Il ritorno dello stregone

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L'alto cancello del Bureau lo salutò sotto la scrosciante pioggia d'autunno e il cielo plumbeo. Senza un ombrello a proteggerlo, si era infradiciato nel giro di una decina di minuti e il freddo stava minando la coltre di calore che gli aveva regalato il pesante cappotto nero.

Era così tanto tempo che non varcava quella soglia, ora c'era della ruggine in più alla base, ed esitò a rivelare al citofono la sua presenza. Per un attimo pensò addirittura di andarsene, ma qualcosa lo trattenne: la certezza di essere osservato da qualcuno dall'alto di un albero frondoso nelle vicinanze.

"Hai ancora intenzione di stare lì come un avvoltoio a guardarmi? Non hai mai visto uno stregone, ragazzo?"

Gli occhi si illuminarono, e immediatamente vesti e capelli si asciugarono mentre la pioggia venne fermata da uno scudo invisibile. Ora che era davanti al Bureau poteva smetterla di fingere di essere un normale essere umano.

"E tu, sei così egocentrico da sentirti minacciato da una mera guardia?" provocò la spia, un ragazzo basso ed esile che si era rintanato all'asciutto sotto le foglie dell'alto albero mentre la mantella, con il simbolo del Bureau stampato sul lato destro, gli copriva a dovere il volto.

"Tu sei il fantomatico stregone che morde e fugge, vero? Hai finito un nuovo lavoretto e ora torni all'ovile? – Le sue domande non finivano mai. – Dov'è la tua piccola sacerdotessa, le hai sconsacrato la bocca?" provocò, ridendo con cattiveria ed una voce quasi sguaiata.

Scomparve dal ramo, trasportandosi davanti allo stregone e rubandogli un bacio a fior di labbra per poi scomparire del tutto dalla zona.

"Ma tu guarda, un altro bimbo capriccioso" lo stregone sogghignò, ricordando un vecchio amico che chissà se lo stava aspettando oltre la soglia. Nessuno, oltre ad Abraham, sapeva del suo arrivo.

"La mia sacerdotessa... lei ha semplicemente preso altri lidi."

Si guardò intorno, non percepiva più la presenza dello scocciatore così esuberante da riuscire a sfiorargli le labbra ma ancora sentiva sulla pelle il suo sapore così strano. Si decise finalmente a sfiorare il tasto del citofono con la mano guantata.

"Identificazione" gracchiò la voce meccanica.

"Come se la piccola peste non vi avesse già detto chi c'è alla porta. – La bocca fumò, sciogliendo appena il rivestimento in alluminio dello strumento. – E' lì con voi, vero?" poteva sentirne la leggera risata e il rumore del suo spostamento chissà dove.

Non aspettò il via libera dall'altra parte, semplicemente si smaterializzò nella hall portando con sé della pioggia.

"La pioggia ci ha portato una buona notizia" esordì l'uomo pesce, che al suo solito stava aspettando il ritorno dell'ospite da molto più tempo rispetto a quello che avevano concordato.

"Abe" salutò Chris, senza rispondere all'abbraccio cui fu sottoposto. Odiava gli abbracci, ma a quanto pare alle altre persone piacevano e l'uomo pesce non era un'eccezione.

"Gli altri saranno felicissimi di vederti, peccato che Val non sia potuta venire" quell'affermazione fece stringere le labbra dello stregone.

"Lei...le nostre strade si sono separate non per volontà nostra. - Si limitò a dire, l'uomo pesce capì all'istante e preferì non aggiungere altro sull'argomento. - Gli sbarbatelli di Hellboy sono in casa? Volevo fargli un saluto." Strinse una spalla.

"Dovrebbero essere nei loro alloggi, se non sbaglio. Vai pure, e...la tua vecchia stanza è pronta puoi andarci quando vuoi." Affermò Abraham, in realtà quella camera era già pronta alla sua partenza. Nessuno l'aveva toccata, e quella si sistemava da sola grazie ad un incantesimo di pulizia.

Demon in disguiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora