Sono in piedi davanti a lei e le sto urlando. Non é da me, ma lo sto facendo ugualmente. La mia adorabile ex-amica ha praticamente ucciso il mio cane, così, su due piedi aveva pensato che fosse di troppo e allora lo aveva ucciso. Pazzesco.
"Ti ho detto di non strillare mi fanno male le orecchie. E poi cosa avrei fatto di male? Gli ho solo tirato un bastone e lui..." ho sempre odiato la sua faccina da "brava ragazza", ma questo é troppo "In mezzo alla strada! Glielo hai tirato in mezzo alla strada e lui é andato a prenderlo. In mezzo alla strada lo capisci? Quella con le automobili, i camion e i motorini!..." strillo ancora tra le lacrime "sei un mostro!". A quel punto mi chiude la porta in faccia e io rimango a guardarmi le scarpe. Non posso credere che lo abbia fatto.
Julie era stata la mia migliore amica, ma da un po' di tempo ha cominciato a perseguitarmi, cercando di rendere la mia vita un inferno. Fortunatamente fino a oggi non ci é riuscita, poi però... Lei sapeva quanto fosse importante per me quel cane. Thor era un simpatico schnauzer dall'ispido pelo grigio, non esattamente il cane da sfilata cinofila, ma pur sempre il MIO cane. Papà me lo aveva regalato per il mio settimo compleanno e mi aveva insegnato così il valori della fiducia, del rispetto reciproco e dell'amore: mi aveva insomma insegnato ad amare davvero, tanto che quella dannata notte, su quel dannato ponte, quando ci dissero che qualcuno aveva sentito un tuffo e l'automobile di papà inchiodare,in quell'esatto momento avrei voluto non essere mai nata per non sentire più quel dolore, che come mille aghi mi trapassava il cuore. Avevo amato troppo e ciò mi aveva distrutta. Thor era tutto ciò che mi restava di lui dopo che io e la mamma avevamo deciso di trasferirci dalla nostra vecchia casa per non dover sopportare di vivere ogni giorno immerse nei ricordi pungenti del nostro dolce dolcissimo "papi".
Sto camminando con le mani infilate nelle tasche del mio impermeabile blu cobalto, i capelli mi svolazzano sulle spalle più mossi del solito, umidi per la pioggerellina fine che cade da più di tre ore sui palazzi e villette di San Francisco. É uno dei caratteristici acquazzoni estivi portatori di dolori reumatici e di cattivi umori, depressioni e lacrimoni. Proprio un periodo da schifo, ma almeno ci sono gli arcobaleni a renderli migliori. La mamma mi aveva spiegato che gli arcobaleni nascono quando i raggi del sole passano attraverso le goccioline di pioggia, la luce viene scomposta nei suoi sette colori e così ha origine uno spettacolo fantastico, che mia madre rendeva ancora più magico con il suo modo un po' poetico di spiegare le cose: "La luce é come una persona fatta di amore, speranza, gioia di vivere, purezza, ma anche invidia, paura ed egoismo, senza contare tutte la altre sfumature che gli atteggiamenti di un individuo o dei colori possono assumere. Come la luce filtra attraverso le goccioline e assume aspetti diversi, così un uomo fa trasparire una parte diversa di sé in base a situazioni e sentimenti diversi". Per me gli arcobaleni hanno anche un significato diverso:mi hanno aiutato a rialzarmi quando avevo pensato che tutto fosse precario a questo mondo e che niente fosse per sempre, ma se in un giorno "buio" mi sento come una formica in una tela di ragno, con un'unica certezza che é quella dell'incertezza, allora un arcobaleno mi ricorda che almeno quegli archi colorati nel cielo, per me, ci saranno sempre.
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"Yaaaawn". Mi sveglio. Guardo l'ora; 09:45. Ok posso alzarmi. Mi trascino in cucina dove la mamma mi sta preparando delle deliziose crepes con la nutella. "Buongiorno amore!" Mi sorride con l'espressione dolce che solo lei ha e mi porge una tazza del mio cappuccino preferito che io afferro subito "Ciao mamma, dormito bene?" "Al solito, tu?" "Ottimamente!". Mi guardo intorno, é incredibile quante cose un piccolo tavolo possa accogliere: i croissant ancora fragranti, una biscottiera con tutti i generi di biscotti, al cioccolato, alla nocciola, al burro e tanti altri, le crepes appena preparate, delle deliziose bignole alla crema e alla frutta, alcune fette di torta al cioccolato avanzate dal giorno prima e un cesto di mele rosse succose e croccanti. Sì, é proprio una fantastica giornata: fuori il sole splende e diffonde il suo calore ai platani, alle querce, agli aceri, ai noci e ai ciliegi dell'enorme parco davanti a casa mia. In lontananza si intravede il mare scintillante sotto il Golden Gate Bridge, con le onde alte causate dal forte vento, l'erba verde smeraldo dei prati puntinata dai colori sgargianti dei denti di leone, dei nontiscordardimé, delle violette, delle margheritine e dei papaveri é smossa come la criniera lucente di in giovane frisone. "Cosa fai oggi?" mi chiede la mamma con ancora addosso la camicia da notte a rose rosse e margherite che le avevo regalato a Natale l'anno scorso "Penso che andrò da Emily, Kendra e Avril. Mi aspettano dall'altro lato del parco, vicino alla casetta sul lago di Emily." Poi prendo il mio piccolo zainetto di pelle nera ed esco "Fai attenzione! Ci vediamo dopo."
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Quando arrivo al parco solo Emily é già lì. Seduta su una panchetta di legno scuro davanti alla sua casetta, sta giocando con il cellulare, i lunghi capelli neri risplendono sulla sua schiena. Non si accorge di me finché non mi ritrovo seduta a dieci centimetri da lei "Ciao... Al diavolo... Vuoi provare questo nuovo gioco? Mi fai un piacere se superi questo livello; io non ci riesco." Poi sposta il suo sguardo verde smeraldo su di me e, dopo aver fatto tintinnare il piercing al sopracciglio sinistro piegando leggermente la testa di lato, mi chiede spalancando gli occhi bordati da un spessa striscia di eyeliner "Cosa hai fatto ai capelli?" "Gli ho tinti. Non ti piacciono? Mia madre li adora e anche Avril..." "Si si certo che mi piacciono... Trovo che le mesh bionde siano particolarmente azzeccato con i tuoi occhi, ma .... Pensavo che Julie avesse praticamente ammazzato Thor l'altro ieri... Non sei ancora un po'giù? Pensavo che avere una nuova acconciatura implicasse l'essere felici..." Capisco la sua posizione, ma in questo caso è diverso " Emily, da quando mio padre... -non riesco a dire che é morto-... Non c'è più ho come l'impressione che, chiunque muoia o se ne vada possa tornare in qualsiasi momento... Perciò non mi fa piacere che Thor sia finito sotto una automobile, ma sono quasi "convinta" che lui possa tornare... Lo so sembra stupido, ma...". Prima che lei possa dire qualcosa un urletto ci fa trasalire: sono Avril, Kendra e Paul, il fratellino di Kendra, e il suo fidanzato Timothy.
L'urletto era venuto dalla gola di Timothy quando Paul all'improvviso lo aveva voltato, prendendolo dal colletto della camicia e lo aveva baciato a stampo davanti a tutti. "Vedo che la vostra relazione procede molto bene. Felice per voi. Potreste farci però il favore di non baciarvi così amorevolmente davanti a tutti noi? Ci fate sentire dei vecchi pensionati che vivono in una casa di cura e passano la giornata a guardare tra le tapparelle abbassate, come degli stalker, accarezzando piano un vecchio micio fulvo." Finalmente Emily aveva messo da parte il cellulare per darci un po' di attenzione e si era messa ad armeggiare nella sua borsa "Ma dove cazz... Ah ecco... Ragazzi, armatevi di cellulare e segnate questo numero: é importante, allora 33745..." " Scusa ma chi sarebbe? -chiedo io un po' confusa- Un ragazzo?" " Certo, chi altrimenti? É un gran figo!". Avril che nel frattempo si é seduta vicino a me chiede "E dove lo avresti conosciuto questo bel tipo?". Paul e Timothy erano seduti su una panchetta un po' separata dalla nostra e stavano ad ascoltare, il secondo è praticamente in braccio al primo e le loro mani intrecciate giacciono quasi come fossero state dimenticate sulla gamba destra del fratello di Kendra. Li osservo. La cosa che più mi manca adesso é avere qualcuno cui pensare di giorno e da sognare di notte, qualcuno da amare come nessun altro. "Dopo che tutti voi avete "gentilmente" comunicato alla sottoscritta che non sareste venuti al corso di yoga, ho pensato di andarci ugualmente e lì... L'ho conosciuto... O meglio l'ho visto poi la lezione é finita e tutti se ne sono andati così l'ho perso di vista..." "Uffa, per una volta che non vengo alle lezioni!". Kendra, che é rimasta in silenzio da quando é arrivata, si sistema gli occhiali blu-ciano sul naso leggermente all'insù e mi guarda con i suoi profondi occhi neri e facendomi accapponare la pelle emette una leggera risatina " Che c'è Kendra?" Chiede Avril leggermente confusa dal suo modo di fare "Come? Non lo avete notato? Abbiamo ormai diciassette anni e lei -mi ritrovo puntato addosso un sottile dito dall'unghia verde-fluo a pois bianchi - é l'unica fra noi a non aver ancora baciato un ragazzo... Non credete sia un po' egoistico da parte nostra cercare di accaparrarci anche questo tipo?" Stavo per replicare quando Emily saltò in piedi e prese il mio zainetto dalla panchina "Cosa fai?" Le chiedo tranquilla: ha l'abitudine di scherzare e questa non sarebbe la prima volta. Dopo aver esaminato completamente il contenuto -una trousse indaco contenente mascara, matita e ombretto, il mio piccolo portafoglio nero a ferri di cavallo, qualche pacchetto di fazzoletti, un ombrellino violetto nel caso piovesse e un blocco notes per i miei disegni e pensieri- afferra il mio cellulare. Un brivido mi corre lungo la schiena e mi fa drizzare i peli delle braccia e della nuca, una morsa allo stomaco mi fa venire la nausea e mi sento bollente come se avessi la febbre: vuole comporre il numero di quel ragazzo sul cellulare e chiamarlo. "Emily, no! Lascia il cellulare e ridammelo!" Lei mi guarda socchiudendo leggermente gli occhi e si mordicchia il labbro ricoperto di rossetto nero, lanciandomi uno sguardo di sottecchi "Se lo vuoi... Vieni a prenderlo!". Mi volta le spalle e, facendo svolazzare il suo leggero cardigan bianco, si mette a correre con l'aria furba e giocosa di un cagnolino dopo che ti ha mangiato le ciabatte. Mi viene in mente Thor e una mano sembra afferrarmi i polmoni e strizzarmeli facendomi rimanere senza aria. "Grazie mille Kendra..." intravedo i suoi occhi rivolti al terreno: ha un leggero sorriso sulle labbra, ma lei cerca di non darlo a vedere, fa finta di essere dispiaciuta, anche se so che non é così. All'inizio Kendra era quella che mi stava più antipatica, ma poi ho capito che non è una cattiva ragazza, a volte é un po' sulle nuvole e irriverente, ma é anche generosa e solidale: un'amica vera insomma.
