Ho paura e... ti amo. Parte 3

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Ciao a tutti, scusatemi se scrivo prima del capitolo, di solito non lo faccio mai. Volevo dirvi che questa storia è totalmente inventata, non c'è nulla di vero. Spero che tutto ciò che scrivo su Piero ed Ignazio non urti la vostra sensibilità, anche perché sono cose inventate così come lo sono quelle su Piero e Serena. Buona lettura!


Piero

Guardo Ignazio che guida e non posso fare finta di niente.

Mi è mancato più dell'aria che respiro.

So di essermi comportato peggio di un bambino però è stato più forte di me, non sono riuscito a controllarmi e soprattutto ho sperato che non cercandolo mi potesse passare quello che mi tormenta da un mese a questa parte.

Però il fatto di avere Ignazio vicino, lui che guida, lui che mi viene a cercare per parlare mi ha riempito il cuore di gioia.

Una volta arrivati Ignazio posteggia e scendiamo dalla macchina.

"Ma... siamo ai portici" esclamo guardando intorno

"Sì..." risponde lui chiudendo la macchina

"Perché qui?"

"Perché è il primo posto che mi viene in mente se penso a te" esclama lui con tutta la sincerità del mondo mentre si avvicina

"Davvero?" rispondo con tono sorpreso

"Certo! Quante passeggiate ci siamo fatti qui?" mi dice con un sorriso dolcissimo

"Tantissime, anche sotto la pioggia"

"Esatto. E quante chiacchierate" continua a dire lui

"Proprio per questo abbiamo continuato a camminare sotto la pioggia, perché non volevamo smettere di parlare"

"E allora ti va di passeggiare un pochino?"

"Certo Ignà"

Iniziamo a camminare sotto questi portici che adoro. Mi piace osservare la gente, immaginare la loro meta, la relazione che hanno con le altre persone al loro fianco, mi piace incontrare i bambini che tengono per mano i propri genitori o quelli davvero piccoli nei passeggini.

E poi le vetrine dei negozi: qualche volte siamo entrati dentro uno di essi per acquistare qualcosa.

"Ti ricordi i cappellini uguali e bellissimi che abbiamo comprato qui?" esclamo

"Quelli verde?"

"Sì"

"Bellissimo! Lo adoro"

"Io l'ho ritrovato ieri in fondo all'armadio e me lo sono messo in valigia così lo indosserò in questi giorni"

"Rimani qui a Bologna?"

"Sì... ho le lezioni di canto"

"Piè... perché non mi hai detto nulla?"

"Di cosa Ignà?"

"Del tuo ritorno a Bologna"

"Ci siamo visti, no?"

"Piero ieri mi hai risposto malissimo a telefono. Non mi dici più nulla, non mi cerchi. Ma cosa hai?" ammette il mio amico guardandomi con dispiacere

"Io... non volevo disturbarti"

"Non ci siamo mai fatti questi problemi fra di noi. Lo sai che non mi disturbi come io so che posso scriverti o chiamarti a qualsiasi ora. Ti devo forse ricordare l'anno scorso a Natale, quando mi hai chiamato cosa ho interrotto per te?" esclama Ignazio alzando la voce mentre mi guarda con un sopracciglio alzato

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