29. Be Careful

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POV EMMETT

I biglietti disponibili per Huston erano solamente quattro e questo significava che non potevamo partire tutti insieme. Jasper e Isabella decisero che era meglio far venire con loro Carlisle e Alice. Cercai di non polemizzare eccessivamente quella decisione, ma in realtà, anche solo l'idea che andassero senza di me, mi faceva impazzire. Non tanto perché mi sentissi escluso o non volessi perdermi quell'adrenalina che mi ricordava il mio passato da cacciatore, caratteristica che ancora dopo tanti anni sentivo che mi apparteneva. Stavolta non era per quello. La verità era che avevo paura di essere così lontano da lei da non riuscire a proteggerla.

Anche se lei aveva smentito il mio pensiero sul fatto che io fossi suo padre, in realtà il mio istinto, il mio cuore, non riuscivano a farsene una ragione. Avevo passato mesi a credere che fosse lei la mia dolce e scatenata Bella, come la chiamavo spesso quando era bambina, e adesso era difficile togliersi dalla testa quella convinzione.

Mentre Alice correva in tutta la casa per sistemare i bagagli, Jasper ridefiniva gli ultimi dettagli del piano e Carlisle si era recato in ospedale per sistemare le cose prima della sua imminente partenza, io ero in salotto a guardare Isabella dalle vetrate. Lei era fuori, seduta sugli scalini dell'ingresso, a guardare il bosco e sentire il rumore del ruscello lì vicino. Indossava ancora la tenuta da combattimento, ma con Alice in giro, sarebbe durata ancora poco.

Ero indeciso se andare da lei oppure no. Volevo approfittare di quel momento, dove Rosalie era fuori a caccia con Esme, per assicurarmi che stesse bene. Non che volessi tenere mia moglie all'oscuro o fare qualcosa di male, ma non volevo che si facesse strane idee. In fondo, che motivo avevo di andare a parlarle se lei mi aveva confermato di non essere mia figlia? Nessuno.

Ma le mie gambe si mossero da sole e in men che non si dica mi ritrovai fuori, seduto sui gradini accanto a lei. Lei mi guardò con la coda dell'occhio, poi arrossì e, con le mani, spostò una grossa ciocca di capelli scuri tra di noi, come per creare una barriera. Non potei fare a meno di pensare a quanto il colore dei nostri capelli fosse simile. Decisi di scacciare subito quel pensiero.

- Sei nervosa? - chiesi, non sapendo bene come rompere il ghiaccio.

Ci mise un po' a rispondere - Più che nervosa, per ora non riesco a smettere di pensare al fatto che dovrò rinchiudermi in una "cosa" che vola -.

Scoppiai a ridere - Si chiama aereo -.

Alzò le spalle con finto disinteresse - Quello che è -.

Capivo quanto fosse difficile per lei. Idris era un paese antico che viveva senza elettricità e senza tecnologia. Venire qui sarà stato sicuramente uno shock temporale, proprio come lo era stato per me dieci anni fa.

- Ti posso assicurare che è uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo -.

- Se lo dici tu, non posso fare altro che crederti - disse, con un velato sarcasmo che non compresi.

Innocentemente, percepii quella frase come se ci fosse stato un doppio senso alla base, ma in quel momento non ci diedi troppo peso. Sembrava parecchio nervosa e, date le circostanze, non poteva essere solamente per la paura di volare.

La vita dei Cacciatori era difficile da gestire. Fin da piccoli c'erano tantissime regole da rispettare e troppe responsabilità di cui farsi carico. Probabilmente stava anche pensando alla sua famiglia che, in quegli ultimi giorni, le aveva voltato le spalle. E tutto questo perché, per gli Shadowhunters, prima dell'amore e della famiglia venivano il Conclave e le sue leggi.

- Volevo assicurarmi solamente che tu stessi bene e che non ti servisse altro prima della partenza - le dissi, cercando di risultare tranquillo.

Lei mi guardò e forzò un sorriso - Sto bene. Grazie, Emmett -.

THE WORLD OF DEMONS I - IL PORTALE DEI DEMONI || Twilight/Shadowhunters ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora