3 - La Subdola Suggeritrice

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Due abbondanti settimane, forse anche tre, trascorsero senza particolari intoppi. Gli uccellini cantavano sui loro rami, intorno si sentiva il placido scorrere dell'acqua di un torrente, e il dolce vento che soffiava tra gli arbusti. Il Predestinato avanzava canticchiando un motivetto allegro, pregustando le grandi gesta che lo attendevano lungo la Sinuosa Strada. Iniziò a scorgere qua e là dei cartelli, che annunciavano il confine di un vicino Reame Radioso, giusto a qualche giorno di cammino. Questo accese ancor più la speranza nel petto del giovane. Forse era proprio quella la landa in cui avrebbe mostrato al mondo di che pasta era fatto, e scritto a lettere d'oro il suo nome nella storia. Pieno di vigore come non mai infuse ancora più ardore nella sua instancabile marcia. Un bel giorno, giunto in una radura in cui gli alberi erano più diradati, gli parve di scorgere del fumo levarsi nel cielo. Rimase incuriosito e, dato che la sua Strada lo conduceva proprio in quella direzione, decise di andare a vedere quanto prima che cosa stesse a significare quel fumo. Scoprì, con un certo stupore, che si trattava di un paese del tutto circondato dalla Foresta. Doveva essere stato fondato da non molto tempo, osservò, poiché ancora i cittadini correvano avanti e indietro, impegnati a tagliare gli alberi per creare lo spazio per delle nuove case.

Non appena si avvicinò, tre piccoli cortei, ben distinti tra loro, gli andarono incontro. A guidare le delegazioni c'erano tre uomini di chiara elevazione sociale. Erano un Patrizio Purpureo, un Titolato Turchese e un Aristocratico Ambrato. Il Patrizio era alto e snello come un chiodo, dal naso appuntito e dai capelli schiariti dal tempo. Il Titolato era basso e grasso come una botte, dalla folta chioma e dotato di un sorriso sfavillante. L'Aristocratico non era né alto né basso, né magro né grasso, e aveva degli occhi vispi e molto ammiccanti. I gran signori cercarono di accogliere il Predestinato, ma i loro modi apparivano goffi e approssimativi. Era tutto un continuo di interruzioni reciproche, e ciascuno dei tre cercava con insistenza un modo per risaltare più degli altri. Il Patrizio Purpureo lo invitò a un banchetto nella Residenza Rossa, il Titolato Turchese gli offrì la sua ospitalità preso l'Abitazione Azzurra e l'Aristocratico Ambrato gli chiese di presenziare a un convitto al Maniero Mandarino. Gli animi si scaldarono, e per un attimo i tre rischiarono di sfociare in un vero e proprio Parapiglia Policromo, trattenuti a stento dai rispettivi cortei. Giusto un istante prima del disastro si alzò una voce femminea. Era calma, suadente e al tempo stesso imperiosa: "Signori!"

Quella parola bastò a placare le ire dei tre nobili. A parlare era stata una dama vestita di grigio, una Subdola Suggeritrice: "Io credo che il nostro visitatore sarebbe meglio accolto nella grande piazza comune. In questo modo potrà giudicare tutte le vostre cortesie, e di certo sarà in grado di capire da solo quale sia la migliore"

Non appena ebbe terminato di parlare i tre signori assentirono, plaudendo alla genialità dell'idea. Si inchinarono alla dama e all'ospite appena giunto, facendo a gara anche a chi si chinasse più in basso, poi radunarono i loro seguiti e si diressero in fretta e furia a preparare l'accoglienza più festosa possibile.

Quella sera, nella piazza, si tenne un banchetto che sarebbe poco chiamarlo maestoso. Tre tavolate, una per nobile, posizionate in modo tale da avere tre posti a capotavola il più lontano possibile tra loro, mentre l'altra estremità era in comune. Al centro sedevano la Suggeritrice e il Predestinato, che avevano dunque modo, ruotando appena le sedie, di gustare le leccornie di tutti e tre i tavoli. Fu una serata spropositata. Ciascuno dei tre nobili aveva i suoi cuochi, che avevano lavorato col massimo impegno, i suoi musici, che cercavano con ogni mezzo possibile di sovrastare gli altri, i suoi commensali, che cercavano ogni pettegolezzo possibile per glorificare il proprio padrone e screditare gli altri. Quando la cena fu finita, i tre nobili si precipitarono a porgere dei doni al Predestinato, e a offrirgli un posto per dormire. Il Patrizio Purpureo gli fece portare un Celere Cavallo, il Titolato Turchese una Scintillante Spada e l'Aristocratico Ambrato una Signorile Saccoccia piena zeppa di monete d'oro. Prima ancora che il giovane avesse la possibilità di ringraziarli, o di decidere da quale dei tre gentiluomini passare la notte, la Suggeritrice prese di nuovo la parola: "Il nostro ospite vi è estremamente grato per la vostra generosità, ma è molto stanco, e preferirebbe passare la notte nella mia dimora. Così facendo avrà la possibilità di ringraziare adeguatamente ciascuno di voi domattina", al che i tre si congedarono senza battere ciglio.

"Vedi" disse la Subdola Suggeritrice al giovane, quando furono rimasti soli "Un tempo quei tre citrulli erano ottimi amici, e regnavano su questa città in armonia. Ma da quando sono arrivata non ho fatto altro che seminare zizzania tra loro. Ora, con qualche menzogna e qualche falsa promessa, posso vivere della loro inimicizia. Faranno a gara a chi può compiacermi meglio, e cercheranno di esaudire anche ogni tua richiesta, se sarai al mio fianco. La tua prestanza e il tuo bell'aspetto basteranno a farli rodere fino a crepare, al pensiero di saperti al servizio di un altro signore. Con te potrò convincere quei tre a dissanguarsi pur di avere i nostri favori. E se mai un giorno finiranno le risorse per soddisfarci ci basterà spostarci in un diverso paese, e ricominciare da capo. Credimi, non avrai bisogno di faticare un solo giorno della tua vita, se imparerai da me l'arte dello spargere discordia"

Il Predestinato rifletté. Poteva essere questo ciò che il destino aveva in serbo per lui? Una vita di ozio e di lusso, senza alcuna preoccupazione o problema, a patto di essere in grado di mettere l'uno contro l'altro tutti quelli che lo circondavano? Sarebbe stato facile, ma non in grado di offrirgli l'epica gloria che stava cercando. Quella stessa notte, mentre la Suggeritrice dormiva, raccolse i suoi averi e abbandonò quel paese maledetto dalla discordia.

E così il Perfetto Predestinato riprese il suo viaggio, per compiere il suo straordinario Fato.


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