Trascorse un tempo indefinibile. Nadir attese che Zafira tornasse, ma non varcò più quella porta.
Si rifocillò e si riposò, anche troppo. Era stufo di aspettare, voleva vedere il palazzo, scoprire i suoi segreti. Quella stanza vuota era priva di finestre, impossibile decifrare se fosse notte o giorno, eppure non era buio, c'era una luce tenue, sempre.
Alla fine perse la pazienza e decise che se la ragazza non sarebbe tornata, l'avrebbe cercata lui. Si diresse a passi decisi verso l'uscita, ma non vi trovò nessuna porta. Era sparita, o forse non c'era mai stata.
Cominciò a tastare le pareti in cerca di una porta segreta, un meccanismo che facesse scattare qualcosa, ma niente. Solo rossa pietra sedimentaria, dalla superficie irregolare. Fece l'intero giro della stanza invano. Che scherzo era mai quello?
Iniziò a pensare che si trattasse solo di un sogno, forse era svenuto nel deserto e si era immaginato tutto, forse Zafira non esisteva e neanche il palazzo.
Nadir cadde sulle ginocchia, con le mani tra i capelli neri, disperato. "È una missione senza speranza", così gli avevano detto e così sembrava, ma lui non intendeva arrendersi.
Si alzò deciso, scorse le pareti con gli occhi, cercando di ricordare il punto esatto in cui aveva visto la ragazza uscire, poi prese la rincorsa e si lanciò verso quella parete.
Se le sue intenzioni fossero state errate avrebbe dovuto schiantarsi sulla pietra, ma anche stavolta Nadir aveva superato la prova. Non aveva perso la speranza.
Si ritrovò davanti un lungo corridoio illuminato da fiaccole, ne prese una e avanzò nella penombra. Doveva trovare Zafira, in qualche modo era diventata la sua priorità. L'aveva vista solo per alcuni secondi, eppure non riusciva a dimenticare i suoi occhi magnetici e il suono melodioso della sua voce. Gli sembrava ancora di sentirla sussurrare il suo nome.
Ben presto si trovò davanti a un bivio: qual era la direzione giusta? Chiuse gli occhi e si concentrò. "Nadir" di nuovo udì la voce di Zafira, lo stava chiamando. Seguendo il suono flebile di quel sussurro imboccò il corridoio di destra, ma anche quello si diramò, in altri tre. Era una specie di labirinto. Il ragazzo continuò a seguire la voce, lasciandosi guidare in quell'intricato intreccio di corridoi, finchè finalmente non sbucò in un'ampia sala.
Le pareti erano completamente ricoperte d'oro, brillavano di luce propria. Un imponente trono incastonato di pietre preziose si ergeva al centro della stanza.
Nadir si avvicinò cautamente al trono, sfiorò i rubini, gli zaffiri e gli smeraldi, ammaliato da quei colori splendenti. Per un momento ebbe la tentazione di sedersi, ma la scacciò subito, lui non era un re, non lo sarebbe mai stato. Era solo un figlio illegittimo, un errore.
Improvvisamente udì una musica e delle voci, si voltò e vide che la stanza dorata, che fino a un momento prima era vuota, ora era ghermita di persone. Una tavola imbandita si era materializzata nella stanza e uomini e donne erano seduti a mangiare e chiacchierare, indossavano tutti abiti regali.
Il ragazzo, per niente spaventato da quelle stranezze, scorse il volto di ognuno dei presenti in cerca di Zafira, ma non la vide.
Un gruppo di ragazze bellissime lo circondò, alcune iniziarono a ballare intorno a lui, altre lo accarezzavano chiamandolo "mio signore", altre ancora lo imboccavano con un grappolo d'uva.
Le ragazze lo spinsero verso il trono, volevano che si sedesse. «Siediti mio signore» continuavano a ripetere, ma Nadir sentiva di non esserne degno.
Allora anche i commensali seduti a tavola iniziarono a insistere: «Sedetevi re Nadir, sedete al vostro trono».
«Io non sono un re» ripetè il ragazzo, ormai era circondato, tutti lo spingevano verso quella enorme sedia dorata. «Non voglio essere il re».
«Prendete del denaro» disse un uomo offrendogli una sacca piena di monete d'oro.
«Prendete delle pietre preziose» disse un altro.
Altri ancora gli offrirono gioielli, cibo, tessuti pregiati, ogni cosa desiderabile all'occhio umano, ma lui non era lì per quello.
Chiuse gli occhi concentrandosi sul volto di Zafira e sulla sua missione, quando li riaprì la stanza era di nuovo vuota.
--- Angolo autore ----
Quale altra prova dovrebbe affrontare Nadir secondo voi?
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Nadir e il palazzo evanescente
FantasyIl palazzo evanescente è un magico luogo che compare sulla terra una volta ogni mille anni. La leggenda narra che al suo interno si trovi un arma potentissima, capace di distruggere intere civiltà, costruire imperi, ma anche riportare la pace tra i...