9 - L'Acuto Alchimista

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Il Perfetto Predestinato decise di evitare altri insediamenti. Tutti i posti in cui si era fermato lo avevano deluso, irritato e lasciato profondamente insoddisfatto. Tanto più che le voci che avevano iniziato a circolare sul misterioso e splendido cavaliere alla ricerca del proprio Fato si erano fatte più rare. Sembravano sul punto di spegnersi del tutto. La sua unica reazione nel constatarlo fu uno sbuffo infastidito. Che differenza faceva? Un giorno la sua gloria sarebbe andata ben oltre delle misere voci. Che il popolino trovasse pure qualcos'altro di cui parlare, per il momento. Presto sarebbe tornato sulla bocca di tutti. L'unica cosa che contava era seguire la Strada, la Sinuosa Strada che lo avrebbe condotto dove davvero meritava di stare. Quindi al diavolo tutti coloro che avrebbero cercato di rallentarlo. Ridusse anche il tempo per dormire o per curare il suo aspetto, dedicando ogni sua briciola di energia al cammino. La barba iniziò a crescere folta sul suo volto, e i capelli iniziarono ad apparire arruffati e mal curati, ma non era una sua preoccupazione. Una volta arrivato, una volta scoperti quali erano i meravigliosi piani che il Fato aveva in serbo per lui, ecco, allora avrebbe potuto tornare a occuparsi di cose tanto frivole come l'aspetto estetico.

Rinunciò anche all'idea di cacciare. Ci voleva troppo tempo, che andava sottratto al prezioso cammino. Decise di accontentarsi delle bacche e dei frutti selvatici che crescevano abbondanti ai lati del sentiero. Un mezzodì, dopo una fitta pioggia, trovò un bel gruppo di funghi violacei e ne fece una scorpacciata. Dopo qualche ora di cammino, però, iniziò ad avvertire delle fitte allo stomaco. In un primo momento provò a ignorare il dolore, appellandosi alla sua incredibile resistenza, ma il male cresceva sempre di più, finché non cadde bocconi per terra. Ogni sforzo di rialzarsi fu vano. Gli spasimi erano troppo forti, anche per lui.

Gli parve di sentire un rumore di passi che si avvicinavano, ma non riuscì neanche a tirarsi su quanto bastava per vedere chi fosse. Se erano banditi, come quelli che aveva incontrato all'inizio del viaggio, era spacciato. Non poteva certo combattere in quelle condizioni.

Il misterioso sopraggiunto gli poggiò una mano sulla spalla e lo rigirò con forza a pancia in su. Era troppo ben vestito per essere un brigante. Sugli abiti viola erano ricamati incomprensibili simboli a caratteri d'oro, e portava un cappello a punta simile a quello dei maghi. Nonostante i molti anni che dimostrava, la sua stretta era ancora decisa.

Il vecchio si accarezzò la lunga barba bianca, con fare pensoso. Tastò con aria esperta il ventre del Predestinato, prendendo mentalmente nota dei suoi gemiti. Dopo qualche istante, chiese in tono inquisitorio: "Ha per caso mangiato dei funghi color pervinca?"

Il Predestinato annuì, ancora boccheggiante. L'anziano signore bofonchiò a mezza voce, frugò per qualche momento in una bisaccia che portava a tracolla finché non ne estrasse un'ampolla piena fino all'orlo di un denso intruglio vermiglio, e lo fece trangugiare a forza al Predestinato. Il sapore era amaro e aspro, ma non appena ebbe finito di bere provò una sensazione di sollievo. "Quelli erano Miceli Maligni" borbottò, cupo "Sono molto pericolosi, se non vengono trattati come si deve. È fortunato che fossi uscito a raccoglierne un po' per un mio elisir, giovanotto"

Il Predestinato lo ringraziò sommessamente, la voce ridotta a un sussurro. Tentò di levarsi in piedi per riprendere il suo viaggio, ma riuscì sì e no a mettersi in ginocchio prima di rovesciare di nuovo al suolo. "No, no, no!" brontolò il vecchio, sostenendolo "Non può mica cercare di alzarsi all'improvviso così! Le serve riposo" il Predestinato tentò di obiettare, ma alla prima parola il suo soccorritore lo zittì appoggiandogli un dito sulle labbra "Lasci fare a chi sa quel che fa, signore. Ora andiamo a casa mia, dove lei si sdraierà almeno per qualche ora. La pozione che ha bevuto contrasta il veleno dei Miceli, ma voglio assicurarmi di avergliene data abbastanza, e non ne ho altra con me. Non faccia storie, per il suo bene."

Questo signore, un Acuto Alchimista che viveva solitario in quella zona, condusse il Predestinato alla sua dimora, un'alta Torre Turchina piena di trattati, alambicchi e provette. Il Predestinato avrebbe voluto riprendere subito il viaggio, ma i dolori ripresero a farsi sentire, e dovette accettare di passare un paio di giorni sotto le cure dell'Alchimista. Il vecchio era molto indaffarato a mescolare Misteriose Miscele, o a studiare i Vasti Volumi della sua libreria. Nonostante la sua volontà di seguire la Strada, il Predestinato non poteva negare di essere in qualche modo incuriosito dal lavoro dell'uomo che lo aveva salvato.

La sera in cui infine l'Alchimista stabilì la sua totale ripresa, il Predestinato decise di chiedergli in cosa consistessero le sue ricerche. In principio il vecchio si limitò a scuotere il capo borbottando, e non pareva intenzionato a rispondere, ma poi fece un respiro profondo e iniziò a spiegare "Fin da quando ero bambino sono stato curioso di... in realtà di tutto il mondo che ci circonda. Dagli alberi agli animali, dalle stelle del cielo ai misteriosi movimenti dell'animo umano. Ogni cosa costituisce un incredibile enigma, impossibile da decifrare per intero. Ho dedicato la mia vita a una continua e infinita ricerca. Ogni risposta che trovo mi porta a nuove domande, eppure non mi sono mai sentito arenato. Il mio studio si fa più preciso, più consapevole e più profondo ogni giorno di più. Saresti sorpreso se avessi la pazienza di ascoltare tutte le scoperte che ho fatto nel corso degli anni. Ormai sento di non avere più così tanto tempo a disposizione, e voglio usarlo al meglio. Sento di essere vicino a una svolta, e spero che qualcuno, dopo di me, riprenda in mano i testi che avrò lasciato e inizi a scrivere di suo pugno. Anche per questo sto riordinando al meglio i miei appunti. Voglio che siano precisi e comprensibili a chiunque vorrà svelare gli arcani misteri che ci circondano."

Il Predestinato annuì. Un lavoro faticoso, e ingrato. Destinato a restare incompleto e a dover essere continuato da qualcun altro, poi da qualcun altro ancora, e ancora. Una ricerca senza fine, in cui ogni ricercatore rischiava di venire eclissato tanto dai predecessori quanto dai successori. Per fortuna il suo Fato sarebbe stato molto più glorioso. Salutò l'Acuto Alchimista e abbandonò per sempre la Torre Turchina.

E così il Perfetto Predestinato riprese il suo viaggio, per compiere il suo maestoso fato.

Il Perfetto PredestinatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora