Chapter four - My obsession.

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E Louis continua a vomitare, mentre io mi prendo la testa tra le mani, non so cosa fare. Quando smette si volta verso di me e mi sorride, tira lo sciacquone e va al lavandino, lavandosi i denti, mentre si avvicina a me e si appoggia alle mie spalle.

«Sono stanco Harry..» Mi dice e faccio per indicargli il letto. «Vuoi sdraiarti?» Annuisce, non l'ho mai visto così abbattuto.

«Louis..» Dico attirando la sua attenzione, alza un po' il capo mentre è steso sul letto. «Mi dici che succede?» Domando. «Che ti succede?» Mi correggo, qualche lacrima riga il suo volto, ma prontamente se le asciuga.

«Non piangere..» Sussurro. «Parla con me..» Dico poi, mi sorride, uno di quei sorrisi fintissimi. «Non è niente, davvero..» Dice e non controbatto, è stanco e preferisco lasciarlo riposare.

Quando Louis apre gli occhi sono lì a fissarlo preoccupato, come una mamma pensierosa, a proposito dove sono i suoi genitori? Perché vive da solo? Non osai chiederglielo e attesi che parlasse.

«Sei qui..» Sussurra, la voce lenta e calma, parla a bassissima voce, come se avesse paura di danneggiarsi le corde vocali. «Già..» Dico.

«Pensavo te ne fossi andato..» Ammette e io dissento. «Mai!» Dico avvicinandomi a lui sedendomi sul letto, prendendogli una mano. «Non ti lascerei mai solo in queste condizioni..» Mi giustifico, sorride.

«Non eri tenuto a restare..» Dice con una faccia triste. «Era il minimo che potessi fare..» Dico e lui fa una faccia delusa.

«Ah, lo hai fatto per ricambiare..» Disse, dissentii. «L'ho fatto perché mi andava..» Sorrise, e poggiai la sua mano che era ancora tra le mie sul mio volto.

«Adesso mi vuoi dire cos'hai?» Dico e lui si fa improvvisamente cupo. Toglie la sua mano dal mio volto e si mette seduto sul letto.

«Niente..» Mi disse e allora io mi avvicinai di più a lui, misi una mano sotto il suo mento e lo spinsi a guardarmi, mi fissò mentre le ciglia solleticavano le sue guance di tanto in tanto, eravamo incantati l'uno dall'altro e mi toccai il petto, batteva fortissimo, e temetti che sarebbe presto uscito dalla cassa toracica.

Louis non disse niente, mentre io prendevo la parola, volevo delle risposte e le volevo adesso. «Niente Louis?» Chiesi.

«Vomitare sangue, per te non è niente?» Dissi e lui mi guardò intensamente prima che i suoi lineamenti dolci si trasformassero in lineamenti più marcati e arrabbiati.

«Se ti ho detto che non è niente..» Urlò.

«Vuol dire che non è niente!» Continuò ad urlare, allora mi alzai dal letto e presi a urlare anche io. «Mi prendi in giro?» Urlai. «Guarda che non sono stupido!» Continuai a urlare. «Non si direbbe..» Disse, calmando il tono di voce.

«Ah, adesso mi dai anche dello stupido?!» Me ne uscii, mentre serravo i pugni e la mascella. «Forse hai ragione..» Dissi. «Sono uno stupido..» Continuai. «Ma solo perché..» Mi bloccai. «Solo perché?» Mi chiese.

«Perché credo di provare qualcosa per te!» Dissi uscendo dalla stanza sbattendo la porta, mentre raggiungevo il piano inferiore, sbattendo anche la porta d'entrata salendo sulla mia moto. Cosa avevo fatto?

Avevo ammesso i miei sentimenti? Quali sentimenti poi? Nemmeno sapevo di provarli, o forse stavo solo negando l'evidenza.

Troppi giorni erano passati. Davvero troppi, e quel banco era ancora vuoto, non avevo più visto Louis, dopo avergli ammesso quello che provavo, dopo aver ammesso a me stesso quello che provavo.

Someday maybe. || Larry Stylinson. [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora