Capitolo uno

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Men are pathetic -

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- "Buongiorno mamma, come stai oggi?" -

- "Buondì anche a te Olivia. Sto bene, ti ringrazio. Te?" -

- "Oggi andrò in giro per cercare manifesti su vetrine di bar, negozi in cerca di qualcuno che ha bisogno di una ventenne con abbastanza esperienza. Se non troverò nulla lì, darò un'occhiata ai giornali." -

- "Ti sei fatta licenziare di nuovo?" -

- "No, ho dato io le dimissioni sta volta. Era diventato noioso!"

- "Fammi sapere se trovi qualcosa, devo andare. Devo portare Lily a scuola ora. Ciao Olivia, sta attenta." -

- "D'accordo mamma, salutami Lily." - attaccai velocemente la chiamata.

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Da come abbiate capito mi chiamo Olivia, ho vent'anni e vivo a New York con il resto della mia famiglia composta da Margaret, mia madre, Lily, la mia sorellina di appena dieci anni e mio padre William, William Anderson. Sono senza lavoro, per ora. Quello che avevo fino ad un giorno fa era diventato monotono ormai. Lavoravo in uno dei più famosi ristoranti di New York, "Hona Bay", dove c'era tanta, ma davvero tanta concorrenza tra le cameriere. Io compresa ovviamente. Dopo mesi di frustrante lavoro lì diedi le mie dimissioni. Tutta quella competizione era diventata stancante. Non cerco lavoro per soldi, ma per passatempo. Vivo in una famiglia di benestanti, quindi il denaro non è un problema. È il fatto di essere la ragazza viziata della famiglia che mi da sui nervi, non riuscirei mai a starmene con le mani in mano.

Ed è proprio per questo che devo trovare un lavoro ed anche al più presto.

Mi spogliai per poi dirigermi verso il bagno, misi la mia canzone preferita dei Depeche Mode. Question of Time. Feci scorrere l'acqua della vasca per far sì che diventasse calda e ci entrai.

Vivo in un appartamento affianco a quello della mia migliore amica, Evelyn. Siamo molto simili, bionde, occhi azzurri, fisico da urlo e uomini ai piedi.

Tuttavia c'è una differenza tra di noi.

A lei piace essere notata, a me no.

Detesto essere al centro dell'attenzione, non tanto per la mia riservatezza, ma per le persone che ho intorno. Uomini ricchi materialisti che pensano soltanto al sesso. Sono fin troppo prevedibili, il loro standard di donna è banale: Corpo da supermodella ed il saper stare zitte quando diventiamo noiose secondo il loro punto di vista.

Forse pretendo troppo, forse no. Mi chiedo se in un'altra vita, se non avessi tutto quello che ho adesso quindi l'integrità che c'è nella mia famiglia, una casa, i soldi, la penserei allo stesso modo. Non mi reputo una persona viziata, ho semplicemente delle aspettative troppo alte per le comuni persone di oggi.

Ritornai alla realtà solo quando la canzone finì, iniziai a lavarmi velocemente ed uscii.

Mi misi il mio accappatoio preferito, rosso, con l'iniziale del mio nome sulla tasca sinistra.

Il carattere della "O" si chiama Belgium Victory, che è uno dei miei font preferiti.

Presi delle pantofole e mi lavai i denti. Legai i capelli in una crocchia disordinata spostando le ciocche cadenti sul viso per iniziare la mia routine composta dalla skin-care. Applicai una crema all'aloe ed una maschera viso al cocco che lasciai in posa per quindici minuti, dopodiché stesi una crema contorno occhi per le occhiaie che non avevo. Generalmente vado a dormire molto presto, come ho già detto prima detesto i posti affollati come feste o cenette.

Lasciai i capelli sciolti per poi piastrarli e lasciarli mossi alle punte. Non mi truccai molto, un po' di matita nera per definire gli occhi, mascara e uno strato di lip-gloss.

Cercai fra i vestiti più eleganti che avevo, modestamente mi ero stancata di fare lavoretti umili come la cameriera. Volevo semplicemente puntare a qualcosa o qualcuno di più in alto.

Scelsi una camicia bianca ed una gonna a tubino nera, ovviamente abbinata alla mia giacca preferita di Versace, anch'essa nera.

Mi misi dei tacchi, presi la borsetta ed uscii di casa. Controllai velocemente tra le note del telefono, che uso come agenda.

- Colazione con Evelyn alle nove e trenta.

Come immaginavo, sono in anticipo di quindici minuti, mi toccherà aspettare.

Fred per mia fortuna era già sotto al portone con la BMW, l'auto dell'autista di mio padre.

- "Buongiorno signorina Olivia, fantastica anche oggi." - si complimentò il mio autista.

- "Ti ringrazio Fred, sempre troppo gentile." - ammisi con un falso sorriso, avrei dovuto sostituire la parola "gentile" con "lecca-culo", ma non lo feci. Dovevo rispecchiare lo standard di ragazza perfetta, la classica figlia innocente.

Fred si affrettò ad aprirmi la portiera ed entrai, annoiata ovviamente.

- "Allora signorina, dove la porto?" - domandò voltandosi.

- "Le Cafè Fred, Le Cafè" - risposi senza distogliere lo sguardo dal mio telefono, ero troppo occupata a guardare vecchie riviste di moda trovate su un sito illegale online.

- "Oh, mattinata con un misterioso principe azzurro?" - spostai velocemente lo sguardo dal dispositivo all'uomo che mi trovavo davanti.

- "No Fred. Ogni volta che nomino quel bar nomini un futuro compagno ed io ti rispondo che invece farò una banale colazione con Evelyn." - risposi quasi seccata, anzi, decisamente seccata.

Il sorriso di Fred si dissolse trasformandosi in uno sguardo freddo e si girò mettendo le mani sul volante.

Potrei considerare il fidanzamento un tasto dolente. Non sono mai stata interessata ai ragazzi, non fraintendermi, non sono lesbica e non ho nulla contro di loro. Tuttavia, gli unici uomini che mi hanno impressionata sono attori o personaggi di libri.

Dopo dieci minuti arrivammo al bar e Fred accostò, lo pagai e scesi dall'auto inserendo il cellulare nella borsetta.

Entrai nel bar e salutai Roy, il barista e mi avvicinai al bancone.

- "Sto aspettando Evelyn, non ordinerò subito. "- accennai un sorriso che Roy ricambiò.

- "D'accordo." - mi limitai ad annuire e presi posto al tavolo più vicino alla parete.

Mandai un messaggio ad Evelyn per assicurarmi che si fosse ricordata dell'appuntamento.

Evelyn quanto ti manca?

Scusami Olivia! Sto arrivando con i colleghi di Patrick! Abbiamo passato la serata nello yatch di Paul ed abbiamo deciso di venire insieme. Scusa.

Visualizzai senza rispondere.

Se una normalissima colazione con Evelyn sarebbe stata noiosa, adesso sarà straziante.

Patrick dovrebbe essere il suo fidanzato o qualcosa del genere, mi ha detto più volte che non prova nulla per lui.

Una parte di me invidia Evelyn per la sua gentilezza ed innocenza, dall'altra la detesto per la sua semplicità verso gli uomini. Si sarà scopata sì e no trenta uomini ed ora non ricorda nemmeno il loro nome.

Ma nonostante ciò sono sua amica, mi ha aiutata a conoscere New York, a fare "amicizie" chiamandole così, diciamo sono più persone su cui posso fare affidamento se il mio conto bancario andasse a puttane.

Ritornai alla realtà quando entrarono lei e degli uomini in giacca e cravatta.

" I don't like your fake side. " - Patrick Bateman x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora