Arrivai a casa alle 8.15, Eric non era ancora tornato. Dato che era abbastanza tardi decisi di iniziare a preparare la cena, anche se solitamente era lui a cucinare, a causa delle mie scarse doti da cuoca. Optai per un piatto di pasta al ragù: il sugo era già pronto in frigo (Dio, quanto amavo quel ragazzo) e gli spaghetti andavano lasciati nella pentola per 9 minuti circa. Quanto poteva essere difficile? Presi una padella e iniziai a scongelare il ragù, poi misi l'acqua a bollire e intanto apparecchiai per due canticchiando. Il rumore rassicurante della chiave che girava nella serratura della porta mi fece sorridere e tranquillizzare: Eric era tornato dal lavoro. Era diventato un avvocato ed esercitava nello studio di suo padre, anche se sognava un giorno di aprirne uno tutto suo. Ero sicura che ce l'avrebbe fatta. Si occupava del settore penale, e aveva vinto la sua prima causa l'anno scorso. Da allora, con i soldi guadagnati, aveva comprato un appartamento in periferia e mi aveva chiesto di andare a convivere con lui. Aprì la porta e appena incrociò il mio sguardo sorrise, ed era più bello di qualsiasi altra cosa al mondo. Gli andai incontro per salutarlo. -Hey- dissi.
-Hey bellissima- mi abbracciò e mi diede un bacio sulle labbra, a stampo, casto, ma lungo e passionale.
-Ho iniziato a preparare la cena...-
-Davvero?- domandò ridendo.
-Si- gli diedi un colpetto ridendo anche io -spaghetti al ragù per il mio avvocato-
-Mmm, ma come sono fortunato-
-Vatti a cambiare, ci penso io qui-
-Sei sicura?-
-Certo, tanto non posso fare altri danni-
Eric rise, e si diresse in camera per spogliarsi. Mentre camminava non potei fare a meno di notare che era perfetto: con quel completo elegante blu scuro, le scarpe lucide, la valigetta in mano e la camminata da angelo. Sospirai, e mi misi a girare la pasta. Erano quasi due settimane che non facevamo sesso, ma non era quello il problema. Non volevo che le prestazioni fossero influenzate dal mio stato d'animo: avevo la costante paura di distrarmi, come se proprio in quell'attimo Lui potesse prendere li sopravvento e colpirmi. Per questo avevo detto a Eric che avevo perso un po' troppo sangue l'ultima volta e che perciò era meglio non farlo per qualche tempo. Si era subito preoccupato e mi aveva ordinato di andare da un dottore, così io andai da Alice mentendogli. Lei, capendo che mi stava succedendo qualcosa, mi disse che se avessi avuto bisogno di parlarle lei sarebbe stata disponibile a qualsiasi ora. Il mio orgoglio mi aveva tenuta a casa per una settimana, ma alla fine aveva ceduto. Ovviamente non mi aveva fatto stare meglio l'averle raccontato tutto, anzi avevo paura di averle accollato un peso, dato che per me stava diventando insostenibile. Certo, Eric probabilmente mi avrebbe aiutata, se avesse saputo. Ma non avevo il coraggio di dirglielo. Come potevo? Andai sul terrazzo a prendere il regalo che gli avevo fatto per il nostro mesiversario: eravamo fidanzati esattamente da tre anni e mezzo. Accesi una candela e la posizionai al centro del tavolo. Quando Eric uscì dalla stanza indossando una tuta da ginnastica si bloccò e sorrise, poi tirò fuori dalla tasca il regalo per me. Nonostante tutto, l'amore per quel ragazzo superò la paura e mi lancia letteralmente tra le sue braccia, rischiando di farlo cadere. Eric rise sulle mie labbra e mi baciò, a lungo, con la lingua, con i denti, con tutto se stesso. Poi mi prese in braccio senza interrompere il bacio e mi condusse verso il tavolo. Mi mise a terra e mi diede un ultimo bacio a stampo. Si sedette davanti a me e guardò la cena che avevo preparato. Gli dissi: -Mi sono impegnata tanto!-
-È tutto perfetto. Tu sei perfetta-***
Ci scambiammo i regali, questa volta doveva aprire lui per primo. Così scartò il pacchetto, aprì la carola di Strolli Oro e vi trovò dentro un bracciale d'oro tutto intrecciato, che si adattava benissimo alla sua carnagione e al suo polso. Ma Eric sarebbe stato bellissimo anche con un sacchetto della spazzatura addosso. Appena lo vide gli si illuminò il volto e mi ringraziò, indossandolo subito. Toccava a me. Era un momento difficile perché mi emozionavo ogni volta, ed era fin da bambina che odiavo piangere davanti agli altri. Comunque scartai il pacchetto regalo, e dentro la custodia di Morellato vi trovai una collana d'argento bellissima con un pendente di forma circolare tempestato di Swarovski viola, il mio colore preferito. Lo abbracciai felicissima e lui me la mise al collo, baciandomelo fino a farmi venire i brividi. Bhe, probabilmente quello sarebbe stato il momento opportuno per farlo dopo settimane, ma mi sentivo bloccata dentro e imbarazzata come se fosse la prima volta. Eric, capendo senza bisogno di chiedere, mi disse: -È stata una lunga giornata, vai a farti una doccia e poi mi dici se hai voglia di guardare un film o se preferisci dormire-
-Scusa, ma per caso puzzo?- domandai ridendo.
-No- rispose ridendo a sua volta -Hai un odore... Interessante-
Gli diedi un colpo sul petto, e mi diressi verso il bagno fingendomi offesa.
La doccia mi schiarì i pensieri e mi fece stare subito meglio. Mi tamponai leggermente i capelli con un asciugamano, e con un altro mi coprii, nonostante fosse troppo corto. Il bagno conduceva alla camera da letto, così appena uscii trovai Eric sdraiato sul letto, in appoggio sui gomiti con addosso solo i boxer. Appena mi vide mi scrutò con quello sguardo che mi faceva impazzire, come se mi stesse dicendo: -Sei mia- Mi sentii percorrere la schiena da un brivido e non ebbi più alcuna esitazione. Esclamai sospirando: -Oh, c'è un dio greco sopra il mio letto!- Rise continuando a fissarmi. Camminai verso Eric posizionandomi davanti a lui, in modo da poterlo ammirare in tutta la sua bellezza. Con l'asciugamano che mi copriva a malapena il sedere, mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e lui si tirò su, abbracciandomi. Ci baciammo mentre mi accarezzava le caviglie, i polpacci, le cosce, i fianchi. Quando capii che non sapeva come comportarsi, gli presi le mani e le guidai verso il nodo dell'asciugamano. Eric mi guardò negli occhi mentre lo slacciava, poi mollò i lembi facendoli cadere: ero completamente nuda, e finalmente ero pronta. Mi distese sul letto e si posizionò sopra di me. Mi baciò prima in bocca, poi scese mettendo il viso in mezzo ai miei seni, ancora più giù sospirando sul mio ventre, per finire sulla mia intimità. Ansimai. Aspettò qualche secondo, e quando meno me l'aspettavo iniziò a baciarmi facendomi gemere. Con la lingua, con i denti, sollevandomi il bacino e permettendomi di muovere i fianchi al suo ritmo. Quando stavo per venire, infilò due dita dentro di me, per controllare se fossi pronta. -Si, ti prego!-
-Dillo ancora- rispose Eric, piegando le dita per trovare il mio punto G. Urlai dal piacere. Così lui si posizionò sopra di me sostenendosi con le braccia. Entrò dentro di me piano, cercando di non farmi male, e quando arrivò fino in fondo si fermò. Mi guardò negli occhi occhi e sorrise, facendomi sorridere di conseguenza. Disse: -Dio, quanto mi mancava questa sensazione-
Lo attirai verso di me e lo baciai, mentre lui iniziava a ruotare il bacino, spingendo avanti e indietro. Gli gemetti in bocca, l'orgasmo ormai era inevitabile. Venni urlando il suo nome, come poco dopo fece anche lui. Mi crollò addosso esausto, l'aria era mossa dal rumore dei nostri respiri. Gli dissi: -Ti amo tanto, lo sai?-
Mi guardò e mi sorrise: -Ti amo anche io. Per sempre.-
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The dark side of the moon
HorrorÈ fin da quando era una bambina che Arianna viene tormentata e perseguitata da quelle presenze. Le ritrova nelle persone che la circondano, allo specchio, nei passanti per strada. Gli psicologi cercano di aiutarla, le somministrano medicinali per le...