8 - Il Passionale Poeta

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Il cammino si faceva sempre più duro. La Strada si inerpicava su e giù lungo colline sempre più alte e ripide, rendendo il viaggio del Predestinato ancora più arduo. Come se non bastasse, la stagione si era fatta molto poco clemente, e temporali e piogge erano sempre più frequenti. Ogni volta che il Predestinato si fermava sentiva le gambe doloranti e sfinite. Iniziò persino a perdere la cognizione del tempo. Per lui era come se esistesse solo il momento di incamminarsi al mattino, il momento di fermarsi a mangiare, il momento di riposare, la Sinuosa Strada e la promessa di trovare il suo Fato. Tutto il resto era come se sparisse, come se non avesse più nessuna importanza... o come se non l'avesse mai avuta.

Si era molto allontanato dal centro del Reame Radioso, e gli incontri lungo la Strada erano sempre più rari. Ma non aveva intenzione di arrendersi, non finché non fosse giunto alla propria destinazione.

Giunse un giorno in un Babelico Borgo. Era una cittadina piuttosto piccola, ma di grande importanza commerciale, dato che era un insediamento portuale. Come suo solito, cercò di trovare un luogo dove passare la notte al chiuso, al riparo dalle intemperie. Si trovò però invischiato in una Frenetica Fiumana di Poveri Pescatori, Malconci Mercanti e altri Indistinti Individui. Era oppresso, schiacciato dalla Fiumana e costretto a farsi strada a gomitate e spintoni.

Riuscì, seppure a stento, a raggiungere un Sinistro Slargo dove poté riprendere fiato. Si sedette un momento a riposare. C'era davvero tanta gente, per essere un posto così piccolo. Solo dopo qualche istante si accorse di una strana mancanza al fianco sinistro, dove teneva la Signorile Saccoccia. La sua mano scattò a tastare, e subito capì che la sua già scarsa riserva di soldi era sparita. Gli era scivolata nella Fiumana? O, più verosimile, qualche Passante Profittatore aveva colto l'occasione e aveva rubato la Saccoccia nella confusione?

L'unico modo per riavere i suoi soldi era ributtarsi nella mischia e cercare il colpevole. La sagacia per ritrovare il maltolto non gli mancava, quello che gli difettava erano le energie per farlo. In fondo poi ne valeva davvero la pena? La Saccoccia era comunque quasi vuota. E lui era ormai abituato ad accamparsi, quindi la cosa più semplice sarebbe stata riprendere il cammino, e...

"Sacripante, giovanotto, mi sembra abbattuto. Le è successo qualcosa?"

A parlare era stato un anziano e distinto signore che passava di lì per una viuzza secondaria e meno gremita. Il Predestinato, un po' di malumore, gli spiegò con poche parole che era stato derubato. "Sacripante!" ripeté il figuro scuotendo la testa "Sono terribilmente dispiaciuto, figliolo. La prego, mi permetta di accompagnarla dai gendarmi, sono certo che potranno aiutarla" il Predestinato scosse il capo. Non c'era bisogno, erano comunque pochi soldi. Il signore si sistemò i suoi grossi occhiali sul naso un po' abbondante e annuì "Capisco, capisco... mi permetta, almeno, di dimostrarle che non tutti i cittadini di questo Babelico Borgo sono tanto disonesti e disgraziati. Mi conceda di condividere con lei il mio tetto e la mia tavola, almeno per una notte"

Il giovane scrollò le spalle e acconsentì a seguire il suo improvvisato anfitrione. Costui, presentatosi come un Passionale Poeta, lo condusse per vie meno affollate a un edificio elegante e un po' più isolato rispetto agli altri "La mia umile dimora" la presentò, con un filo di falsa modestia. Era un appartamento adornato e abbellito da numerosissimi cimeli, ornamenti e ogni genere di chincaglieria. Era una casa di dimensioni modeste, ma era tanto stracolma da sembrare ancora più piccola di quanto non fosse.

Il Poeta si mosse per preparare una dignitosa cena, lasciando il Predestinato libero di esplorare tutti i ricordi di quel bizzarro posto. Il giovane fece ballare l'occhio su tutti i cimeli che lo circondavano, ma si mosse poco, per evitare di rovesciare qualcosa per sbaglio. C'erano vasi antichi, fogli di appunti sparsi, quadri di personaggi ed eventi emeriti. Chissà se un giorno qualcuno avrebbe dipinto immagini per raffigurarlo. Ma che domanda era? Certo che lo avrebbero fatto, e in gran numero.

