Legami.

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Manuel e Simone si avvicinano sempre di più, si stuzzicano, si squadrano e si toccano sempre di più.
Sono passati 2 mesi, quasi 3 ormai, dall'inizio della scuola e Manuel continua a non sapere nulla del significato del numero che porta dietro la propria schiena.
Si, gliene ha parlato altre volte ma Simone gli rispondeva sempre con "Mi piace e basta" ma lui non ci crede. Entrambi non ci credono.

- Simo'? Quindi oggi vieni da me? -
Chiede Manuel mentre si avvicina a Simone che è alle macchinette.
- Eh? - gira il viso verso di lui - Si, vengo da te. -
Sul viso del ricciolino appare un sorriso, che maschera con una tosse.
- Va bene allora - lo squadra lentamente - Ti aspetto fuori. -
Osserva le patatine che ha in mano e prende velocemente il pacchetto, uscendo dalla scuola.
Il corvino gli rivolge uno sguardo stanco, poi dice "Manuel dai" e conclude con una risatina. La sua bellezza gli impedisce ogni volta di reagire, lo sa bene anche se non lo ammetterà mai. Ma lo sa.

Manuel aspetta, come detto, poggiato alla moto e scrollando instagram dal telefono.
Sente dei passi e alza la testa.
- Io non ti sopporto proprio sai? -
Dice Simone e il nano se la ride.
- Come no. - dice continuando a ridere - Dai sali -
Gli porge il casco, che infila, e salgono entrambi sulla moto.

Le mani del più alto finiscono sui fianchi del ricciolino, procurandogli dei brividi.
In realtà non è la prima volta che fa questo gesto, ma ogni volta gli provoca qualcosa.
Simone sa l'effetto che gli fa e questo fa solo salire più voglia di provocarlo.
Manuel fa una cosa che annebbia la testa di Simone per qualche secondo.
Prende la sua mano e la sposta più al centro del bacino, sopra il suo inguine, la stringe lì e la lascia in quel punto.
La mano del corvino è posizionata proprio sopra l'inguine del ricciolino, che ghigna quando la sente stringersi.
Simone sente di perdere la testa da un momento all'altro perché muore dalla voglia di toccarlo ogni giorno, sempre di più.
Si, si toccavano ma erano tocchi che duravano istanti.
Lui vuole un tocco più lento, una carezza lunga tutta la schiena, sul viso, sulle labbra, fra i capelli.
Manuel prova le stesse cose, solo che non tende a mostrarle perché gli piace provocarlo.

Simone è sul divano, con un braccio poggiato sul cuscino e l'altra mano sulla gamba, mentre Manuel è in cucina a recuperare due birre per loro due.
- Tieni. - gliene porge una, prima la guarda e poi la prende.
- Grazie. -
Entrambi iniziano a farsi sorsetti di birra.

Mentre il ricciolino è occupato a bere e guardare il telefono, l'altro invece lo osserva.
Nota ogni dettaglio del suo viso: dai ricci che gli ricadono sulla fronte, alla canotta abbastanza larga da lasciar intravedere i tatuaggi sul petto.
Manuel è chinato in avanti, coi gomiti sulle ginocchia.
Simone tiene lo sguardo che alterna fra occhi, labbra, collo, mani, petto e viceversa.
Si conoscono solo da 2 mesi e mezzo, ma non hanno smesso di guardarsi un secondo mentre sono stati assieme, né di stuzzicarsi e né di baciarsi con gli occhi.
Godevano della compagnia reciproca, si sorridevano a vicenda, si guardavano mentre erano nudi sotto la doccia... E tante altre cose.
Manuel ha chiesto spesso il significato di "02" ma lui non gliel'ha mai detto. È una cosa troppo delicata, troppo pesante per lui da poterla dire alla prima persona che gli capita.
Ma ora, questo ricciolino, non è una persona qualunque. Per lui è diventato normale guardarlo, osservarlo, parlarci, stargli accanto e sentire costantemente la sua presenza al proprio fianco. Ogni giorno.
Forse è pronto per parlargliene. Forse.

- Manuel? -
- Mh? -
Manuel si gira verso di lui con la birra, mentre l'altro cerca di trovare coraggio nel parlargli.
- Dimmi - si siede accanto a lui e rotea il pollice sulla bottiglia, guardandolo. Simone deglutisce.
- Hai presente il numero che c'hai tu? -
Il riccio ha un'aria e sguardo confuso.
- Della canotta. - aggiunge e l'altro fa un leggero sospiro.
- Ah - annuisce - Si, 02. -
- Ha un significato. -
- Non l'avrei mai detto sai? - fa una risatina che al corvino da un senso di irritazione. Ma lascia perdere.
- Riguarda una cosa delicata nella mia vita. -
Manuel tace lasciando che il silenzio riempi la stanza.
Simone prende un bel respiro, raccogliendo tutta l'aria fresca possibile per parlare senza paura.

- Quando sono nato, non ero da solo ma eravamo in due si chiamava Jacopo, eravamo proprio uguali e mio padre ci voleva molto bene. Poi è successa una cosa che non mi va di raccontare, ma io ce l'ho fatta e lui no. - prende un respiro di pausa.
- Mio padre se ne è andato e non è mai più tornato, tranne quest'anno. Pensa di saper fare il padre, di saper essere tale ma non lo è, per niente. - rivolge uno sguardo a Manuel.
- Mio padre è il nostro professore di filosofia, Dante Balestra. -
Il ricciolino sgrana gli occhi.
- Cazzo. - dice semplicemente, girandosi verso di lui e poggiandogli una mano sulla spalla.
- Il numero che hai mi ricorda che non sono mai da solo perché Jacopo è sempre con me. -
I suoi occhi diventano lucidi e le palpebre gli tremano. Sta per piangere.

La mano di Manuel passa dalla spalla alla sua schiena, la accarezza piano e la testa di Simone finisce sulla sua spalla.
Il ricciolino lo stringe, gli passa le dita fra i capelli e lo massaggia, mentre il corvino lascia che le lacrime rigano le sue guance rosse.
Un bacio sulla fronte gli fa aprire gli occhi e alzare lo sguardo, osservando il ragazzo che lo tiene stretto fra le sue braccia. Gli scappa un sorriso.
Riceve un altro bacio sulla fronte e poggia la guancia sulla sua testa, godendosi della morbidezza dei suoi ricci.

Questo è uno dei momenti più intimi fra di loro.
Certo, ne hanno avuti altri sotto la doccia degli spogliatoi. Ma erano solo sguardi e commenti.
Con intimo si intende di abbracci, carezze, baci... Questo è il primo momento dopo tanto tempo. E al pensiero Simone sorride.

- A che pensi? -
- A nulla, sto solo bene così. -
Stavolta è Manuel a sorridere.
- A che pensi? -
Entrambi sorridono.
- Nulla, ciò che hai detto. -
- Che sto bene qui? -
Annuisce.
- Quindi ce l'hai un cuore? -
Il ricciolino gli da una leggera spinta, ridendo.
- Ma vaffanculo! -

Simone appena si sente distante, gira immediatamente le braccia attorno al suo corpo e si stringe contro il petto.
Manuel a quel gesto si scioglie e gli lascia un bacio fra i capelli, accarezzandogli la schiena.
Entrambi godono di questo momento, fra carezze, strette, baci sulla fronte, sul viso, fra i loro ricci.
Provano un affetto verso di loro che va oltre quanto pensano, nonostante si stuzzicano ci tengono a l'un l'altro. Più di quanto pensano.

Simone si è addormentato fra le braccia di Manuel e le dita che passano fra i suoi ricci.
Il ricciolino sorride vedendolo rilassato sul proprio petto, si sente casa per lui, qualcuno che solo standogli vicino lo fa sorridere. Non ha dubbi al riguardo. È così e lo sa bene.

Il sinonimo di casa, per loro due, basta guardarsi negli occhi e sorridersi a vicenda.

1702 - Simuel (AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora