Medved

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Yari era seduto di fronte alla finestra della grande isba* di suo padre, il boiardo* Ivan petrović, terzo della sua dinastia.

Il ragazzo era assorto, i suoi grandi occhi scuri scrutavano l' orizzonte impazienti di scorgere qualcosa sbucare fuori dalla fitta foresta di conifere ai margini della loro terra.

Erano passati tre anni da quando suo fratello maggiore Maksim era stato dato in matrimonio al terribile Medved * e da allora non lo aveva più rivisto.

Yari ricordava bene il giorno in cui il terrificante cacciatore era arrivato di fronte all' isba carico di pelli di lupo.
«30 monete per ogni maschio, 40 per ogni femmina e 10 per ogni cucciolo»aveva detto Medved a Ivan quella primavera.

Da anni ormai i lupi disseminavano il terrore tra la sua gente e quella dei villaggi limitrofi, e da anni il cacciatore terrorizzava quelle bestie spietate.

«solo un orso o un demone potrebbe ammazzare tanti lupi»bisbigliava la gente nelle taverne, e da quelle voci nacque il mito di Medved, il demone delle foreste.

Data la sua oscura fama, nessuno era tanto sciocco da rifiutargli le ricompense dovute, ma quella primavera suo padre Ivan, era caduto in disgrazia dopo tre lunghi e rigidi inverni.

«Perchè dovrei pagare per dei cuccioli?»aveva provato a contrattare sperando di cavarsela con qualche lamentela.
«Quando ammazzo un cucciolo o una femmina, l' anno dopo ci rimetto, quindi 10 per ogni cucciolo trovato nelle vostre terre» aveva risposto Medved irritato da sotto la sua folta chioma spettinata.
Ivan, non potendo ribattere, tiró fuori dalla manica un sacchetto colmo di monete.
«Tieni, sono centotrenta monete»aveva detto rassegnato.
«Questa primavera non posso darti più di questo, ma posso pagarti il resto con grano e vino»consiglió, provando ancora una volta una qualche contrattazione.
«mancano cento monete boiardo»disse Medved con voce profonda e cupa.

Yari osservava la scena dalla porta di ingresso, nascosto dietro suo fratello maggiore che nel mentre gli stringeva forte una mano per rassicurarlo.

«Ti supplico cacciatore, ti chiedo di aspettare ancora poco, il tempo di vendere qualche cavallo e qualche sacco di grano» aveva iniziato a supplicare Ivan.

Medved, malgrado le sue suppliche era diventato cupo e infuriato.
«Se non potete pagarmi con l' oro, mi pagherete con il sangue!»urló veementemente afferrando il pugnale da caccia minaccioso.
«Vi offro mio figlio Maksim!»
Urló Ivan cadendo all' indietro spaurito in un ultimo gesto disperato.
«È ormai abbastanza grande da prendere marito e potrà ripagarvi con un figlio ad ogni primavera!»
Medved si era bloccato all' istante, la rabbia sul suo viso si era tramutata in un istante in curiosità.
«un figlio?»bisbiglió il gigante bruno.
«S-si un figlio, il mio ragazzo è diverso dagli altri, ha il dono che Dio ha dato alle donne oltre che la forza di un uomo, puó darti figli , calore durante l' inverno e potrà compiere lavori più duri di una donna»

A quelle parole Medved aveva alzato gli occhi dorati per incontrare quelli verdi di Maksim, che lo guardava altrettanto sgomento.
«Domani all' Alba vi sposerete e dopo sarà già in viaggio verso la tua terra» aveva detto Ivan con un filo di tristezza nella voce.

Yari era rimasto incredulo, aveva iniziato a piangere senza essersene nemmeno accorto.

Quella sera, aveva dormito con suo fratello per l' ultima volta, ma a differenza sua Maksim non aveva versato nemmeno una lacrima, ma anzi era stato lui a consolare il minore per tutta la notte.
«Sssssh non piangere Iyagushka*, non devi temere per me, io staró bene, tutti sanno che i demoni vivono in grandi castelli di ghiaccio e pietra e che le loro botti traboccano di oro e pellicce. Vivró come un principe e con un cacciatore tanto bravo come marito mangeró come lo Zar!»
Scherzava sorridendo asciugando le lacrime del fratello con i pollici, che preso alla sprovvista da racconti tanto sciocchi era riuscito farsi strappare una risata singhiozzante.

Il mattino seguente Maksim era diventato lo sposo di Medved, e seppur le lacrime silenziose dei presenti avessero fatto sembrare quel matrimonio un funerale, il giovane non aveva mai smesso di sorridere gentile verso chiunque lo guardasse con pietà. Quando era giunto all' altare, aveva persino baciato il suo sposo con dolcezza, lontano dal sembrare disgustato o sofferente.

«Figlio mio» gli aveva detto il padre «perdonami per ció che ti sto facendo, ma la nostra gente ha bisogno della sua forza e tu sei una delle poche cose preziose che mi è rimasta»

Maksim non aveva risposto al padre, si era solo limitato ad abbracciarlo comprensivo per poi seguire Medved verso la foresta.

Yari lo vide per l' ultima volta salutarlo da lontano e poi sparire nel buio delle fronde verdi.

Per mesi Yari si era immaginato l' espressione del fratello una volta celata agli occhi di loro padre, aveva immaginato la casa di Medved, cupa, fredda, e aveva immaginato anche la prima notte di nozze, le lacrime del fratello deflorato su un letto di paglia e questo gli riempiva il cuore di un dolore profondo.

Passarono gli inverni e con loro le primavere, e come di consueto, Medved tornava ad ogni primavera carico di pelli di lupo.

Da allora non aveva più chiesto alcuna moneta, il che fece pensare a tutti che ormai il patto era stato concluso e che il gigante avesse infine avuto un figlio.
«Vi prego, fatemi rivedere mio fratello» aveva osato chiedergli Yari preso dalla disperazione, ma Medved non aveva dato alcuna risposta  ed era andato via, in silenzio.

Così accadde la primavera seguente e quella dopo, ma di Maksim nessuna notizia.
Anche quella primavera Yari attendeva il fratello, ammalato di rassegnazione e sconforto, ma questa volta, differentemente dalle altre, Medved portava con se qualcos' altro oltre alle pelli di lupo.

Il cacciatore stava trascinando una grossa slitta carica di un fagotto bianco.

Per qualche istante Yari credette si trattasse di un dono per il padre, ma una volta avvicinatosi abbastanza tuttio gli fu chiaro e una fitta dolorosa gli stritolò il cuore fino a farlo cadere in ginocchio disperato.

Sulla slitta era posta una salma avvolta in teli bianchi e con lei una più piccola posta sul petto.
«SEI UN MOSTRO!! DEMONE MALEDETTO!! »aveva urlato Yari tra le lacrime, correndo verso la salma e abbracciandola con tutta la forza che aveva, ma Medved non gli rispose , lasciò la salma di fronte all' isba e si diresse verso Ivan, che con sguardo basso aspettava la reazione del cacciatore.

«Vecchio boiardo» esordì sferrando un pugno brutale su un tronco di abete tanto forte da farlo scricchiolare. «Voi vi siete preso gioco di me, mi avete dato un figlio malato, debole ed è morto prima di avermi dato un figlio, ora mi dovete ciò che mi era stato promesso»

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*1-Medved: orso
*2-Isba:casa rustica tipica russa
*3-Iyagushka: ranocchio

Ciao a tutti!😊

Premetto che non so scrivere ma ho visto un film figo ma anche brutto e lo voglio riscrivere molto più figo e molto più " gayo ".
Lo so è un po' cringe ma vabbeh a me piace ( spero pure a voi).

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