due

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<<pensi sempre e solo a quella cazzo di musica>> prende una bottiglia di vetro e me la lancia dietro.
<<tutto il giorno sei in studio e io a casa da sola>> si avvicina a me.
<<quindi? che vorresti dire?>> risi senza umorismo.
<< mica mi gratto le palle eh>> continuai allo stesso tono.
<<aziz, io ti voglio per me>> si avvicinò sensualmente.
<<no, è diverso tu mi vuoi solo che scopare>> la superai dandole una spallata.
<<e a me non va bene, mi sono rotto i coglioni>> presi le chiavi di casa.
<<aziz mi stai lasciando?>> domandò con voce stridula.
la guardai negli occhi e non risposi.
<<ma vattene a fanculo pure te>> sussurro chiudendo la porta.
scesi le scale di fretta avviandomi verso un parchetto.
vado a piedi e penso un po' a maia, alla fine io volevo aiutarla, non era mia intenzione darle della puttana, mai mi permetterò di appellare le donne così.
mi accendo una sigaretta e calcio un sassolino fino al parco.
ci sono delle persone, ma vedo una panchina in lontanza vuota.
era la mia, si trovava dietro ad una quercia, nascosta.
passavo interi pomeriggi seduto lì, solo.
mi avvicino a testa bassa e mi siedo.
mi sento osservato e non capisco il perché.
alzo il capo e c'era maia.
la guardo e le sorrisi.
nemmeno lei si era accorta della mia presenza, stava ascoltando la musica a palla.
improvvisamente si volta verso di me.
<<che ascolti?>> chiesi.
<<dubbi di marracash>> disse tenendo lo sguardo fisso sul vuoto.
si tolse una cuffia e si avvicinò.
<<tieni>> me la porse.
rimasi sorpreso, non me lo sarei mai aspettato, ma la lasciai fare.
non appena la canzone finì la bloccò, le passai la cuffia e si mise nella tasca il telefono con gli auricolari.

<<senti, l'altro giorno, non era mia intenzione>> giocherellai con  lacci della felpa.
annuì forzando un sorriso.
<<mi hai colta in un momento in cui non ero in grado di pensare a ciò che dicevo>> mi guardò.
<<sei una testa calda quindi>> sdrammatizzai.
<<eh abbastanza>> rise mostrando i denti.
<<volevo solo aiutarti>> feci le spallucce.
<<non ci conosciamo nemmeno>> inarcò le soppracciglia.
<<tu non mi conosci ma io si>> dissi con sorriso sghembo.
non rispose, regnava un silenzio religioso, ma non era affatto imbarazzante.
<<beh io credo che debba andare, sai>> lasciò un sospeso la frase.
si alzò e si mise davanti a me.
<<vuoi che ti accompagno?>> la imitai.
scosse la testa in segno di negazione.
<<ok>> mi grattai il mento.
<<quando posso rivederti?>> alzai il tono dato che si stava allontanando.
si voltò e mi raggiunse.
<<mai, ti incasineresti e basta>> poggiò le sue mani sul mio petto.
annuii abbassando la testa.
restai lì un pochino da solo e poi me andai in studio, da valeria non ci volevo proprio tornare.

maia's pov
questo ragazzo è così strano, lo conosco di vista e basta, capitava che ogni tanto ci beccavamo in giro e mi lanciava degli sguardi ma nulla di che.
è davvero bello, fisicamente è io mio ragazzo ideale.
sto tornando a casa, anche se quella lo sarà per poco, ho sentito che mamma vuole mandarmi in una comunità per darmi una vita migliore.
la mia vita è sempre stata come delle montagne russe, ci stabilivano, succedevano casini e ci traferivamo, credo di aver girato mezza lombardia.
ho cambiato tipo sei case e mai c'ho visto mio padre.
c'era ma era assente.
ma nonostante tutto si va avanti, almeno ci provo.

<<mà sono a casa>> apro la porta di casa.
nessuno mi risponde, sono da sola, come al solito, ormai mi sono abituata alla solitudine.
apro il frigo per mangiare qualcosa, avevo una fame terribile.
guardo tra i ripiani e non c'è traccia di cibo, solamente lattine di birra.
mamma non fa altro che bere.
le prendo, le svuoto, raccolgo quelle che ci sono in giro per casa e quelle sui sacchetti dell''immondizia e vado in supermercato dove c'è una macchina che ti da soldi  in cambio delle lattine.

<<6 euro, non male, per un panino mi bastano>> penso ad alta voce.
guardo un po' tra gli scaffali del supermercato e infilo nella mia giacca del mangiare.
esco senza pagare, un'abitudine.
mi dirigo verso il paninaro del paese e mi ordino un panino con delle patatine fritte.
cazzo da quanto tempo che non mangiavo del pane e della carne.

mi accendo una sigaretta e mi incammino verso casa.

da +39 3487610115
ci vediamo sta sera in piazza.

leggo, alzo gli occhi e non rispondo.
dovevo fare qualcosa per guadagnarmi da vivere, altrimenti come faccio ad andare a scuola? come faccio a pagare le bollette? l'affitto?
purtroppo ho scelto la via più facile per guadagnare ma allo stesso tempo la più sbagliata, pericolosa.
in meno di venti minuti arrivo a destinazione.
<<eccoti, mi sei mancata>> mi abbraccia un ragazzo.
<<non faccio tardi oggi, devo andare a scuola domani>> forzai un sorriso.
<<certo>> mi accarezzò la guancia.
mi siedo su una sedia ed aspetto il primo cliente.

ci risiamo.

zero scuse ora, siamo io e te ancora// keta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora