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Quella mattina che segue quel bacio Manuel sceglie di recarsi verso il mercato con i mezzi e non nella vecchia micra di sua madre.

Piove.

E quando piove d'estate è sempre un nubifragio.

Si sente sotto sopra.

Lo stomaco che vagabonda nella scatola cranica e il cuore che scalmanato si fa sentire nelle punte delle dita mentre si tiene stretto all'asta di metallo fissata al centro del vagone del tram.

Vede le porte aprirsi come le sue palpebre che si alzano e si abbassano, con fatica, con sforzo.

Si librano ad ogni fermata su un mondo che sembra un dipinto ad olio.

La pioggia che incessante riveste il mondo di odori nuovi e antichi insieme, di suono, il mondo quando piove sembra assumere rumore ed è linfa vitale percepire i propri battiti allinearsi sulla stessa frequenza d'onda, sulle stesse oscillazioni.

La sua attenzione viene richiamata da schiamazzi vari e da moti d'agitazione di cui la fonte capisce essere un innocuo passerotto che si è tuffato in quello spazio angusto, forse alla ricerca di riparo da quella doccia estiva che non accenna a smettere.

Lo vede destreggiarsi tra le code alte delle ragazze, tra gli occhiali tenuti come cerchietti su più teste, tra fogli di giornale e cani incassati sotto i sedili tra le gambe dei padroni.

Fino a pochi attimi prima libero di svolazzare tra le nubi, in alto, nessun legame col trambusto di sotto.

E nonostante non stia tornando il sole, lo vede imboccare l'uscita più vicina, quella accanto al suo viso, nel momento in cui il mezzo si ferma per accogliere e rilasciare nuove persone.

La paura delle intemperie non ferma quell'essere dal ricercare la sua libertà, la sua forma più autentica.

E Manuel lo trova un perfetto parallelismo con la sua realtà totalmente stravolta.

Tutto quello che prima lo bloccava ora sembra essere la ragione lampante per compiere quel passo, per prendere quell'uscita, per saltare, sotto la pioggia anche.

Alla sua fermata l'ombrello non lo apre mica.













Li osserva col cuore che si svuota e si riempie insieme di sensazioni nuove ma che stavolta non lo disturbano affatto, non lo colgono impreparato.






Vede Jacopo portare una ciocca di capelli di Chicca dietro il suo orecchio adornato di piercing e lei che sorride come non aveva mai fatto prima, con gli occhi, con le ciglia che sembrano scomparire tra le fessure di quella felicità.


Si avvicina loro e finge un colpo di tosse secco e particolarmente forte.

Entrambi si voltano come richiamati al tempo presente e gli rivolgono un saluto caloroso, ricco di affetto.

"Ve vedo bene insieme."

Poche cerimonie.

"Buongiorno pure a te Manuè." Chicca si sporge per mollargli un cazzotto leggero sulla spalla, di scherno ma anche di coraggio.

"Te.." lo indica Jacopo "..non dovresti essere qui."

Manuel ride colto alla sprovvista.

"E dove dovrei essere?"

"Da un certo ragazzo moro, che me somija pe certi versi ma che ancora non sta a condivide la fortuna mia."

Ed enfatizza il concetto schioccando un bacio delicato e sentito sulla fronte coperta da una spessa frangetta verde di Chicca, che si affretta a sistemarla nonostante il gesto l'abbia fatta raggomitolare contro la spalla di lui, come un girasole che si volta a rincorrere il sole e si adagi sotto i suoi caldi raggi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 16, 2022 ⏰

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