L'OMBRA DELLA VILLA MALEDETTA

FINALMENTE L'USCITA

Jade si mise le mani tra i capelli per la disperazione e tastò qualcosa di duro e freddo. Lo prese. Assomigliava a una chiave.

La estrasse dai capelli e comunicò la notizia agli altri.

Sara: dai, apri!

Jade: e va bene, aspetta un attimo!

Sara: muoviti!

La ragazza si avvicinò alla porticina e infilò la chiave nella serratura.

La girò una volta. Poi due. Poi tre poi quattro. Poi cinque. Poi sei. Poi sette.
E finalmente la serratura scattò e lei abbassò la maniglia e spinse la porta.

Un raggio di luce li investì. Poi l'oscurità e infine un esercito di spettri che volavano velocissimi contro di loro.
E non si fermavano. Poi un urlo spettrale e gli spiriti li attraversarono.
Fu come fare una doccia fredda.
E poi la luce.

Jade fece un passo fuori dalla porta e finalmente uscì dalla villa, dopo un anno e chissà quanti mesi finalmente era uscita di lì e riceveva quel bosco che aveva portato lei e la sua migliore amica in quella stramaledetta villa. Per fortuna Akira si ricordava ancora la strada... chissà come avrebbero fatto se lei non se la fosse ricordata... probabilmente sarebbero morti lì.

Prese il telefono dallo zaino e lo accese. Lo aveva tenuto completamente spento per tutto il tempo che era restata dentro la casa, in modo che non si scaricasse.

Guardò lo schermo: 15: 36, domenica 6 gennaio 2023.

Anche gli altri fecero la stessa cosa e videro che l'orario si era sbloccato.

Poi, all'improvviso si fece buio di nuovo e la voce del demone parlò.

Demone: voi siete i primi che riescono a uscire vivi dalla villa maledetta, ma vedrete che non passerà molto tempo prima che mi si presenti l'occasione di uccidervi tutti definitivamente. Ci vedremo presto.

E tornò la luce.

Nei loro sguardi c'era terrore. Il silenzio si propagava tra di loro come il fumo.

Matteo aprì bocca, ma fu sara a rompere il silenzio.

Sara: be' per ora non pensiamo a quello che ha detto, ma piuttosto a uscire di qui. Akira, tu hai detto che ti ricordi tutta la strada, facciamo così: tu fai strada e noi ti seguiamo e non ci dobbiamo mai separare, se moriamo lo facciamo tutti assieme. Secondo te riusciamo a uscire prima di stanotte?

Akira: no, la strada è lunga, se camminiamo in fretta dovremmo riuscire ad arrivare fuori tipo alle 4 di notte o giù di lì.

Sara: bene, allora missà che dovremo dormire qui fuori, intanto incamminiamoci.

Akira: passiamo sul davanti della casa, è lì che siamo arrivati.

Matteo e sara presero jade dai due lati e la aiutarono a camminare fino al portone sul davanti della villa. Lì Akira si guardò intorno e poi procedette in avanti.

3 ORE DOPO
Era da tre ore che camminavano e a Jade la caviglia rotta faceva malissimo e l'altro piede ancora di più per lo sforzo di tenersi su una gamba sola. Matteo e Sara ai suoi lati parlavano mentre la reggevano, ma lei non stava per niente seguendo il discorso.

Jade: quanto manca? Non ce la faccio più a camminare.

Akira: tranquilla, devi solo resistere un altro po' e poi ci sistemiamo per la notte.

Jade: che ore sono?

Matteo guardò il telefono

Matteo: le 18:40 quasi.

Jade: soltanto?! Vi prego, ci possiamo fermare solo per qualche minuto?

Akira: va bene, ma solo pochi minuti.

Tirarono fuori le coperte dagli zaini, le stessero per terra e si sedettero.

Akira: voi per caso avete qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame.

Sara: si, dovrebbe esserci rimasto qualcosa.

Prese lo zaino e rovistò un po'. Alla fine riuscì a trova un kitkat.

Sara: tieni, ho solo questo.

Akira: tu hai fame?

Sara: sì

Akira: allora ce lo dividiamo, tanto sono due.

Sara: ok  se vuoi ho anche dell'acqua .

Anche Matteo aveva trovato del cibo: un sacchetto di patatine piccanti.

Mangiarono, poi sistemarlo tutto e si rimisero in cammino.

1 ORA DOPO
Stavano ancora camminando, quando Sara sentì un rumore nei cespugli e andò a vedere. Poteva essere uno scoiattolo che cercava delle ghiande o un innocuo coniglietto, perciò si prese il telefono, pronta a scattare una foto. Ma appena toccò il cespuglio per spostarlo, un raggio di luce blu la colpì in pieno petto e lei ricadde indietro, svenuta.