CAPITOLO 4 - Il magazzino

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Lascio Ethan in quella strada. Se non mi vuole aiutare, me la caverò da sola. Comincio a correre a perdifiato verso gli ululati. La voglio aiutare. Non la posso lasciare lì.

Corro fino a trovarmi davanti ad un vecchio magazzino. Le pareti di mattoni sono bruciate in alcuni punti ed il tetto è semidistrutto. Probabilmente c'è stato un incendio.

Affondo le unghie nella calce e comincio a scalare il muro. Evito accuratamente finestre e aperture varie, non voglio essere vista.

Raggiungo il tetto e sbircio dentro. La casa intera credo che sia di cinque piani: tre in superficie e due sottoterra. Posso sentire il respiro di almeno cinque esseri umani nei primi due piani. E le grida dall'ultimo.

Afferro con forza il bordo del tetto e mi calo dentro. Appena tocco terra mi accuccio. Mi rintano in un angolo della stanza per fare il punto della situazione.

Se ci sono cinque uomini, probabilmente ce ne sono almeno due nell'ultimo piano.

Chiudo gli occhi e mi concentro sui rumori, sui suoni e sugli odori. Sento odore di tensione provenire da tutto l'edificio. Faccio un respiro profondo ed inspiro nuovamente.

Poi apro gli occhi di scatto. Due uomini nella stanza affianco. E del metallo, ferro. Sono armati.

Passo la lingua sulle labbra. Mi avvicino alla porta. Il legno della porta è annerito e pieno di feritoie. Appoggio l'occhio ad una di esse.

L'ambiente è ben illuminato. Ci sono almeno due lanterne. Posso vedere uno dei due uomini di striscio. Posso vedere il coltello che tiene agganciato alla cintura, attaccato alla fodera, vuota, della pistola. Sono fermi immobili, cercano di fare meno rumore possibile.

Mi sposto e guardo da un altro buco. Da lì posso vedere i due uomini. Sono entrambi armati. Quello più basso ha due pistole, che tiene sul tavolino davanti a se. Il secondo ha una specie di fucile. Credo di averlo già visto in un videogame, credo che il nome corretto sarebbe fucile a pompa. Ed è forte.

Torno a guardare la stanza. Lo sconforto mi attanaglia: le scale. Sono esattamente dietro all'uomo con il fucile a pompa.

Mi sposto dalla feritoia e deglutisco.

Se entro di prepotenza, mi spareranno e sarò costretta ad ucciderli. Per non parlare che daranno l'allarme e rischierei di finire in trappola.

In compenso, non posso nemmeno entrare di soppiatto, essendo tutta la stanza illuminata.

Ma non posso nemmeno schivarli e cercare un'altra uscita. Se anche ci fosse, rischierei di ritrovarmeli dopo alle spalle.

Controllo che la stanza non abbia altre uscite. Niente, oltre alle scale non c'è niente.

Respiro per calmare il battito del cuore.

Poi mi getto sulla porta, che si spalanca di colpo.

I due uomini prendono le armi, ma sono troppo lenti e in un attimo gli sono addosso. Gli spingo con forza sulla parete. Appena picchiano la testa sul muro, cadono atterra svenuti.

Ansimando, prendo il fucile e le pistole e tolgo i proiettili, per poi gettarli nella stanza accanto. Poi prendo la giacca di uno e la strappo in tante striscie, per poi fasciare occhi, bocca, polsi e piedi ai due cacciatori.

Appena ho finito di legarli, rovisto nelle tasche per cercare qualcosa di utile. Non trovo niente, apparte un fazzoletto e un pacchetto di sigarette con un accendino.

Alla fine prendo solo l'accendino e comincio a scendere le scale. Mi fermo alla fine dei gradini. Ho il cuore in gola.

Ho fatto una cazzata. Se non finiva bene rischiavo solo di peggiorare la situazione. Ma ormai sono dentro. Non posso tornare indietro.

Tendo le orecchie ancora una volta. Un grido squarcia il silenzio.

Apro gli occhi. Non la posso lasciare lì, non posso. Devo trovare un modo per raggiungerla.

Mi mordo con forza il labbro. Tre uomini nel piano. Uno sull'entrata e due nella stanza delle scale. Penso.

Attraverso in fretta il corridoio, per poi nascondermi in un angolo della stanza.

Una ragazza dai lunghi capelli neri, armata di coltello e pistola è nascosta dietro all'angolo della porta.

Se fossi entrata da lì, mi avrebbero scoperto subito.

Altri due uomini sono in una stanza poco lontana, posso sentire il loro odore forte e chiaro.

La ragazza sulla porta non tiene lampade. Le bastano i fari della macchina puntati sull'uscio. Ma tutto il tragitto è in ombra. Posso farla svenire, per poi andare dagli altri.

Mi avvicino con passo furtivo. La ragazza tiene gli occhi puntati sull'esterno. Non bada a me. E, in ogni caso, non mi potrebbe vedere.

Appena le arrivo abbastanza vicina, le afferro il polso con cui tiene il pugnale e le stringo la mano libera sul naso e sulla bocca, fino a che smette di dibattersi.

La lascio scivolare sul muro.

Poi mi dirigo verso la stanza.

Mentre mi avvicino, un odore pungente mi raggiunge. Mi tappo il naso per un attimo. Poi ritorno a respirare. Raggiungo la stanza in fretta. L'odore che si sente adesso è per lo più di sudore e, come prima, tensione. Mi accosto accanto all'entrata. La porta non c'è, e la luce esce dalla camera, illuminandomi la punta delle scarpe. Mi tiro leggermente indietro. Devo stare calma. Dentro sento due persone, ma non capisco dove si trovano, se sono vicine o lontane. Do una svelta occhiata all'interno. Riesco a vedere un uomo sulla quarantina che tiene una pistola, ma non vedo altro. Prendo qualche respiro. Potrebbe essere sull'altro angolo, ma faccio fatica ad immaginarmi come potrei sfuggirgli senza farmi notare.

Dentro non ci sono punti non illuminati, che non sia la porta che conduce alle scale. O, almeno, spero che porti alle scale. Sopra c'era un simbolo di ATTENZIONE SCALINI.

Se fossero uno da un lato e uno dall'altro, potrei tirare un calcio ad uno e gettare sul muro l'altro. Quello che so dove è gli tiro un calcio. So dove è. Quell'altro, tento di farlo svenire. Se va male, ho l'uscita vicina. Se invece va bene, non dovrei avere quasi più ostacoli lungo la strada.

Prendo un bel respiro profondo.

Tendo tutti i muscoli del corpo, pronta allo slancio.

Un dolore lancinante mi attraversa tutto il corpo. Guardo verso il basso. Un coltello mi spunta dalla pancia.

The Omega - RevengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora