. Mentre scrutava con attenzione le note, cercando di ricostruirle nella sua testa, il braccio del ragazzo steso dietro di lei si era leggermente irrigidito, stringendola ancora di più, mentre Riley aveva cominciato a percepire un oggetto piuttosto duro sotto il suo sedere.
«Mhhh...», aveva bofonchiato James, con le labbra poggiate sulla sua spalla, mentre era ancora mezzo addormentato.
«James, sei sveglio?», gli aveva chiesto Riley che era arrossita vistosamente, nel frattempo che quella protuberanza continuava a sbatterle contro i glutei.
«Riley...», aveva detto lui con la voce roca e impastata, mentre la stringeva ancora di più a sé. La ragazza, immobile in quella posizione e incapace di spostarsi, non era di certo immune a risposte fisiche inopportune. Con tutta quella vicinanza, aveva iniziato a temere che James sentisse i pantaloni che indossava leggermente inumiditi in mezzo alle gambe, mentre lui, lentamente, dopo averle lasciato la mano, aveva iniziato a portare la sua pericolosamente verso il basso. Il respiro di Riley era diventato del tutto irregolare e, quasi ansimante, aveva cercato nuovamente di svegliare il ragazzo.
«James!», questa volta il biondo aveva aperto immediatamente gli occhi, realizzando pochi istanti dopo la posizione compromettente in cui erano finiti, senza che lui neanche se ne fosse accorto.
«Oddio! Ehm... scusami!», aveva esclamato lui, staccandosi subito da lei e alzandosi dal letto, diretto frettolosamente verso il bagno. Riley si era messa seduta, con la schiena poggiata sulla testiera del letto, abbastanza provata dall'esperienza sensoriale che aveva appena vissuto: non era neppure arrivato a sfiorarle le mutande, che lei già si sentiva pronta per l'orgasmo. Qualche minuto dopo, James era tornato in camera, vedendo la ragazza paonazza, con lo sguardo rivolto verso la finestra, un po' persa nei pensieri.
«Riley, scusami, mi dispiace tantissimo. Non volevo farti del male, te lo giuro, stavo dormendo e... non so nemmeno come ci sono finito in quella posizione, devi credermi.», le aveva detto lui con un tono supplichevole, sedendosi vicino a lei.
«James, non ti preoccupare! Non è successo nulla, davvero, io sto bene.», lo aveva rassicurato lei, con la voce un po' debole. Di certo, non poteva dirgli che ci era rimasta in quel modo per insoddisfazione e non per timore, come aveva creduto lui, così aveva tentato di chiudere quel discorso il prima possibile.
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Low Man's Lyric // James Hetfield
FanfictionNell'arco della nostra esistenza affrontiamo innumerevoli emozioni ma, tra tutte, certamente, l'amore è l'unico sentimento che è in grado di rendere un ricco povero, un prete blasfemo e un sordo musicista. James è soltanto un ragazzo come gli altri...