Un po' più vicini

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Dopo quello che era accaduto durante l'ultima sessione di allenamenti, il rapporto tra Levi ed Eren subì una svolta considerevole, anche se nessuno dei due se ne sarebbe accorto ancora per un bel po': pur rimanendo attento a svolgere il compito che era stato mandato a svolgere dentro le Mura, Eren si profuse anima e corpo nell'addestramento, anche in quelle pratiche che a parer suo non servivano a un cavolo se l'obbiettivo finale era uccidere bestie che andavano dai cinque ai quindici metri d'altezza, e questo suo comportamento piacque a Levi, che quindi si addolcì parecchio nei confronti del ragazzo, arrivando a volte quasi ad aprirsi con lui, mostrandogli lati di sé che forse nessun altro (tranne Farlan ovviamente) aveva potuto vedere...
L'uomo neanche si accorgeva di questo, tanto aveva cominciato ad abituarsi alla presenza del moccioso, alla sua impulsività, alla sua infinita voglia di vivere... e anche alla dolcezza e all'umanità che alle volte dimostrava di avere... Era quella, infatti la facciata che Eren mostrava da quando aveva assunto sembianze umane... Soltanto una maschera, niente di più... o forse non era così?
Certo che è così!
Doveva esserlo per forza.
"Non distrarti moccioso!" la voce di Levi spezzò il filo dei suoi pensieri riportandolo alla realtà e permettendogli di far scattare gli arpioni, per poi lasciarsi portare da essi verso l'alto, evitando per un pelo un ramo più basso degli altri.
Ha buoni riflessi, constatò il Capitano osservandolo portare a termine l'azione molto velocemente.
Era passato un mesetto dall'arrivo di Eren al quartier generale della Legione Esplorativa, e a quel punto il ragazzo aveva acquisito abbastanza padronanza del proprio corpo e della propria mente, secondo Levi, perché si potesse almeno provare a fargli usare il Meccanismo di Manovra 3D.
Inizialmente il ragazzo si era sentito un po' strano a farsi trasportare da quei cavi d'acciaio, ed i suoi movimenti erano stati tanto goffi che Levi l'aveva definito più simile ad una scimmia che ad un soldato, ma dopo due settimane di allenamento costante il ragazzo era migliorato di parecchio, con grande soddisfazione del Capitano.
I due eseguirono ancora qualche manovra, poi vedendo che il ragazzo cominciava a stancarsi, Levi decise che una piccola pausa se la potevano anche concedere: si fermarono su un albero, mangiando pane e formaggio da una sacca che Levi si era portato dietro.
"Sei migliorato molto" disse alla recluta mentre mangiavano.
"Davvero?" fece l'altro, e ad un cenno del superiore esultò: "Bene! Tra poco potrò ucciderne a palate, di quei mostri!"
A Levi venne quasi da ridere vedendo quello slancio di entusiasmo.
È veramente un ragazzino... pensò.
Un angolo della sua bocca si piegò involontariamente all'insù, in un mezzo sorriso.
Eren se ne accorse e gli venne voglia di sfruttare la cosa per divertirsi un po': "Levi Akerman che sorride?! Questa è una giornata storica!"
"Ti butto giù dall'albero, ragazzino" ribbattè l'uomo con la sua solita calma glaciale, ma si trovò comunque ad emettere una piccolissima risata, alla quale seguì quella più acuta del ragazzo.
Da quanto non ridevo? si chiese Levi poco dopo, mentre tornavano al quartier generale sempre usando il Meccanismo di Manovra Tridimensionale.
"Eren, domani cominceremo ad esercitarci anche con le spade" lo informò il Capitano mentre la recluta se ne tornava nel dormitorio, facendo un cenno d'assenso per fargli capire che lo aveva sentito.

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L'ufficio del Comandante Erwin era in perfetto ordine, immacolato proprio come piaceva a Levi. Quella, in effetti, era forse l'unica stanza di tutto il quartier generale in cui il moro poteva entrare tranquillamente, senza che la sua mente cominciasse a dirgli di fare attenzione a questo o a quel germe, portando i suoi occhi a scattare frenetici alla ricerca di polvere inesistente.
Il Comandante era seduto dietro alla scrivania, i caldi raggi del sole morente che ne incorniciavano la possente figura attraverso la finestra alle sue spalle.
Levi dovette solo schiarirsi la gola perché l'altro uomo si accorgesse della sua presenza e, riponendo carta e penna, alzasse lo sguardo per prestargli attenzione.
"La nuova recluta sta migliorando ogni giorno che passa" lo informò il Capitano.
"Bene" fu la secca risposta dell'altro. Poi: "Non hai rilevato nulla di strano, in questo mese?"
"Mha... a me sembra un moccioso come un altro..."
Erwin alzò un sopracciglio.
"Ancora non ti fidi di lui" affermò Levi interpretando il gesto del superiore.
"Il modo in cui è arrivato qui continua a sembrarmi sospetto" spiegò il Comandante.
L'altro gli diede ragione.
"Però", aggiunse poi "in quasi un mese non ha fatto nulla di strano, se non si conta quella volta che abbiamo fatto a botte: mai una volta ha trasgredito una regola, o si è ribellato ad un mio ordine..."
"Potrebbe essere semplicemente un bravo attore, Levi" lo interruppe il superiore.
"O potrebbe essere niente di più che un ragazzo" ribattè il moro con tono leggermente irritato.
Erwin percepì quella sfumatura nella sua voce e decise che per il momento potevano chiudere qui il discorso.
"Continua comunque a tenerlo d'occhio" intimò a Levi prima che questo uscisse dal suo ufficio.
Una volta fuori dalla stanza, il moro si lasciò andare ad un'imprecazione scocciata: non sapeva perché, ma non gli andava tanto giù che Eren continuasse ad essere guardato con sospetto dal Comandante.
Tutto quello che vuole è uccidere i Giganti, come chiunque altro qui... Perchè Erwin ancora non crede che questa sia la verità?
Si era sempre fidato del Comandante da quando era entrato nella Legione Esplorativa... aveva sempre seguito le sue indicazioni senza porsi troppe domande,eppure stavolta non riusciva a non pensare che quell'uomo si stesse sbagliando nel giudicare Eren...
Continuare a rimuginare non serve a niente... Sono stanco...
Si avviò verso la camera da letto, temendo in cuor suo gli incubi che sarebbero venuti a tormentarlo una volta che avesse chiuso gli occhi.

Il Flagello dell'UmanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora