Un lungo viaggio dentro quattro mura

49 4 1
                                    

5 anni.
È stata questa la durata del periodo in cui quelle quattro mura sono state la mia seconda casa.
Adesso che tutto ricomincia fa strano usare il passato, piuttosto che il presente.
Eh sì, perché ormai quella scuola, e la scuola in generale, non è e non sarà più più uno dei miei posti: dopo 13 lunghi anni, ho dovuto definitivamente salutare il me studente.
Adesso mi aspetta un compito più difficile, cioè mettere un punto e ricominciare, ma non da zero: ricominciare da qualcosa in più, ricominciare da una base impossibile da schiodare.

Gli ultimi 5 anni sono stati stracolmi di differenti emozioni e sentimenti, tanto che mi viene incredibilmente difficile riuscire a spiegare effettivamente cosa sia stato davvero questo viaggio.
In mezzo a tutti i brutti ricordi, in questo momento riesco a pescarne solo di belli, e sorrido nel farlo.
Questi anni sono stati indubbiamente i più importanti dei 13, perché è qui che ho accumulato tutti i ricordi più profondi ed è qui che sono diventato una persona migliore.
Sono maturato, tante volte non per mia scelta o mio merito, ma guardando indietro mi piace immaginare che il piccolo me sia almeno un po' orgoglioso della sua versione di oggi, nonostante tutti i fallimenti e il poco realizzato.

Posso ritenermi fortunato di aver trovato molte persone (nonostante molte altre) che mi rendano difficile lasciarmi tutto indietro, ed a queste persone non posso dire addio: non posso, perché i ricordi che ho creato con loro dureranno per tutta la vita e perché loro avranno sempre un posto riservato nel mio cuore.
So che quando ci incontreremo di nuovo, fosse anche solo domani, non saremo più gli stessi, ma anche che in un attimo torneremo a tutti quei giorni tra aule, corridoi e tutto il resto con la mente e l'anima da ragazzi, solo con qualche segno in più sulla pelle.
Non importa chi o cosa saremo diventati, quella versione di noi non cambierà, come non lo faranno le foto che guarderemo tra un po' di tempo.

Dopo poco più di tre mesi ricordo ogni dettaglio dell'ultimo giorno: i cori (dal più sentimentale al più ignorante) di noi del quinto anno nel cortile, coinvolgendo anche i più piccoli presenti e mettendo in imbarazzo i professori ma sempre con il sorriso di entrambe le parti, sapendo che una storia si stava per chiudere, i giri di bevute offerti, le sgasate e le suonate di clacson a più non posso con macchine e moto, le foto, i video, gli abbracci, i baci, tutto. Letteralmente tutto.
Per quanto mi riguarda, non avevo mai visto un ultimo giorno di scuola del genere, così felice e spensierato, e sono fierissimo e contentissimo sia stato così per noi. "Una roba da targa d'onore", ci siamo detti io e uno dei miei, scherzando.
Quanta felice malinconia già...

Da quel giorno, poi, solo testa agli esami: altro giro, altre memorie.
Agli scritti, tutti quei banchi nei corridoi, riempiti di ragazzi concentrati che non riuscivano comunque a trattenere battute e risate sotto voce, venendo puntualmente richiamati dai professori, tra l'altro quasi più divertiti di noi.
Al colloquio, invece, tutti gli occhi dei miei professori puntati su di me, pronto a dare tutto davanti al corpo docenti migliore che io abbia mai avuto. Con la testa, però, ero in parte già ai momenti dopo, appena fuori dai cancelli, dove mi aspettava ciò che già avevo visto nei giorni precedenti e negli anni scorsi per gli amici: bottiglie da stappare, spumante sulla camicia bianca, farina addosso, fiori, cori, esultanze, foto da scattare davanti all'entrata, video e persone da abbracciare tantissimo.

E come dimenticare la memorabile gita di classe che rimarrà negli annali della scuola, probabilmente d'esempio per i giovani novellini che potranno contare su questa leggenda. Ci scherzo sopra, ma è stato davvero qualcosa di indimenticabile.

Mi fa un po' ridere pensare che questi episodi che vi sto raccontando si ricolleghino solo agli ultimissimi mesi, ma forse sono questi che hanno fatto più effetto. Potrei riempire un libro intero se scrivessi tutti i ricordi di questi anni o magari, ripensandoci, un intero scaffale.
E vorrei farlo, vorrei tantissimo, per far sì che niente scompaia nel tempo. Purtroppo è destino che una parte di tutto quello che questo viaggio è stato finirà nel dimenticatoio, io farò ciò che è in mio potere per salvare tutto il possibile.
Tanto so che in quelle quattro mura resterà sempre un po' di me, un po' di noi, un po' della mia storia, un po' della nostra storia.

Queste parole sono tra le più sincere e felici che io abbia mai scritto in tutta la mia vita e questo non cambierà.
Se mai dovessi volerlo o sentirne il bisogno, tornerò sicuramente su queste righe per aggiungere qualcosa, un po' alla volta.

Quelle quattro mura hanno lasciato un'indelebile cicatrice in me, una cicatrice di quelle belle però, e in quelle quattro mura io lascio un pezzo del mio cuore.

Sebbene, come tutti, io abbia detto diverse volte che non vedevo l'ora di uscire di lì, ora, come molti, devo ricredermi.
È arrivato il momento di chiudere la valigia stracolma di questo lungo viaggio ed appoggiarla in un angolo, senza mai svuotarla.
Ora, è tempo di aprirne un'altra e di prepararsi ad un altro viaggio:
quello verso il futuro.

Vostro,

Versum

|· Riflessioni, Pensieri, Anima ·|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora