13 ♡ La reggia

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Alessandro si dirige a passo svelto.

«Dove mi stai portando?»

«Vedrai!» mi risponde con un sorriso a trentadue denti.

Camminiamo per una decina si minuti quando giriamo l'angolo e ci ritroviamo nella zona industriale della città. Ci sono molti capannoni, ma Alessandro si dirige a passo sicuro verso l'ultimo della via, sulla cui facciata spicca un cartello con su scritto "Officina". Entriamo e veniamo accolti da un ragazzo giovane, completamente rasato e che indossa una salopette blu sporca, probabilmente di olio di motore.

«Sono passato a ritirare il mio scooter.»

«Perfetto, l'ho finito di sistemare proprio poco fa!» Il ragazzo si allontana e poco dopo spunta fuori di nuovo con il suo Aerox rosso fiammante. Ha stile, proprio come il suo proprietario. Alle lo guarda contento e chiede al ragazzo se ha un casco da prestargli.

«È per lei?» gli chiede guardandomi.

«Sì!»

«Allora questo dovrebbe andarle bene» e gli allunga un casco nero con disegnata sulla parte posteriore la lingua dei Rolling Stones.

«Figo!» esclamo contenta.

Ci mettiamo entrambi a cavalcioni dello scooter e Alle mette in moto. Mi stringo forte a lui abbracciandolo, poi parte a tutta velocità. Sfrecciamo lungo le strade di Parma fino a che non arriviamo in un altro paesino, Collecchio. Un cartello indica presumibilmente dove ci stiamo dirigendo: "Boschi di Carrega". Alessandro segue la strada, che nel frattempo si è fatta sempre più stretta, fino a quando non arriviamo vicino ad un cancello chiuso da una catena con un lucchetto. Parcheggia lo scooter a lato della carraia, poi smontiamo dalla sella.

Mi guardo intorno: che posto strano, non ci ero mai stata. Eppure, non è molto lontano da Parma. Alessandro si dirige verso il cancello e cerca di aprirlo più che può, poi mi fa cenno di entrare. Passo a malapena per la stretta apertura, ma per fortuna riesco a intrufolarmi. Lui fa una battuta sul mio seno prosperoso e io arrossisco.

Quando anche lui riesce a entrare, iniziamo a percorrere l'unico sentiero presente. Siamo circondati da enormi alberi e dopo qualche secondo, lo scooter e la strada da dove siamo arrivati non si vedono già più. Ci ritroviamo completamente immersi nel verde, lontano da tutti e tutto.

A un certo punto, davanti a noi, si diramano più sentieri, ognuno dei quali ha diverse biforcazioni. Seguo Alessandro in quello strano labirinto di sentieri, quando all'improvviso mi appare davanti una reggia gigantesca, in rovina.

«Ci sei mai stata qui?»

«In realtà, no...»

«Allora vedrai che meraviglia che è! Vieni con me...» dice prendendomi per mano.

Giriamo intorno alla reggia fino a quando non vediamo una finestra rotta al piano terra. Alessandro scavalca ed entra, poi mi aiuta a fare lo stesso. La stanza dove siamo entrati non è particolarmente buia e ciò è dovuto alle grandi finestre da cui entrano i caldi raggi del sole di inizio ottobre.

Usciamo da lì e iniziamo a esplorare il posto. Saliamo le grandi scalinate di marmo bianco, sporche e impolverate, e, appena arriviamo al piano di sopra, Alle spalanca una grande portafinestra. Mi avvicino a lui e noto che dà su di un enorme terrazza.

Inizio a piroettare tutto intorno felice, sentendomi una principessa in cima al suo castello. È un luogo magico, sicuramente nei secoli precedenti questa reggia sarà stata teatro di balli in maschera e cene di gala. Intorno a noi c'è un immenso giardino di alberi secolari.

Alessandro mi lancia un'occhiata, contento di avermi fatto questa bellissima sorpresa. Lo vedo trafficare con il cellulare fino a quando non sento iniziare una canzone, è "Mi fai impazzire" di Blanco. Smetto di piroettare da sola e lo guardo sorridendo. Lui mi afferra dolcemente una mano facendomi volteggiare su me stessa, poi mi stringe forte e iniziamo a ballare, cantando e guardandoci dritto negli occhi. Lui mi fa davvero impazzire!

A un certo punto, si sfila la maglietta lasciandola cadere a terra, poi sfila anche la mia. Il suo sguardo percorre il mio corpo. «Ti voglio, Rebecca.»

«Anche io, non sai quanto» gli rispondo ansimando.

Inizia a baciarmi e io mi abbandono completamente a lui, alle sue labbra e al suo corpo. Scende fino alla valle tra i miei seni, mentre le sue mani si allungano dietro di me. Mi slaccia il reggiseno e lo lancia via, lontano da noi. Mi guarda e mi continua a sussurrare quanto il mio corpo lo faccia impazzire, poi mi stringe forte; percepisco il suo respiro caldo sulla mia pelle e sento la sua eccitazione spingere da sotto i suoi pantaloni. Questa volta decido di non rimanere ferma e gli slaccio io i pantaloni. Non voglio aspettare oltre, lo desidero.

Alessandro sorride quando gli abbasso i boxer e mi metto in ginocchio. Mi toglie la forcina dai capelli che teneva su lo chignon e mi afferra la coda di cavallo. Inizio a dargli piacere ma, una leggera paura di fargli male e non essere brava mi pervade, poi però lo sento sussurrare...

«Accidenti Reby rallenta o impazzisco!»

Alle sue parole, mi passa qualsiasi paura e gli sorrido maliziosamente rilassandomi e iniziando a muovermi a ritmo, andando su e giù con la testa e accarezzandolo. Quando sento che sta per esplodere, lui mi ferma e mi fa sdraiare a terra. Si china su di me e inizia a tracciare una scia di baci sulla mia pelle. Un brivido di piacere mi attraversa mentre la sua lingua esplora tutto il mio corpo. Mi viene la pelle d'oca e lui entra dentro di me. Facciamo l'amore. Vedo lui sopra di me, i suoi occhi azzurri e dietro il cielo dello stesso colore celeste.

Mi sembra di volare tra le nuvole.

Fare l'amore con lui è pazzesco, ogni volta diverso e sempre più bello. Non mi ero mai innamorata prima d'ora, ma credo proprio che l'amore sia questo. Sentirsi così leggeri da poter credere di volare, fare cose che non avresti mai creduto di poter fare, guardare quella persona e volerla sempre di più ogni attimo che passa. Non mi vorrei mai staccare da lui. Sì, lo amo.

Quando finiamo, ci abbracciamo e fissiamo insieme il cielo.

«Vorrei stare sempre così» dico mettendomi su un fianco e guardandolo. Intanto con la mano inizio ad accarezzargli il petto. Lui mi ferma la mano e si tira su, iniziando a rivestirsi.

«Avanti, rivestiti che torniamo indietro.»

«Di già?» lo guardo dispiaciuta. Avrei voluto passare tutta la giornata con lui.

«Sì. Tra un'ora devo essere in un posto. Ora ti porto a casa.»

«Ok» non riesco a dire altro, sono un po' delusa.

Prendo i miei vestiti sparsi per la terrazza e comincio a rivestirmi sotto lo sguardo strano di Alessandro. I suoi bellissimi occhi celesti si sono ingrigiti.

«Dove abiti Rebecca?»

«Nelle prime campagne di Parma.»

«D'accordo, fammi strada.»

Torniamo indietro in silenzio, senza più dirci nemmeno una parola e raggiungiamo il grande cancello di ferro battuto. Come usciamo, Alessandro salta in sella e mette in moto. Io mi stringo a lui e lo guido fino a casa mia.

Quando scendo dallo scooter e gli allungo il casco gli sorrido, ma lui, prende il casco e, senza nemmeno togliersi il suo, mi fa un cenno di saluto con il mento e parte via impennando. Rimango immobile davanti al mio cancello di casa. Non mi ha nemmeno dato un bacio, se n'è andato via così, come se non fosse successo niente tra noi, nemmeno un'amicizia. Cioè, chi è che si saluta così dopo aver fatto l'amore?!

Sono passata dal Paradiso all'Inferno in meno di due secondi.

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