Cap. VII: Presa di coscienza

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Costance Langdon è la mia vicina di casa, ex residente della famosa Murder House. L'avevo vista certe volte in casa che parlava con mia madre e a primo impatto sembrava una donna vissuta, con una mentalità aperta. Avevo molti dubbi su Tate e pensavo che Costance sarebbe stata l'unica a saperne qualcosa, non sapevo come, ma era la mia unica speranza; così decisi di recarmi da lei.
Aveva un carattere molto particolare, non lo capivo molto, ma avevo bisogno di lei e non appena arrivai a casa sua, mi raccontò la sua storia:
"Avevo quattro figli: Tate, Adelaide, Beauregard e Rose..."
Constance sosteneva che il suo grembo era "maledetto", poiché tre dei suoi quattro figli sono nati ciascuno con un'anomalia genetica e sono tutti morti.
"Tate è morto anni fa proprio nella tua camera, sua un tempo..." Mentre parlava la sua voce si faceva sempre più rauca, come se avesse un nodo alla gola che pian piano si attorcigliava sempre di più, era chiaro che parlare di questi argomenti la facevano soffrire molto.
Mi raccontò l'intera storia e tutto quello che Tate aveva fatto ai sui compagni di scuola.
Era agghiacciante.
Menzionò anche la terribile fine di sua figlia Adelaide, morta tragicamente investita da una macchina...
L'atmosfera nell'aria era diventata pesante, cupa; era come se tutte le cose che la signora Langdon mi aveva detto le sentivo vicine a me, come delle presenze.
È solo nella tua testa mi dissi.

Oramai si era fatta una certa ora; con la morte di Leah sulla coscienza e le storie raccontate da Costance, mi sentivo al quanto frastornata, confusa.
Uscii e tornai in casa. Il clima che sentivo fino un attimo prima era ancora presente, ma con una differenza: era alla decima potenza. Forse chiamare questa dimora come "Murder House" era la definizione giusta, ma com'era possibile? Tate è davvero morto in questa casa?, in camera mia?! Questa domanda rimbalzava continuamente nella mia testa, ero devastata.
Non riuscivo a spiegarmi la "scomparsa" sotto i miei occhi di Tate, la morte di Leah, queste continue "voci" rimbombare in tutta casa...
Stavo impazzendo, avevo perso il controllo.
Mi stesi sul letto e iniziai a razionalizzare, era un metodo che mi aveva insegnato mio padre per gestire le situazioni più difficili e così facendo, pian piano, riuscii a tranquillizzarmi.
Avevo bisogno di rilassarmi e non pensare, così decisi di fare un bel bagno caldo.
Stanca della giornata andai a letto e palpebra dopo l'altra mi addormentai poco dopo.

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