Chapter Three.

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Il Natale era ormai alle porte, le strade erano colme di persone che tra i vari negozi cercavano gli ultimi regali e di gente che si affrettava a fare la spesa in vista del cenone delle Vigilia.

Per tutti il Natale era una festività da vivere in famiglia, tra gioia e spensieratezza, ma non tutti potevano permettersi il lusso di passare quelle vacanze con i propri cari, soprattutto se si proveniva da uno dei quartieri più poveri della grande mela.

Come ogni anno, da ben tre anni, Leila, passava il Natale a servire ai tavoli del ristorante/albergo in cui lavorava, aveva bisogno di soldi per mantenere i propri studi e non aveva intenzione di chiederli alla sua famiglia che, quasi a stento, riuscivano a pagare l'affitto del piccolo appartamento in cui vivevano.

Così, la piccola e giovane diciottenne, si ritrovava per le strade della grande città, a pochi giorni di distanza dalla vigilia, con in mano alcuni dei regali che aveva fatto per i suoi cari.

Non era da sola, con se aveva portato anche Robin che, come ogni anno, le dava una mano a scegliere i piccoli pensierini da fare.

Avevano parlato del più e del meno, e tra le le varie cose, la ragazza dagli occhi verdi le aveva raccontato dell'accaduto in Hotel. Da quel giorno erano passati all'incirca sette giorni, non aveva più rivisto il ragazzo, non ci aveva neanche pensato più di tanto ma, l'atteggiamento che Sebastian Moore aveva assunto nei suoi confronti le aveva dato tremendamente fastidio.

-Credo che il suo scopo fosse quello di farti cedere e magari portarti a letto, sai, una scopata in più, una in meno.-

Affermò Robin che diede quasi voce ai pensieri che la ragazza aveva avuto sull'atteggiamento di Sebastian nei propri confronti.

-Non mi interessavano le sue intenzioni, ma la confidenza e la sfacciataggine di pensare anche solo che sarei potuta stare al suo gioco mi da tremendamente fastidio.-

Ammise innervosita al solo pensiero, mentre con lo sguardo scrutava attentamente le vetrine dei vari negozietti cittadini.

-Beh, tesoro, non vorrei contraddire il tuo pensiero, però un po' ti interessavano se sei infastidita a distanza di una settimana, e posso capirlo, infondo non è brutto persino io mi farei dare una botta.-

Scherzò avvolgendo un braccio attorno al collo della sua migliore amica avvicinandola verso di se, sapeva che quelle parole l'avrebbero innervosita ancora di più, ma quello era un semplice modo per farsi perdonare dalle parole appena enunciate.

-Ehi, no! Non ci provare, che schifo.-

Disse la bionda rivoltandosi al solo pensiero di lei e quel ragazzo assieme nel letto.

-Non nominarlo più o sappi che dico ad Aiden che ti faresti un altro.-

Ribadì ancora la giovane donna con tono quasi minaccioso ma, allo stesso tempo, scherzoso.

-Dai, scherzo, e per farmi perdonare ti offro una buona cioccolata calda da Starbucks, va bene?-

Chiese il ragazzo scompigliandole i capelli perfettamente lisci e ridacchiò aprendole poi la porta del piccolo locale dove si sarebbero fermati per un po' di tempo.

Leila sbuffò provando a sistemarsi i capelli e dopo avergli fatto una linguaccia entrò nel locale, non aveva troppa fame, in realtà non aveva mai fame, ma provava ogni volta a sforzarsi per avere qualcosa nello stomaco.

-Scegli un posto, nel frattempo prendo le ordinazioni.-

Aggiunse l'amico lasciando che la ragazza scegliesse il posto.

Leila annuì fino poi a guardarsi attorno e a notare che ci fossero pochi posti liberi, faceva molto freddo per le strade e la maggior parte delle persone trovava rifugio in quei piccoli bar.

Disastro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora