Capitolo 16

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Era stato solo un terremoto... Tentai di rassicurarmi, stringendomi nella morsa delle mie braccia incrociate durante l'ultima scossa di assestamento.

L'angelo prima mi aveva tranquillizzata, rivelandomi come fossero solo di routine in quelle giornate. Eventi catastrofici come incendi, terremoti e tsunami erano iniziati da qualche mese a farsi sempre più frequenti.

Le creature angeliche, con qualche supporto di quelle infernali dell'Inferno e guardiane del Purgatorio, avevano svolto delle indagini e tutti quei fenomeni sismici della Terra erano dovuti a grandi mobilitazioni di truppe dei nostri nemici: i wendigo.

Rabbrividii ancora una volta nel ricordare le lunghe corna d'avorio, le braccia scheletriche e il teschio al posto della faccia del wendigo altissimo contro cui avevano combattuto il generale Azazel e altri.

La battaglia era stata feroce. Sospirai con sguardo vuoto di fronte a me e fissando il tavolo di legno vicino a cui ero seduta.

Lo stesso Azazel sembrava essere stato ferito gravemente, ma non ne ero così sicura. Dopo la conclusione dello scontro sembrava stare benissimo, dopo essere tornato dal bosco con Abigail.

Forse lei lo aveva curato? Rivolsi i palmi delle mani verso l'alto, seguendo con lo sguardo le linee sulla superficie. Gli angeli erano creature magnifiche di mille risorse: con i poteri di luce riuscivano a guarire e a distruggere allo stesso tempo.

Chissà se... All'improvviso sentii un prurito dietro la testa, come se qualcuno mi stesse osservando. «Secondo te quanto impiegherò per avere il pieno potere del cigno bianco? I diciotto anni li ho superati ampiamente, ma non so se il tempo mi darà modo di verificarlo ai venti.»

«Non dire questo. Ci arriverai ai tuoi vent'anni, ne compirai presto anche mille e ogni singolo anno lo trascorrerai con me, mea temptrix.» La voce soffice e calda di Raffaele mi attraversò a pochi centimetri vicino a me.

Alzai lo sguardo e con la coda dell'occhio vidi la sua imponente figura dietro la mia spalla. Era silenzioso come un felino, ma imponente con la sua montagna di muscoli: la combinazione perfetta di un paladino dei cieli.

Gli sorrisi, voltandomi del tutto verso di lui. «Sei proprio ostinato a volermi fare scappare con le tue mille promesse di eternità insieme.»

Arricciò il naso, lanciandomi un'occhiata fulminea. Non sembrava particolarmente apprezzare il mio sarcasmo sui suoi elogi d'amore. Gli angoli della mia bocca si alzarono ancora di più accentuando l'espressione di finta angelicità sul mio volto: a me la situazione divertiva molto invece.

Si chinò sulle ginocchia, appoggiando sulla tavola un piatto fumante di pancakes appena sfornati. Quando li aveva fatti? Nei due minuti che mi aveva lasciato sola?

Inarcai un sopracciglio, ma non ebbi molto il tempo di rifletterci sopra: i suoi occhi cobalto erano su di me e mi stavano guardando come quelli di un rapace predatore.

«Ti conviene mangiare perché alla prossima provocazione ribadirò un concetto che abbiamo già assodato: ti seguirei nei luoghi più remoti di questo pianeta e se dovessi provocarmi troppo, non esiterei a dimostrarti a chi appartieni ora e chi a tua volta ti appartiene.» La sfumatura nel suo timbro si fece più roca e un'immagine molto vivida delle sue ali dispiegate dietro il suo corpo mentre mi faceva sua prese luogo nella mia mente.

Non mi aveva sfiorato, aveva solo parlato, ma in quel momento sentii le gambe molli e lo stomaco gorgogliare per un motivo ben diverso dall'appetito.

«Una sola provocazione? Sei molto esigente, Raffaele.» Lo osservai da sotto le ciglia folte.

Alzò un angolo della bocca, aprendosi in un ghigno tanto bello quanto seducente. «Sotto questo aspetto e con te, sarò irremovibile.»

Qualche minuto dopo scoprii che Raffaele era un ottimo cuoco. Stavo apprezzando ogni centimetro dei pancakes preparati e sui quali spassosamente aveva apportato delle modifiche: mirtilli a forma di faccino felice come decorazione.

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