Mi avvicino alle assi di legno della soglia sbarrata. Da quando Lui non c'è più non si aprono. L'aria è diventata irrespirabile e sento la testa leggera.
Mi appoggio con la fronte al muro, chiudo gli occhi e faccio fatica a riaprirli. Presto credo che mi stenderò accanto a Lui e mi metterò a dormire. Sollevo il braccio per grattare ancora, ma le dita non hanno forza e lascio ricadere l'arto contro il fianco.
Dalla soglia sento bussare di nuovo.
«Se mai qualcosa dovesse passare. Sai come comportarti». Certo che lo so. Lui me l'ha spiegato bene. Il coltello è sopra al pensile alto, ma basta salire su una sedia per raggiungerlo.
È facile, ma terrificante.
«Basta che lo appoggi sul collo. Vedi?»
Mi aveva appoggiato il coltello sotto al mento e avevo iniziato a tremare.
«Smettila».
E Lui si era fermato.
Quando il coltello era tornato al suo posto, sopra al pensile, ero andato in bagno a lavarmi il collo dal sangue e avevo pianto.
Vado in cucina. Ormai mi restano solo delle briciole recuperate in fondo a un mobile. Salgo su una sedia e afferro il coltello. Infine ritorno vicino alla soglia da cui adesso arriva il rumore di legno che si spacca. Qualcosa si sta infilando sotto alle assi. Qualcosa che mi porterà via dall'unico luogo che conosco. Non ho la forza di pensare a niente, se non al punto esatto dove devo appoggiare il coltello. Lì, dove batte il cuore.
Senza un motivo in particolare sollevo la mano, le dita viola e le unghie corrose strette a pugno, e rispondo al bussare con un colpo secco sul legno.
Per un istante c'è solo silenzio.
Fuori e dentro.
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TORVID - A short story
ParanormalVincitore Contest di Natale 2022 Mi chiamo Torvid e vivo nella casa blu. Estraggo le sillabe dalle pareti: è il mio lavoro. Con quelle plasmo i significati e apro le soglie, ma non sono mai uscito. Lui dice che non tornerei indietro. E ha ragione.