Emily mi sta ancora guardando a due aiuole di distanza con un sorrisetto un po' trasognato "Allora vieni?" Poi prende il cellulare e mostrandomelo preme il tasto della chiamata. Sono già partita di corsa; sento il vento soffiarmi nelle orecchie, la forza delle mie gambe imprimersi alla terra e la risata divertita delle ragazze. Anche Emily inizia a correre. Scappa dietro una panchina, ma io la salto e lei é costretta ancora una volta a scappare, questa volta intorno ad un acero, poi dietro ad un abete, poi vicino ad un noce e infine davanti ai nostri amici. All'improvviso curva a sinistra e io mi trovo a dover inchiodare sulle foglie bagnate, scivolo e mi inciampo, faccio ancora tre passi e poi vado a sbattere contro qualcosa e cado. Sento la testa rimbombare e le orecchie fischiare. Davanti a me c'è una mano tesa: é chiara ben curata e larga. Prima di afferrarla guardo in faccia il suo "proprietario". Ehi che figo! Incrocio per un momento il suo sguardo di ghiaccio: i suoi occhi hanno qualcosa di innaturale, attraente e affascinante, il loro colore sembra variare dal blu cobalto all'esterno, andando schiarendosi all'interno verso le pupille dove addirittura sembrano assumere una colorazione argentea. Lo squadro da capo a piedi. Porta un paio di scarpe basse di tela bianche coi bordi e le cuciture blu e rosse, dei jeans neri a vita bassa sostenuti da uno spesso cinturone di pelle scamosciata piena di borchie argentee. Sopra porta una giacca di pelle nera e al di sotto una leggera maglietta bianca di cotone che lascia intravedere degli incredibili addominali. É come un angelo, ma in versione demoniaca: il viso spigoloso, le mascelle squadrate, gli zigomi pronunciati, le sopracciglia nere scure ben curate (addirittura meglio di quanto possano esserlo quelle di una donna) e i capelli che sembravano il pelo morbido di un cagnolino di pochi mesi avevano una colorazione tendente al corvino con sprazzi di un pigmento simile al blu cobalto. "Che ci fai ancora in terra, piccola? -l'appellativo mi fa arrossire e diventare del colore della passata di pomodoro: nessuno mi aveva mai chiamato così- "... Em...Ti vuoi alzare?" mi desto di soprassalto dai miei pensieri "Si, certo...." - afferro la sua mano; é morbida, ma fredda, e le dita sembrano lunghi uncini pronti a strapparmi via la carne dal metacarpo- "Scusa n-non volevo... " i suoi occhi sembrano scrutarmi e io mi sento impotente e indifesa; sembra non accorgersene e rimane lì ancora per qualche minuto con la sua mano intrecciata alla mia e gli occhi fissi sui miei " Io sono Derek" dice infine "e tu sei...?". Non riesco proprio a smettere di pensare ai suoi strani occhi e alla sua voce profonda "Emm... Chrystal... Mi chiamo Chrystal..."Spazio autrice:
Ciao a tutti! Sono felice di questa mia storia, ma volevo scusarmi per eventuali errori di ortografia, ripetizioni o errori di impostazioni. Spero che la storia vi piaccia! :)
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la ragazza dagli occhi di cristallo
FantasyCrysthal non immagina neppure cosa le capiterà in questa estate fantastica: ragazzi, cavalcate, castelli diroccati, magie e ... "custodi". La sua avventura non avrà termine fino a che non troveranno l'uomo dalle orchidee blu e i suoi compagni. Ma ss...