6. Il mosaico del cuore

11 2 0
                                    


Un tocco lieve e delicato lo riportò alla realtà. Un panno fresco gli inumidì la fronte. Nadir aprì lentamente gli occhi e la vide. Era più bella del solito, se fosse stato possibile, mentre si prendeva cura di lui tamponandogli le ferite.

«Ho superato la prova?» domandò il ragazzo, cercando di alzarsi.

«Sì, con coraggio e perseveranza» gli rispose con una voce soave.

«Quante ne mancano ancora?»

«Questo non lo so, è il palazzo a decidere. Le prove non sono mai le stesse per tutti, ma servono sempre a mettere a nudo la tua anima, capire chi sei e se meriti di compiere il tuo destino.»

«Io non so qual è il mio destino» replicò Nadir.

«Se guardi dentro di te lo saprai.»

«Non voglio diventare il re, te l'ho già detto, non voglio spodestare mio fratello.»

«Ed è proprio per questo che lo meriti», Zafira gli sorrise. «Ma non sta a me giudicare, io sono solo serva qui.»

«Come una serva? Credevo che il palazzo fosse tuo» disse il ragazzo, sorpreso.

«Io sono solo la sua custode, è il mio compito», i suoi occhi si rattristarono.

«Da quanto tempo sei rinchiusa qui?»

«Anni... secoli... millenni... chi lo sa? Il tempo scorre diversamente qua dentro e io a stento ricordo la mia vita precedente» sospirò Zafira.

«Ma non è giusto, non puoi restare qui per sempre.»

«Non preoccuparti per me, pensa a completare le prove, ottieni ciò per cui sei venuto.»

«E poi?» chiese il ragazzo, prendendole la mano.

«Poi andrai a salvare il tuo popolo, non è per questo che sei giunto fin qui?»

«Sì, è per questo», Nadir annuì, ma non era più certo di ciò che volesse.

Aveva affrontato quella missione impossibile per salvare le persone che amava e lo avrebbe fatto ma... un altro desiderio si era insinuato nel suo cuore. Come poteva lasciare quel luogo sapendo che lei era lì, prigioniera di quello strano fato. Avrebbe voluto portarla con sé, ma non osava chiederlo.

«Un'altra prova ti attende» affermò Zafira alzandosi. «Buona fortuna», detto questo sparì davanti ai suoi occhi.

Nadir sospirò, era di nuovo solo. A volte si chiedeva se lei esistesse davvero o fosse solo una fantasia.

Si alzò da terra e si incamminò nel corridoio, sperando che la prossima prova fosse meno stancante.

Ben presto si ritrovò in una sala enorme e bellissima. Eleganti colonne blu decorate con in oro sorreggevano grandi archi, il soffitto era ricoperto da un enorme mosaico colorato. Nadir non aveva mai visto niente di così bello, ma immaginò che il palazzo in cui viveva il suo fratellastro avesse un aspetto simile.

Il pavimento però era completamente bianco e privo di decorazioni e due sacche di piccole tessere colorate giacevano a terra.

«Oh no, scherziamo» sbuffò il ragazzo, intuendo cosa doveva fare.

Con calma iniziò a tirar fuori le tessere e a dividerle per colore, poi iniziò a comporre il mosaico. Non sapeva cosa dovesse rappresentare, se doveva essere identico a quello del soffitto o diverso, ma dopo ore che accostava quadratini iniziava a perdere la pazienza.

«Invecchierò prima di aver terminato» gridò, preso dalla disperazione.

«Non usare la mente, agisci col cuore», la voce di Zafira risuonò nella sua testa.

Il ragazzo si voltò a cercarla, ma non c'era. Si rimise a lavoro, colto da un impeto improvviso.

Quando ebbe finito neanche sapeva cosa avesse composto. Si alzò da terra con le ginocchia doloranti e la schiena a pezzi e lasciò la sala senza guardarsi indietro.

Zafira giunse dopo di lui per vedere il suo operato e rimase senza fiato: il suo volto era ritratto alla perfezione, composto da tantissime tessere colorate.

Aveva ritratto lei, proprio lei, senza neanche rendersene conto.

Quel gesto le scaldò il cuore, ma cercò di non farsi condizionare. Non poteva assolutamente innamorarsi di lui. Presto l'avrebbe lasciata, come tutti gli altri e il dolore per la sua mancanza sarebbe stato troppo grande. Doveva mantenere le distanze, per proteggere il suo cuore, ma questo si trattava di Nadir non era facile. Il ragazzo l'aveva colpito da subito, la sua tenacia, il suo coraggio, la sua umiltà... era speciale, se lo sentiva. Avrebbe voluto che rimanesse con lei per sempre, ma non era possibile.

_____________________________________________________________

ANGOLO AUTORE:

Che Nadir fosse affascinato da Zafira lo sapevamo, ma chissà che il sentimento non sia reciproco? Voi che dite? 

Per la questa parte del palazzo mi sono ispirata al castello di Sammezzano in provincia di Firenze, ho messo una foto. Incredibile vero? Sembra il palazzo di un sultano e invece si trova in Italia, io non l'ho mai visistato ma sembra davvero bellissimo.

Nadir e il palazzo evanescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora