Prendere armi e bagagli e scappare in America era stato il passo più grande della sua vita. In qualche modo era confortante, dubitava che dopo quello ci sarebbero state altre scelte così radicali.
(Quanto si sbagliava...)
Non c'era un motivo particolare per cui aveva scelto di studiare antropologia all'università. Manuel, suo padre, l'avrebbe volentieri strozzata quando si iscrisse alla facoltà di studi umanistici. Il tempo passava, ma i padri non cambiavano mai, soprattutto quelli che avevano trascorso la vita a scaricare scatoloni nei magazzini di una multinazionale che se ne fotteva di loro. Suo padre, ovviamente, era un brillante esponente della categoria.
Le aveva suggerito (per non dire intimato) di studiare medicina o giurisprudenza o, al limite, ingegneria; già, come se ci fosse molta attinenza tra l'una e l'altra.
Clara aveva preferito fare di testa sua e così aveva scelto di seguire la sua passione, con tutte le conseguenze del caso: taglio dei fondi, taglio dei rapporti - non una gran perdita - e un bello schiaffo come regalo d'addio.
Aveva cercato inutilmente di ricucire i rapporti per tre lunghi anni, poi, finalmente, aveva preferito tagliare la testa al toro mettendo tra lei e la sua famiglia un bel po' di kilometri, anche se a volte temeva che l'Atlantico non fosse sufficiente. Forse la Luna o Nettuno avrebbero fatto al caso suo.
Era partita per la Columbia con una bella raccomandazione da parte della professoressa che l'aveva seguita durante la tesi di laurea. Era raro trovare un professore sinceramente affezionato alla situazione di uno studente, ma se non altro in questo aveva avuto fortuna. Il karma, ragazza mia, si tratta del karma, equilibrio cosmico e stronzate simili.
Si era anche beccata una borsa di studio alla faccia di suo padre. E ora, dopo ormai cinque anni di residenza stabile a New York, stava per sposarsi con un uomo che fino ad allora pensava potesse esistere solo in qualche vecchio film.
Ogni tanto si guardava indietro e si sorprendeva di quanto il tempo le fosse sgusciato via fra le dita. Tutte le scelte che aveva fatto l'avevano portata a quel momento. Aveva smesso di essere bambina da un bel pezzo, ma ogni tanto si sentiva sola come quando era piccola, nascosta sotto le coperte della sua grande e fredda stanza da letto.
Si era costruita la sua vita pezzo per pezzo e non poteva esserne più felice, eppure mancava sempre qualcosa... Ma cosa?
Anche il giorno del matrimonio arrivò in un baleno. Jack, premuroso come sempre, le suggerì di mandare un invito anche ai suoi genitori. Ogni tanto scambiava qualche mail con sua madre che, inaspettatamente, aveva maturato uno strano amore per la tecnologia e i computer. Suo padre, invece, era rimasto lo stesso cavernicolo di sempre.
«Non vuole venire», le aveva scritto Daniela, sua madre. Lei avrebbe fatto il possibile per esserci, ma partire senza suo marito la faceva soffrire, così come faceva soffrire lei. Odiava suo padre, ma da qualche parte dentro di lei sentiva il bisogno di averlo vicino. Non bisognava aver letto Freud per sapere il perché.
In ogni caso, ora aveva Jack a cui pensare. Jack Tremont, l'uomo dei suoi sogni e, a breve, suo marito.
Anche quello era un bel salto da fare. E se fosse andata male? E se avessero cominciato a litigare appena dopo la luna di miele (che per inciso potevano permettersi a stento)? E se i figli... E se la casa... E se il lavoro... E se, e se, e se...
Ma con i "e se" non sarebbe andata da nessuna parte, lo sapeva bene. Lo amava e questo bastava. C'era ancora quel piccolo foro nel suo cuore, un'insenatura scavata da un dito lungo e freddo che le ricordava sempre come in lei mancasse qualcosa; ma avrebbe trovato la risposta, prima o poi.
E la trovò, ma fu anche l'inizio della fine.
Sì, cominciò tutto con un incubo...
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Lui mi troverà
HorrorE se l'uomo con cui hai scelto di condividere la vita non è chi credevi che fosse? Se dietro quel sorriso amabile e quegli occhi azzurri e profondi si celasse il vero volto del male, riusciresti a sfuggirgli? Clara Davoli sta per scoprirlo, ma forse...