L'Ultima Gemma

La giornata del coraggio

<<Posso sapere cosa hai fatto di così catastrofico per aver fatto arrabbiare mia sorella?>> Winter si avvicina mentre insieme agli altri, tra cui Kan e Summer e molti studenti camminiamo diretti al campo di "battaglia" nel bosco di Idris per il giorno del coraggio.
In effetti Summer non mi parla da diversi giorni. <<Credo che stia così perché non sono rimasta un giorno in più dentro l'infermeria.>>
Sollevo le spalle dubbiosa di questa cosa.
Sinceramente la cosa non mi è di particolare interesse.

<<Complimenti. Hai davvero conquistato la sua amicizia. Era da secoli che non se la prendeva per sciocchezze.>> Fa un lieve applauso per poi sorridermi appena.
Come se avessi appena vinto qualcosa.
Vabbè.

Mi soffermo sulla ghiaia che si muove sotto ai nostri piedi.
Devo ammettere che questo posto è veramente confortevole. Annuso i vari profumi che si aggirano nell'aria. Ginepri, pini e ciliegi.
Una quantità assurda di natura che non fa che rendere il tutto più affascinante.
Dopo mezz'ora di camminata, chiacchiere acute e battute squallide di Summer e Kan, la strada interrata finisce per dare spazio al bosco. Immagino il tutto di notte.
Chissà che animali si aggirano.

L'erba mi arriva sopra la caviglia.
Sorrido dalla sensazione di freschezza e solletico che mi provoca.
Le foglie cadono lentamente, come se piovessero dal cielo mentre piano piano la natura si spoglia rivelando le sue debolezze.
Il cielo oggi invece non promette nulla di buono. Le nuvole coprono il solito azzurro. Nuvole scure cariche di acqua.
Al solo pensiero delle piccole scosse di adrenalina smuovono il mio organismo.
<<Oggi il vento non scherza ragazzi.>> Kan si strofina le mani infreddolito.
<<Servirebbe Edward in questi casi...>> Sorride Summer.
Al suono di quel nome sento danzare i nervi nella testa, ma non lo do a vedere.
<<Quel tipo non serve. Se vuoi ti do la mia giacca! Ecco...tieni.>> Prontamente se la leva di dosso. Lei in risposta rifiuta ridendo per l'imbarazzo, tanto che il colore delle sue guance cambia.
<<Non ho molto freddo. Grazie.>>
Li guardo per pochi secondi negli occhi ed tutto è sempre più chiaro.
Questi due devono stare insieme.

<<Dalla ad Astrid invece. Non ha neanche una giacca.>> Con un segno di disapprovazione si gira verso la mia direzione.
<<Sto bene solo con la felpa mamma.>>
Inaspettatamente si blocca di colpo facendo fermare di colpo almeno tre o quattro ragazzi che erano dietro di noi.
Lanciandoci male occhiate borbottano qualcosa per poi continuare la loro strada.
<<Quando la smetterai di fare la bambina?!>>
Alzo una sopracciglia confusa, stufa di questa sceneggiata.
<<Perché non ti prendi cura di te stessa?!>>
Kan la prende per un braccio cercando di calmarla.
Sto un attimo in silenzio per cercare di pensare le parole che sto per dire, mentre i capelli, ormai neanche quelli più miei, mi volano davanti agli occhi.
<<Summer...>> mi avvicino mettendole una mano sulla spalla.
<<Non ti devi preoccupare per queste cose. Sono grata che tu lo faccia ma so badare a me stessa. Anche se faccio a modo mio.>>
<<Ma...>> Mi guarda ormai rassegnata.
<< Sono stata abituata in un certo modo. Ho vissuto con i miei zii, ma in realtà ero da sola.>> Sento gli sguardi di tutti e tre dispiaciuti. Lo detesto.
<<Ma ce l'ho sempre fatta.>>

<<Questo però non significa che tu debba combattere ancora da sola. Ora ci siamo noi.>> Degli occhi a mandorla mi guardano sorridenti e sinceri.
<<Kan ha ragione Astrid. Non sentirti più sola. Ci siamo noi adesso pronti ad aiutarti.>> Summer mi prende una mano lasciando del calore nella mia, dove la temperatura è quasi simile al ghiaccio.
<<Giusto Winter?>>
La ragazza in questione sobbalza presa da chissà cosa.
<<E-ehm ma si. Si, ovviamente.>> Sorrido sincera alla sua risposta molto convincente.
<<Va bene ragazzi grazie. Adesso andiamo. Sono quasi le undici. La celebrazione è alle mezza giusto?>>
<<Esatto!! Adesso si corre!!>> Summer e Kan riprendono le loro avventure senza fine.