Capitolo 2

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Will portó Nico a prendere un thé caldo al bar della scuola. Una commessa, nel corridoio li riprese:- Ragazzini! Non dovreste essere in classe?!

Will sfoggió uno dei suoi migliori sorrisi e rispose alla commessa:- Mi scusi, il mio amico si é sentito male. Ora lo porto a prendere un thé e poi andiamo al centralino ad aspettare suo padre.

-Okay, ma poi tu ritorni subito in classe!

-Si, signora non si preoccupi.

Quando la commessa si allontanó, Will disse scherzando:- Mai vista una commessa così preoccupata per la nostra istruzione!- Nico non rispose. -Si, scusa, non é momento per le battute....

Presero il thé, e Nico lo sorseggió lentamente, cercando di pensare ad altro, ma non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che sua sorella e sua madre non sarebbero tornate a casa, quella sera.

Will lo guardó, non poco preoccupato:- Nico... Non ti chiudere.... Non ti aiuta affatto.

-Ora... Ora non ho voglia di parlarne.- disse Nico con voce spezzata.

Finito il thé, completamente in silenzio, si diressero all'entrata, ad aspettare Ade Di Angelo.

Il padre di Nico arrivó dopo appena 10 minuti, in cui il povero Solace cercó di fare conversazione con il più piccolo, con scarsi risultati.

I due Di Angelo si guardarono per un'attimo, poi Ade abbracció il figlio e gli sussurró:-Torniamo a casa.

Nico annuì flebilmente sulla sua spalla e Ade si staccó dal figlio. Nico si giró a salutare Will, che gli fece un cenno del capo e corse verso la sua classe.

Nico avrebbe preferito tornare in quell'atrio deserto con l'opprimente Will Solace che cercava di farlo ridere che stare da solo in macchina con il padre.

-Nico, non stare zitto, so come ti senti...- intervenne ade con la voce più dolce che Nico avesse mai sentita.

-Tanto so che avresti preferito che me ne andassi io piuttosto che Bianca.-sussurró acido il diretto interessato.

Ade frenó di colpo, e accostó al lato della strada. -Come ti viene in mente pensare una cosa del genere?!- sbottò.

Nico sbruffó:- Non farmi ridere! Tu avresti preferito che in quella macchina ci fosse il tuo piccolo figlio gay piuttosto che la perfetta Bianca! E sinceramente l'avrei preferito anch'io. Loro non meritavano di...- scosse la testa e fece per aprire la portiera, ma Ade inserì il blocco.

-Nico... Io ti amo quanto amavo Bianca e la mamma. Quanto le amo ancora adesso. Non devi pensare cose del genere, non ora che siamo soli, ti prego.- la voce del padre si spezzó e Nico si decise a guardarlo negli occhi.

-Non... Non volevo...-balbettó Nico. Il signor Di Angelo trasse Nico a sé in un abbraccio.

Il resto del viaggio lo passarono in silenzio. Tornati a casa Nico si chiuse in camera sua ad ascoltare la musica, sperando di non pensare a sua sorella e a sua madre.

Messe le cuffie del suo iPod, fu come se il mondo di oscurasse. Come al solito prese carta e matita e si mise a disegnare qualunque cosa gli passasse per la testa, lasciando che le canzoni si trasformassero in disegni. Dopo la sua canzone preferita: C'mon, dei Panic! At the Disco, sentì una canzone che non conosceva, era dolce e lenta: non il suo tipo. Quando la cantante fece sentire la sua voce, Nico riconobbe la canzone e per poco non spezzó la matita che aveva in mano. Era la canzone preferita di sua sorella. Si mise a piangere: quante volte le aveva detto di non usare il suo iPod per ascoltare la musica, ora avrebbe dato di tutto per dargli volontariamente quell'attrezzo infernale, pur di averla ancora con lui. Strizzó le palpebre, nel tentativo di cacciare via le lacrime, sentì una mano calda che gli avvolgeva una spalla, aprì gli occhi e si ritrovó di fronte a suo padre, che lo abbracció.

Quando l'abbraccio si sciolse, Ade guardó negli occhi il figlio e, togliendogli le cuffie dalle orecchie, disse:-Non ti vorrei mai lasciare da solo proprio ora, ma devo presiedere a un'udienza e non so quando torno a casa. Se vuoi invita Will a dormire, non voglio che resti solo questa notte, capito?- Nico annuì e suo padre uscì dalla stanza.

Nico prese il suo smartphone e selezionó il contatto di Will sulla rubrica. "Hey, papà ha detto di chiamarti per venire a casa, non mi vuole da solo questa notte... Deve andare ad un'udienza... Sinceramente ti avrei chiamato con o senza il suo permesso, ho bisogno di qualcuno. Tra quanto puoi essere qui? -N"

Invió il messaggio e si ritrovó a guardare un punto imprecisato della stanza nell'attesa della risposta. Lo scampanellio del cellulare lo fece risvegliare da quella trance.

"Affacciati alla finestra, Raperonzolo. -W"

Nico alzó gli occhi al cielo e si avvicinó alla finestra, per poi spalancarla e affacciarsi come gli aveva detto Will. Con sua non-troppo-sorpresa vide il biondo che gli faceva segno con la mano.

"Idiota" pensó Nico. -Muoviti, sali!- urló poi al biondo. Pochi minuti dopo, Solace era fuori dalla porta di casa sua.

Come foglie nel vento ~Solangelo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora