By Anna Bells
Francesco
Ho avuto paura. Paura di morire e non nel senso esatto del termine. Descrivere quello che provo è una battaglia interna molto potente per me. Maledetta incoerenza. Maledetta codardia. Ecco cosa sono un codardo, ho paura di farla soffrire, nello stesso modo in cui sarei morto io se le fosse successo qualcosa. Non so neanche se nella mia vita sia mai riuscito ad amare qualcuno. I sentimenti che conosco sono riconducibili a qualcosa come rancore, rabbia, sfiducia. Ci sono giorni dove penso che sto sprecando tempo, perché tutta questa negatività brucia soltanto me da dentro. E non posso permettere di farla uscire, di far si che Viola possa vedere il suo colore e di conseguenza il mio, perché sarebbe un nero abisso, petrolio. Non posso e non voglio farla soffrire, lei che nonostante le sofferenza vive con quell'ottimismo che già descrive la persona speciale che è. Io non posso. Io non posso permettermi di legarmi a qualcuno, di provare qualcosa, non posso permettere che Viola rimanga delusa, perché non sono in grado di amare come lei merita. Anche se sento un amore per lei che molto si avvicina all'amore per come dovrebbe essere, quello che lei desidera. Ma non sarei comunque in grado di dimostrarlo, un giorno di questo amore che proviamo rimarrebbero solo briciole mangiate da un gabbiano o un topo e io non posso fare questo al nostro amore. Finché non lo toccherò con le dita, sarà al sicuro, puro. Il vento della sera mi sferza il viso, i brividi sulla pelle mi fanno bene, riescono a schiarire queste idee confuse. Questo miscuglio di colori che sarebbe un pericoloso vaso di Pandora davanti a quegli occhi così....quegli occhi così.... così da Viola. Ma che razza di uomo sono che le dico certe parole nel magazzino, che apro il mio cuore, che le dichiaro neanche tanto velatamente di amarla e poi fuggo via davanti a una tavola apparecchiata. Perché è questo che ho fatto sono fuggito, perché nessuna pistola puntata contro può farmi terrore più che un amore destinato a finire, perché tutti gli amori finiscono, inplodono nella loro bellezza, ma in realtà avrei dato il mio distintivo per rimanere a cena con lei. Per sfiorare quelle labbra che a malapena ho percepito sulle mie.... quelle labbra che avrei voluto imprigionare, non lasciarle più andare. Viola è troppo importante e speciale, io non posso darle quello che vuole. Ma posso amarla e questo mi basta. Possa amarla. Penso questo mentre prendo veloce la strada, mentre le ruote lisciano l'asfalto. Penso a come sono fuggito, a come le ho voltato le spalle. Come in quella soap turca che tanto piaceva a mia madre. Quella dove lui in un corridoio di ospedale spezza due cuori insieme e sale su una barca per un viaggio lungo 365 giorni, lontano da colei che ama. Io sono uguale a lui, l'ennesima cazzata della mia vita.
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Le emozioni di "Viola come il mare" by Anna Bells Campani
RomanceInediti emozionali che raccontano le sensazioni dei protagonisti durante le scene più intense della serie.