Artigli

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Decidemmo di affidare l'M16 a Chinua, il manganello ad Alice e l'M9 la presi io.
Aprimmo lentamente la porta perché ovviamente le telecamere erano accese, avevano sicuramente visto tutto.
Ci posizionammo come una testuggine che effettivamente faceva pena.
Chinua davanti, al centro Mike, Martha e Sun-Hee e dietro di loro
Io e Alice.

Proseguimmo avanti fino a ritrovarci in un lungo corridoio tappezzato di telecamere e ovviamente infondo due guardie, che appena ci videro, cominciarono a correre verso di noi e presero entrambi i manganelli.
Mi chiesi perché avessero preso i manganelli invece di un M16 che era proprio a loro disposizione ma poi... L'illuminazione...
Non potevano farci del male, eravamo parte del loro ruolo, dovevano proteggere gli altri da noi e noi dagli altri, uccidere o sparare uno di noi avrebbe compromesso tutto.
«al mio via, devi puntarti l'arma in testa, ok?» sussurrai a Chinua
«sei impazzito?» rispose
«fidati di me»...«Adesso».
Chinua punto il suo M16 dritto sulla sua fronte ed io feci la stessa cosa con l'M9. Le guardie si pietrificarono...
«se fate solo un altro passo, mi sparo» urlai
Le guardie si guardarono perplesse ed una di loro con voce rauca rispose «posa quell..quell'arma.»
«se ci lasciate passare non ci faremo del male» contrabattè Chinua.
Le due guardie si riguardarono e con cenno arrendevole si scansarono al muro, passammo tutti avanti mantenendo il contatto visivo con le guardie, mentre loro si pentivano della scelta appena fatta dicendo cose tipo: "ci uccideranno per questo".

Eravamo tutti tesi, Chinua stringeva forte il suo fucile, era spaventato ma non voleva che gli altri, sopratutto Alice lo notassero.

Ci imbattemmo poi in una sala, con delle librerie, qualche poltrona e un tavolino con delle riviste di moda stropicciate ed ammassate insomma era palesemente la sala d'attesa di un ospedale, ma poi, aperta una porta ci ritrovammo in un corridoio stretto e lungo, alla fine 3 camere delimitate da una porta bianca, una verde, una arancione.
Erano porte molto pesanti e sembravano chiuse a chiave, ma... Mi avvicinai alla porta bianca, e convinto di trovarla chiusa, appoggiati la spalla alla porta, che senza resistenza si aprì cigolando...

Una stanza buia illuminata da poche candele, un forte profumo di incenso... «ha lo stesso odore di quando andavo in chiesa con mia nonna quando ero piccolo...» intervenne Mike, «è lo stesso odore,Mike, si chiama incenso...»

In fondo alla stanza una sagoma nera era seduta a cavalcioni davanti a me, portai dentro, solo Alice e Raden, mi avvicinai alla figura, quando finalmente la luce fioca delle candele cominciò ad illuminare debolmente il viso della sagoma, era una donna, una vecchia, i suoi lunghi capelli grigi erano evidenti ma non quanto una gigantesca garza bloccata con del nastro medico, al centro della fronte, era vestita come noi al posto del numero però aveva un segno, il segno del delta.
«buongiorno, mi scusi, l'abbiamo... Disturbata?» incalzò Raden.
«siamo qui di passaggio, non vogliamo farle del ma-»
«lo so... ho visto»
«ha visto? In che senso..»
«nel senso di vedere, Riccardo»
Sapeva il mio nome, ormai mi ero abituato a essere chiamato numero 7 ma adesso una sconosciuta stava dicendo il mio nome ed io quasi non lo riconoscevo più.
«come fa lei a sapere il suo nome» domandò Alice.
«perché io vedo... Alice»
Ci squadrò dalla testa ai piedi con i suoi occhi cerulei e poi continuò, «io sono l'oracolo, io vedo, io sento, io so» accompagnò tutto con una risata mista a pazzia.
«Alice» sussurrò la vecchia
«Raden» continuò
«uscite, devo parlare con lui in privato, io sono l'oracolo.»
Raden mi guardò perplesso e sussurrò: «questa è matta»
Entrambi uscirono e rimasero fuori dalla porta a guardia,

«Siediti, ed ascolta il tuo oracolo»
«mi misi a cavalcioni a terra e comincai a guardarla bene da vicino, aveva un viso così pallido che sembrava ormai morta.»
«signora come si chiama?»
«io.. Io... IO SONO L'ORACOLO»
«signora, perché è qui?»
«Riccardo io sono l'oracolo io vedo e prevedo, sono qui per vedere e prevedere»
Effettivamente Raden non aveva tutti i torti, sembrava pazza o addirittura drogata.
«la la la» canticchiò
«signora, dobbiamo uscire da qui, ci aiuti! sa come possiamo fare?»
«IO SONO L'ORACOLO NON POSSO AIUTARE, io posso vedere e prevedere...»
«signora la prego» si effettivamente eravamo così disperati da elemosinare informazioni da una vecchia sotto effetto di stupefacenti che diceva di essere un oracolo.
«posso solo vedere e prevedere, chiedi e vedrò» sussultò.
«cosa vede o ... prevede per noi... Oracolo?»
Mi sentivo un cretino a fare quella domanda ma a quanti pare funzionò.
All'improvviso, la luce delle candele si fece più intensa e da sotto alla garza cominciarono a cadere gocce di sudore che colavano. All'improvviso, dietro la garza una forte luce verde, ed a  quel punto la garza scivolò via dando luce ad un meraviglioso occhio al centro della fronte, con una gigantesca iride verde.
«io vedo... degli artigli, sento il dolore, paura, uno sparo, e poi...e poi Una.. Una bellissima aurora»
La guardai stupefatto mentre il suo terzo occhio si guardava intorno spaventato.
«io... io... Ho bisogno di riposa-» cadde a terra affannata e chiuse tutti gli occhi, perse i sensi.   Approfittammo della dormita improvvisa per perlustrare la stanza, trovammo solo una scatola di bulloni, qualche pacco di patatine ed una tazza con su scritto : "i love Paris", era una donna normale alla fine dei conti.

Caricai il corpo privo di sensi dell' "oracolo" sul suo letto, e tutti entrammo nella sua stanza per riposare, Alice con il pugno chiuso si posizionò accanto a me e sussurrò «ho trovato una cosa»
«cosa» risposi.
aprí la mano rivelando un semplice bullone
«È un bullone, quindi? Cosa dovrei farci?»
«hai trattenuto dei proiettili in aria, sarai sicuramente capace di farlo con un bullone» controbattè.
«come dovrei fare, non so come usare le mie capacità..» risposi stendendo le gambe.
«provaci almeno»
«fallo per me» ci guardammo dubbiosi l'uno dell'altro alla fine accettai, presi il bullone e lo posizionai davanti a me e mi misi a cavalcioni.
«prova a concentrarti solo sul bullone»
«lo sto facendo» cominciai a guardare il bullone tanto intensamente che sembro quasi muoversi, poi chiusi gli occhi, li riaprí e il bullone fluttuava a  mezz'aria e le mie mani erano ricoperte dalle onde verdi
«A-Alice, come diavolo...»
«Riccardo, LO SAI FARE , sai farlo hai fatto volare un bullone, ti rendi conto che è un grande passo per-» urlò esaltata
«ah si bene» guardai il bullone fluttuare e semplicemente pensai di farlo cadere, ed il bullone cadde rumorosamente a terra.
Il rumore fu interrotto dalle Grida di una ragazza. «Ragazzi correte, aiut-».



I RAGAZZI DEL GENE  YWXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora