Cap VIII: Tentato rapimento

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vacanze di natale 21/12/2011
Caro diario,
era una bella giornata e il sole splendeva nel cielo, pur essendo pieno inverno. Il caminetto rustico, cuore della casa, mi scaldava le mani quando all'improvviso arrivarono [...]

Erano le 10:30 del mattino quando la dolce e delicata mano di mia madre mi svegliò. Stranamente sentivo il calore del sole sulla mia pelle e in un secondo pensai alle calde estati passate in California tra serenità e relax. Mi sentii al quanto confusa nel pensare che fossimo a dicembre, ma una cosa era certa: erano iniziate le vacanze di natale!
Dopo la snervante serata di ieri ci voleva proprio l'atmosfera natalizia. Pensai.
Corsi in cucina per preparami una buona e gustosa colazione e una volta finito pregai i miei genitori di fare l'albero di Natale, così tutti insieme passammo la mattinata. Mio padre però, diversamente da me, avrebbe dovuto lavorare fino a tarda notte, infatti dopo pranzo ci lasciò. Mi chiusi in camera e da brava ragazza iniziai i compiti che ci avevano assegnato.
Finalmente potevo "rilassarmi" o meglio distrarmi dalla situazione che fino ad ora avevo represso: la morte di Leah e il "fantasma" di Tate (?) Non avevo ancora compreso esattamente quello che avevo visto e soprattutto non riuscivo a crederci.
Nel frattempo si erano fatte le 21:00 e il mio stomaco continuava ad attorcigliarsi per la fame; avevo passato tutto il pomeriggio a fare i compiti e grazie a questa giornata tanto produttiva avevo quasi concluso. Nei giorni successivi avevo in programma di ritornare a casa (quella vera) in California per passare un weekend con le mie amiche e dopo aver cenato feci la valigia, non vedevo l'ora!!! Erano già passati 4 mesi all'incirca, avevo tante cose da raccontare e la voglia di vederle si faceva sempre di più.

Erano le 22:22.

Sentii dei rumori al piano di sotto, come se qualcuno stesse spostando i mobili, spensieratamente inizia a scendere le scale fermandomi sul pianerottolo: "mamma cosa stai facendo?" Dissi.
Nessuna risposta. Senza pormi troppe domande scesi fino ad arrivare in soggiorno, dove nel caminetto il fuoco ardeva prepotentemente. Avvicinai le mani per riscaldarle; il rumore si faceva sempre più assordante, c'era qualcosa che non andava; il mio cuore iniziò improvvisamente a battere sempre di più, secondo dopo secondo. Mi feci coraggio e mi recai in cucina dove sembrava provenire quel baccano.

Quello che vidi fu terribile.
Mia madre, seduta su una sedia con braccia e gambe legate da una spessa corda e la bocca imbavagliata, cercava disperatamente di liberarsi. Corsi da lei con l'intento di sciogliere i nodi, ma non feci in tempo ad arrivare che un uomo molto alto mi strinse a se trascinandomi in soggiorno. Cercai in tutti i modi di sottrarmi a lui.
"Se non la smetti ti taglio le dita" disse con aria beffarda.
Iniziai ad urlare sperando che qualcuno mi sentisse e chiamasse aiuto, ma fu tutto inutile, mi tappò la bocca e mi lasciò cadere sul divano.
Voleva stuprarmi.
Continuavo ad agitarmi e nel mentre sentivo i lamenti di mia madre. Tutto questo era straziante.
Fortunatamente riuscii a liberarmi con un calcio destro su i suoi genitali e lui contorcendosi dal dolore urlò: "brutta puttanella del cazzo, dove credi di andare???!!!!"
La situazione si faceva sempre più soffocante, sembrava quasi surreale. Corsi più veloce che potevo verso la cucina, l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento: presi un coltello e tagliai i nodi che ferivano i polsi e le caviglie di mia madre, presumibilmente svenuta per i troppi colpi.
L'uomo nel frattempo si era ripreso.
Con tutte le forze che avevo in corpo sollevai mia madre e la trainai verso la porta d'ingresso.
Dobbiamo andarcene da qui. Pensai
La speranza di potersi salvare da tutta quella violenza si affievolì poco dopo.
L'uomo mi diede un colpo in testa e svenni sul pavimento.

[l'inconscio iniziò a subentrare: la luce predominava, mi sembrava di essere in paradiso (o forse l'inferno) vidi quel bel viso e quel sorriso ammagliante. Tate era davanti a me e mi dava la sua mano...]

Mi svegliai improvvisamente legata ad una sedia con affianco mia madre. Dinnanzi a noi non c'era più solo l'uomo alto, bensì due donne. Non capivo perché ci stavano facendo tutto questo. Ero arrabbiata, ma anche spaventata; le lacrime iniziarono a bagnare il mio viso: la speranza era ormai svanita, regnava la tagliente falce della morte.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 03, 2023 ⏰

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