Nonostante la varietà di oggetti collezionati dal vecchio ciò che davvero riempiva la casa erano i libri. Potevano magari passare in secondo piano, nascosti dal resto, ma erano veramente tanti. Quasi ogni muro era in realtà una biblioteca stracolma, e altri volumi erano appoggiati alla rinfusa sui tavoli, sui mobili, persino sulle sedie. Ce n'era uno, però, che risaltava più degli altri. Era un enorme libro rosso aperto su un leggio proprio sulla tavola da pranzo. Questo Titanico Tomo era un'enorme raccolta di tutte le poesie scritte dal Passionale Poeta nel corso della sua vita. Scorrendolo brevemente, il Predestinato si accorse che i componimenti variavano per lunghezza, per metri, per temi e soprattutto per toni. Le opere giovanili apparivano leggere e scherzose, quelle più mature profonde e riflettute, soprattutto a tema amoroso, mentre gli ultimi versi erano molto più malinconici e tristi.

Il padrone di casa interruppe le sue letture entrando nella stanza con due ciotole di zuppa in mano. Si sedettero al tavolo apparecchiato in fretta e furia, ancora ingombrato da fogli mezzi scritti e con il Tomo sempre al centro, e lì consumarono il loro pasto. "Vedi" gli confidò il vecchio, finita la cena "Tu mi ricordi molto mio figlio, sai? Anche lui si è messo in cammino sulla Sinuosa Strada come te, e non è più tornato. Immagino che abbia trovato ciò che cercava."

Calò il silenzio. Il Predestinato non aveva voglia di parlare del suo viaggio. Il vecchio provò a cambiare argomento "Hai dato un'occhiata alle mie opere, non è vero? Che te ne pare? Sai, quando ero giovane come te, scrivevo di tutto ciò che mi passava per la testa. Non usavo mezze misure per niente o per nessuno. Ma tutto è cambiato, quando ho incontrato la mia Diletta Dama. È stato un amore beato e benedetto... ma purtroppo quei tempi sono ormai passati. Lei... non c'è più. E ormai anche il nostro adorato figlio se n'è andato. E così trascorro un'esistenza solitaria, circondato soltanto da anticaglie e ricordi." i suoi occhi erano lucidi, ma il suo sorriso sembrava sincero "In realtà non è così male, sai? Non finché ho con me la mia arte. Ho scoperto che incastrare le passioni, le vere emozioni, in un'opera non è solo fondamentale per creare una composizione degna di questo nome, ma è anche un ottimo modo per liberare il cuore dei suoi fardelli. Ho voluto raccogliere tutti i miei scritti in quel Tomo per organizzare l'opera di tutta la mia vita. È consolante per me pensare che quando non sarò più, e forse non manca così tanto, i miei scritti resteranno su questa terra. Ho amato la lettura fin da quando ero un bambino. Mi ha sempre permesso di vivere le più incredibili avventure senza bisogno di fare un solo passo. La mia speranza è che i miei componimenti siano in grado di far appassionare e commuovere altri come mi sono commosso e appassionato io."

Il Poeta continuò imperterrito a parlare, ma il Predestinato aveva ormai smesso di ascoltarlo. Che cosa gliene poteva importare delle vuote chiacchiere di un vecchio? Che cosa aveva fatto di tutta la sua vita? Una serie di macchie di inchiostro, ecco cosa. Emozioni incastrate in opere? Che perdita di tempo. Un modo patetico e pigro di slanciarsi verso una gloria effimera. Quando infine il Passionale Poeta si decise a chiudere il becco, il Predestinato lo ringraziò con poche parole e fece per partire. "Ma come?" il Poeta parve deluso "Mio caro, permettimi di ospitarti almeno per la notte, te ne prego. Non sentirti costretto a partire, puoi restare... puoi restare quanto vuoi. Io..." il Predestinato lo interruppe, gli spiegò che aveva un cammino molto lungo e che non poteva proprio fermarsi. Il vecchio parve rattristato, ma il giovane era già partito.

E così il Perfetto Predestinato riprese il suo viaggio, per compiere il suo intrigante Fato.

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