Capitolo 9 La tristezza di un ex teppista

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«Hai preso una multa per eccesso di velocità?»

«Tranquilla Gwen...» Kevin era intento a bere il suo smoothie con fare noncurante. «Ne ho prese chissà quante, una un più che differenza vuoi che faccia?»

«Inoltre è servito a testare l'orologio... sono molto soddisfatto del risultato.» intervenne Albedo seduto sulla spalla del ragazzo. «Kevin... ti posso parlare in privato?» I due si allontanarono. «Non mi fido di quell'Albedo... ha dei modi di fare... viscidi... non riesco a spiegarlo.» la ragazza si sistemò i capelli rossi. «Inoltre non mi stanno piacendo alcuni tuoi comportamenti ultimamente...»

«Hey! Io sto facendo del mio meglio!»

«Davvero? Ti ricordo che hai sfruttato in modo improprio il potere dell'orologio, appena preso una multa e ospitato in casa tua quel viscido di Albedo solo perché ha promesso di farti i compiti...» la giovane si allontanò. «Quando la gente mi chiedeva perché mi piacesse uno come te io provavo a spiegare loro che oltre la facciata c'era del buono, un ragazzo che non era cattivo ma che aveva solo perso la retta via... evidentemente mi sbagliavo.» I suoi occhi verdi erano pieni di amarezza e delusione. Se ne andò, Kevin era senza parole, era stato chiamato con i peggiori appellativi ma questa era la prima volta che gli importava dell'opinione che qualcun altro aveva di lui. Si mise le mani nei capelli neri. «Stupido! Stupido! Sono un imbecille!» Guidato dalla rabbia e dall'irrazionalità cominciò a scorrere tra le varie trasformazioni. «Questo dovrebbe andare!» Si trasformò in una forma che non aveva mai provato. Era una creatura simile a scarafaggio bipede con un corno sulla testa e due grandi ali sulla schiena. La possente muscolatura era protetta da un'armatura aurea, dotata di spallacci. Spiccò il volo, voleva andarsene, sparire dalla circolazione... non prima di aver scaricato la sua rabbia contro la gigantesca insegna di Mr. Smoothie. «Prendi questo e questo!» Furibondo continuava scagliare colpi su colpi all'insegna. «Hey... ma che sto facendo?» Rendendosi conto della futilità del gesto se ne andò sconsolato vagando nel cielo blu, un'infinito spazio in cui lui sarebbe potuto rimanere da solo con i suoi pensieri e il suo dolore. Qual era il senso della sua esistenza? Era solo un teppista, capace di solo cacciarsi nei guai e di causare problemi ai suoi cari, se sparisse... forse tutti sarebbero più felici? Troppi pensieri nella mente, non si era nemmeno accorto di essere uscito dai confini della città. Sotto di lui c'era un bosco, atterrò e l'orologio lo ritrasformò nella sua forma umana. Troppe emozioni in così poco tempo, si avvicinò a un albero e si sedette con la schiena contro il tronco. Osservò la natura, sentiva il cinguettio degli uccelli, qualche scoiattolo si stava arrampicando sugli alberi e l'acqua cristallina del fiume scorreva con uno scroscio rilassante. Era il genere di luogo che sarebbe piaciuto al Signor Tennyson, avrebbe voluto essere lì insieme a Ben che nonostante i vari scontri considerava un buon amico, gli sarebbe piaciuto avere Gwen accanto, una delle poche persone che credevano in lui, avrebbe voluto stringerla e dirle che la amava... ma non sarebbe stato possibile, lui era solo un poco di buono che non meritava gli amici che aveva, persone che aveva deluso nonostante la promessa fatta a loro e a sé stesso di cambiare. Scoppiò in lacrime, quel teppista nonostante gli errori che aveva commesso nella sua vita aveva un cuore, la sua anima era lacerata dal dolore e dal senso di colpa. « E tu saresti quello che ha sconfitto i miei robot?» quella voce interruppe i suoi pensieri. Era un essere gigantesco e muscoloso. La sua pelle verde era protetta da un'armatura nera e la sua testa era simile a quella di un calamaro con due minacciosi occhi rossi. «Forma di vita inferiore, ti sfido ufficialmente a duello.»

Kevin 11Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora