CAPITOLO 5 - Incontri ravvicinati

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Le mani mi tremano. Mi volto, cercando di azzannare il mio aggressore.

- Calma! Se fai la brava evito di staccarti la testa.- dice ad alta voce.

Ringhio e cerco di liberarmi, ma il coltello affonda ancora nel mio corpo.

I due cacciatori che erano nella stanza escono e mi puntano addosso le pistole.

- Grande Jason! Portiamola da Abigail.- dice uno di loro.

Mostro le zanne ai miei assalitori, cercando di allontanarli, ma loro non accennano a mollarmi.

Jason mi spinge avanti ed entriamo nella stanza. Ho ancora il coltello conficcato nella schiena.

Entriamo nella porta.

- Potete prendere una delle torce? Non vorrei affidarmi allo sguardo di questa qui.- esclama Jason, rigirando il coltello nella ferita.

Io emetto uno strano suono, che potrebbe ricordare un guaito.

Uno dei due della stanza ritorna con una torcia che fa una luce quasi accecante.

Cominciamo a scendere le scale. Ad ogni passo cerco un modo per fuggire, ma l'unica direzione che potrei prendere per fuggire è avanti, in fondo alle scale. E poi, quel nome mi ha fatto venire i brividi freddi. Abigail.

Scuoto lievemente la testa per allontanare quei pensieri. Piuttosto, dovrei cercare una via d'uscita.

Volgo lo sguardo da un lato all'altro della stanza, ma non riesco a vedere nulla.

Dopo due sofferte rampe di scale entriamo in una stanza.

Poi usciamo in un corridoio. Giriamo a destra e infine entriamo nella prima stanza a sinistra.

La stanza è grande e spaziosa. È illuminata da delle macabre lampade di fortuna attaccate alle pareti.

Ma la cosa più macabra sono quelle seggiole di metallo, alle quali è attaccato il generatore.

- Ah, vedo che ci rincontriamo.- dice la ragazza con i capelli biondi al centro. Probabilmente Abigail.

- E io vedo che hai trovato un nuovo generatore. Quanto è costato?- dico io sorridendo.

- Oh, meno di quanto potrebbe costare una pelliccia di lupo.- dice lei, ricambiando il mio sorriso freddo.

Mi viene la pelle d'oca.

- Ma, dove è finita la mia accoglienza! Siediti pure!- dice indicando con un ghigno la sedia libera.

Io cerco di tenere a freno il tremolio delle braccia.

- Non vorrei essere così maleducata da togliere la sedia a chi mi ospita.- dico cercando di sorridere.

Sento il coltello nel mio stomaco rigirarsi lentamente. Mi salgono le lacrime agli occhi, ma rimango ferma.

Abigail ride. Una risata fredda ed agghiacciante.

Poi si avvicina e mi spinge in avanti. Il coltello esce dal mio ventre con scioltezza, lasciando cadere gocce di sangue al suo passaggio.

Mi volto per guardarla, ma poso lo sguardo sul coltello. È ricoperto completamente di sangue. Trattengo un conato di vomito.

- Siediti.- dice lei, con fare imperativo.

Io rimango in piedi.

Lei si avvicina e io, istintivamente arretro. Non so quanti licantropi abbia ucciso, ma credo che siano abbastanza da non riuscire a contarli solo sulle dita delle mani. E io non vorrei finire sulla lista.

Fa ancora due o tre passi e alla fine inciampo nella sedia.

Subito lei mi spinge sopra e mi blocca i polsi.

Io ringhio e cerco di morderla, ma lei riesce ad allontanarsi in tempo.

- Non credo che si faccia così.

Ritorna saltellando al generatore.

Guardo l'altra licantropa. Respira a fatica e ha gli occhi chiusi. La testa è rovesciata all'indietro, le unghie sono piantate nei palmi della mano.

Con la coda dell'occhio vedo la mano di Abigail avvicinarsi alla rotella della corrente. Respiro con calma e mi preparo al dolore.

Che arriva, di colpo, come se non fosse mai cessato, arriva una scossa elettrica che mi fa saltare sulla sedia. Un grido acuto e penetrante mi esce dalla bocca.

La corrente continua a passare. Sento il mio corpo ribellarsi alla corrente e cercare di diventare lupo. Blocco la trasformazione e ululo con tutto il fiato che ho in gola. In mente ho una sola parola: Ethan.

La correte cessa.

- Bene, spero che tu abbia capito.- dice Abigail, avvicinandosi.

La guardo in faccia con uno sguardo di puro odio.

- Voglio solo sapere cosa ci fate qui. E perché la volevi aiutare.

Io ridacchio.

- Sono qui perché stavo fuggendo. Invece, quella di aiutarla, è perché odio sentire la gente soffrire, soprattutto quelli della mia specie.

- Sei ancora con quel licantropo...Ethan, giusto?

Io scuoto la testa.

- No, è morto durante la strada. Ucciso da un branco nemico.

Sento Erin ridere.

- No. Menti, Ethan è vivo. Era poco lontano da te fino a qualche minuto fa vero? Fino a che non ha mostrato il suo carattere lunare.- dice lei, con gli occhi gonfi di odio.

Io le mostro i canini e lei si ritrae leggermente.

- Ingrata.- sussurro.

- Invece tu Kayla, hai finalmente scoperto il tuo delitto?- chiede Abigail.

Io non rispondo. Serro le labbra.

- Immagino che sia un sì. E immagino anche che tu non me lo voglia dire.- dice, avvicinandosi al macchinario.

Vedendomi restare zitta, lei gira la manovella. Questa volta il dolore è meno forte. Poi comincia ad aumentare progressivamente. Sempre più forte.

Poi si avvicina a me, lasciando andare la corrente.

- Lo sai che potrei anche ucciderti con una scossa. Non portarmi a questo.

Io ansimo.

Lei ritorna alla manovella.

Un ringhio disumano squarcia l'aria.

Ethan compare sulla soglia della porta. Gli occhi azzurri si muovono velocemente mentre decide cosa fare.

Do uno scossone alla sedia. Sento le manette scricchiolare. Tiro con più forza e si staccano dalla sedia.

Mi lancio in avanti e mi metto al fianco di Ethan. Poi attacchiamo. Io salto addosso ad Abigail. Lei grida ed estrae dalla cintura un coltello. Io lo evito all'ultimo momento saltando vicino ad Erin.

Afferro le manette che le stringono i polsi e le apro a forza. Appena libera, Erin mi supera e cerca di uscire dalla porta, ma viene bloccata da un altro cacciatore.

Ethan tira un pugno al suo avversario e corre a liberare la strada.

Io do un ultimo sguardo di odio ad Abigail, prima di ritornare da Ethan.

Saliamo le scale velocemente, sperando che la cacciatrice non abbia raggiunto la pistola.

Appena usciamo all'aria aperta, corriamo verso la città, dove abbiamo lasciato la jeep di Alex.

Erin ci viene dietro. Non capisco se è per essere protetta, per attaccarci alle spalle o semplicemente perchè al momento non sa dove andare.

The Omega - RevengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora