Sneaking out the back door
- Merda... merda, merda, merda, merda! -
Era in ritardo.
E, tra tutte le lezioni per cui poteva essere in ritardo, proprio quella di Sokolov.
E, come se non bastasse, proprio il giorno dell'esercitazione mensile.Corse per il corridoio come mai aveva fatto prima. Agguantò l'angolo di un muro sulla destra proprio un istante prima di girare, in modo da fare perno sul piede ed evitare di prendere la curva troppo larga. Schivò un paio di studenti, diede una spallata a un tizio mai incrociato prima, e per poco non si schiantò contro un armadietto aperto all'ultimo secondo.
Lanciò un'occhiata al volo a uno degli orologi: era in ritardo di venti minuti. Ben cinque in più rispetto al canonico quarto d'ora di tolleranza, ma sufficienti a lasciare a Sokolov il tempo di distribuire i fogli.
Individuò finalmente l'aula e ci si fiondò contro, abbassando però la maniglia della porta con cautela e infilandosi all'interno in punta di piedi, non come l'ultima volta.
Il professore era voltato verso una delle tre lavagne scure, intento a leggere ad alta voce il testo di un esercizio. La maggior parte degli studenti era concentrata su di lui, mentre solo in pochi stavano già appuntando parole sui loro fogli a quadretti.
Dorian scandagliò le prime file, ma di un posto libero nemmeno l'ombra, ovviamente. Individuò Vladimir tra la folla, ma anche lui, incastrato tra due colleghi, era ormai irraggiungibile. Mormorò un "merda" a denti stretti, l'ennesimo di quegli ultimi minuti, e si affrettò a raggiungere la cima della gradinata, dove una chioma bionda, raccolta in una specie di treccia alta, spiccava tra le altre.
"Oggi è proprio la mia giornata fortunata...", e alzò gli occhi al cielo.
Nel tragitto, passò di fianco a Vasilyev e al suo braccio steccato, ma il ragazzo biondo non si azzardò nemmeno ad alzare lo sguardo nella sua direzione.
"Si sarà pentito in fretta", decretò, senza curarsi troppo di lui.
Una volta raggiunta la cima dell'auditorium, riuscì a scorgere meglio anche lei. Se ne stava seduta al banchetto, con una mano a sostenere il mento e un'aria assorta ad avvolgerle il viso. Il fatto che non si fosse mai voltata nella sua direzione, ed era sicuro che si fosse accorta del suo arrivo, lo infastidiva molto più di quanto avrebbe dovuto e lo pungeva nell'orgoglio.
Dorian appoggiò le sue cose, lasciando un posto vuoto a separarli, e si levò in fretta e furia la giacca. Fece per sedersi, quando la voce del professore di fisica tuonò verso la platea.
- Signor Volkov. - lo richiamò questi, gli occhiali inforcati e le braccia conserte davanti a sé. - Pensava forse di passare inosservato? -
Gli studenti ridacchiarono a bassa voce e Dorian si impegnò a bloccare uno sbuffo.
- Rimanga in piedi ancora un momento, per favore. - Sokolov alzò poi una mano in direzione delle lavagne. - Dato che crede sempre di poter fare ciò che vuole e dato che pensa di essere al di sopra delle regole, che ne dice di rispondere ora, per tutti e ad alta voce, al quesito numero uno segnato alle mie spalle? Così aiuterà i suoi compagni nell'esercitazione di oggi, dando finalmente il buon esempio. -
Lo sbuffo del giovane, a quel punto, diventò sempre più difficile da mantenere. - Devo venire lì a risolverlo? -
- Oh, no, non ce n'è bisogno... è una semplice definizione. Rimanga pure dov'è. -
Dorian tirò le labbra in una linea netta e appoggiò le mani sul banco, sporgendosi leggermente in avanti. Sbatté le palpebre più volte, in difficoltà, poi si passò una mano sugli occhi. Li strizzò di nuovo e tentò di mettere a fuoco quelle lettere bianche e fumose, con risultati davvero poco soddisfacenti dato che i segni si confondevano in ammassi amorfi davanti alle sue retine.
STAI LEGGENDO
Hold Me Down
Romance[COMPLETA - prequel/spinoff di Ultra Violet] Dorian non ha mai avuto una vita facile e ha sempre messo suo fratello davanti a sé. Deve cercare di cavarsela per entrambi, tenendo a bada un padre violento nel mentre che racimola qualche soldo, con la...