Capitolo 7

39 1 2
                                    

Mi svegliò la luce del sole che proveniva dalla finestra della stanza. Indossavo solamente le mutandine di pizzo e il reggiseno abbinato, le coperte erano finite in fondo al letto e il braccio di Eric mi stringeva saldamente la vita. Senza svegliarlo mi girai per ammirarlo in tutta la sua bellezza: le ciglia lunghe rendevano il suo viso perfetto quasi angelico. La mascella quadrata, al contrario, gli conferiva una certa virilità tremendamente sexy. Gli accarezzai le braccia, percorrendo con le dita la clavicola e l'incavo del collo dove la mia testa s'incastrava perfettamente. Eric sorrise e aprì gli occhi. -Ehi bellissima-
-Ehi bellissimo- Ci scambiammo un dolce bacio, poi mi abbracciò senza un particolare motivo, solo per il bisogno di contatto fisico. Avevo la testa appoggiata sul suo bicipite sinistro, lui era sdraiato di fianco e con la mano libera tracciava dei disegni immaginari sul mio ventre procurandomi i brividi. A un certo punto gli dissi: -Sai, stavo pensando a una cosa..-
-A cosa?-
-Se ci fosse un'altra vita dopo la morte, io cercherei te. Cercherei di nuovo te per sempre. Non posso immaginare un'esistenza senza di te.-
Eric avvicinò il mio viso al suo, evidentemente emozionato. -Ma cosa ho fatto per meritarmi un angelo così?- Non risposi e lo baciai con tutta me stessa, avvinghiandomi a lui come se fosse la mia ancora, il mio salvagente. Lo amavo. Non avrei potuto spiegare in altro modo i miei sentimenti verso di lui. Lo amavo e basta. Avevamo fatto l'amore di nuovo, il resto del mondo in confronto a noi perdeva significato. Eric si staccò dal bacio e mi sussurrò: -Vieni, andiamo a fare la doccia.- Senza che io potessi protestare mi prese in braccio e mi condusse verso il bagno. Appoggia la testa sul suo petto, ancora assonnata. Mi mise a terra e mi baciò il collo stringendomi da dietro. Ogni volta che mi toccava mi venivano i brividi. Ci facemmo la doccia insieme senza nulla di erotico, con il solo obbiettivo di rimanere vicini e di accarezzarci. Solo che le due settimane senza Eric stavano incominciando a farsi sentire, così improvvisamente sentii dentro il bisogno di saltargli in braccio e di baciarlo, facendogli sentire tutto il mio amore. Rise sulla mia bocca e mi strinse a se sotto il getto dell'acqua. Dopo provò anche ad asciugarmi i capelli, ma i miei riccioli andavano dappertutto e si arrese. Così decise di occuparsi della colazione, perché io non ero in grado nemmeno di farmi un caffè senza far esplodere qualcosa. Mentre mi sistemavo notai una leggera crepa sullo specchio in basso a sinistra che prima non c'era, e più la guardavo più si allargava. Quando mi avvicinai si spaccò completamente producendo un rumore sordo che mi fece sobbalzare. Poi lo sentii. Lui era lì. Alzai gli occhi verso il mio riflesso e lo vidi dietro di me. In una frazione di secondo mi attraversò una scossa fortissima per tutto il corpo e il vetro si appannò, facendolo scomparire e mostrando in compenso la frase 'Ti ucciderò'. Caddi a terra ricominciando a respirare. Sentii la voce di Eric che mi chiamava: -Oddio che è successo?-
-Niente non ti preoccupare, sono scivolata...-
Le sue forti e rassicuranti braccia mi sollevarono. -In effetti dovremmo metterci un tappeto qui... Ti sei fatta male?-
-No tutto a posto, davvero.-
-Non è vero, guarda: ti sei tagliata la mano.-
Solo in quel momento mi accorsi del sangue che colava dalla mano sinistra su tutto il braccio. Guardai il vetro che era tornato normale, forse leggermente appannato, ma dopotutto avevano appena fatto la doccia, e la scritta era completamente scomparsa. Riuscii solo a pensare "No..." prima di perdere i sensi.

-Quindi è successo di nuovo?-
Appena uscita dall'ospedale mi ero diretta subito nello studio di Alice senza nemmeno avvisarla da quanto ero sconvolta, così lei aveva dovuto cancellare tutti gli impegni del giorno. -Non so più che fare...-
-Vuoi che ti dia dei sonniferi?-
Mi tremavano le mani e avevo la fronte imperlata di sudore. -Si, per favore.-
Alice si alzò e si diresse verso la sua scrivania mentre io mi massaggiavo le tempie. Come avevo fatto a ridurmi in quello stato? Come ne sarei uscita? Non lo sapevo, non sapevo più niente. Alice tornò porgendomi un post-it giallo e mi disse seria: -Questi tipi di sonniferi non hanno bisogno di essere prescritti da un medico, ti consiglio di prendere mezza bustina o pastiglia prima di andare a letto. Non sono forti e ti serviranno solo per aiutarti ad addormentarti. Spero che non ci sia bisogno d'altro...-
-Eric non merita una come me...- Alice si inginocchiò, mi prese il viso tra le mani e mi guardò negli occhi per alcuni minuti. -Non sei né pazza né malata: hai subito dei traumi che non hai ancora superato, ma è solo questione di tempo. È importante che tu non perda la fiducia in te stessa, perché io ho fiducia in te e nella tua ripresa.-
-Non posso dirglielo...-
Alice sospirò. -Dovresti.-
-Come?-
Si alzò e si sistemò la gonna. -Non lo so. Ma Eric potrebbe aiutarti. E questo tu lo sai.-

Quando tornai a casa trovai il mio bellissimo ragazzo che stava preparando la cena, e per un momento l'ansia, lo stress e la paura accumulati in quel giorno sparirono, lasciando il posto alla felicità e alla sicurezza di avere qualcuno su cui contare sempre. Forse perché ci eravamo scelti senza cercarci, ci eravamo amati senza riserve e senza dirci niente capivamo tutto. Eravamo talmente strani da farmi credere che il vero amore esistesse. Che il vero amore fossimo noi due. -Ehi...-
Chiusi la porta ed Eric di girò sorridendomi: -Ehi piccola.-
Mi abbracciò forte, e io sprofondai nel suo petto, finalmente a casa. -Volevo avvisarti prima ma non ce l'ho fatta... Non ho molta fame e quindi...-
-Scherzi? Sei troppo magra mangia almeno un po' di carote.-
Sospirai sorridendo. -Va bene mamma.-
-Brava stella.- Mi baciò la fronte. -Ma prima andiamo a cambiare la benda e a disinfettare i punti.-
Mentre Eric con estrema delicatezza si prendeva cura di me, capii che mi sarei potuta affidare a lui senza la paura che mi lasciasse, così trovai la forza per dirgli: -Eric...-
-Si?-
-Ho bisogno di te.-
-Sono qui.-
-Ho bisogno di te per sempre.-
-Non ti abbandonerò mai, è una promessa.-
Le lacrime incominciarono a sgorgarmi dagli occhi senza che potessi trattenermi. -Ehi, shh. Vieni qui piccola.-
Mi strinse a sè. -Ci sarò sempre. Ti amo da morire, lo sai vero?-
Annuii è balbettai tra le lacrime un: -Anch'io, tanto.-

Dopo la crisi ebbi un momento per riprendermi e per farmi una doccia. Quando andai in salotto trovai Eric sommerso da fascicoli e scatoloni con fogli, registri e una videocassetta. Mi sedetti vicino a lui mettendo una gamba in mezzo alle sue e ricevendo subito delle carezze. -Lavori anche a casa?-
-Per forza, questo caso rischio di perderlo...-
-Posso aiutarti?-
-Certo. D'altronde hai studiato anche psicologia giusto?-
Annuii. -Ok. Allora l'imputato per omicidio di primo grado é un certo Edgard Jones, colpevole prima di aver stuprato e poi brutalmente ucciso la tredicenne Annabelle Hours.- Nel frattempo stavo sfogliando i fascicoli riguardanti l'uomo, mentre Eric mi spiegava. -Sembrava uno di quei caso in cui l'assassino è semplicemente pazzo ed eravamo certi che avrebbe dichiarato davanti alla giuria di essere colpevole, ma alle domande "Ti capita certe volte di sentirti confuso?", "Provi mai delle sensazioni che non sai spiegare?" e "Sapresti dare un nome a queste emozioni?" lui ha risposto "Si", "Si" e "Harry". Se la difesa riuscisse a far credere che Edgard sia schizofrenico lo metterebbero in un ospedale psichiatrico invece che in una cella a marcire.-
-Tutto questo non può accadere- risposi appoggiando sul tavolo il fascicolo -semplicemente perché la schizofrenia non esiste: gli psicologi moderni hanno dimostrato che era solo una moda cinematografa di Hollywood. Harry non ha stuprato la piccola Annabelle, non le ha praticato un'incisione sul ventre per cercare di toglierle le ovaie e non ha filmato le due ore successive dove lei moriva dissanguata dopo che quello scempio era fallito perché Harry non esiste. Senza neanche visitarlo io sono sicura che Edgard fosse completamente conscio delle sue azioni.-
-Ma allora tuo padre?-
-Mio padre era molto malato: in un momento di debolezza ha cercato di assumere nuovamente il carattere del suo vecchio 'lui', ma non era schizofrenico.-
-Ok- disse Eric soddisfatto -saresti disposta a ripetere tutto questo in tribunale?-
-Non posso perché non sono attualmente una psicologa, ma credo proprio che Alice potrà farlo al posto mio.-
-Grazie, ti amo.- Disse baciandomi. Eric era la soluzione a tutti i miei problemi e l'antidoto a tutti i veleni del mondo.

The dark side of the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora