Casa dolce casa

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Medved si alzò da letto lentamente, il suo corpo gli sembrava pesante come la pietra, la sua mente era annebbiata così come i suoi occhi dorati, che ora sembravano vuoti.
- Chi sei ?-
Sussurrò esausto al suo ospite misterioso.
- Sono un uomo, proprio come te, e proprio come te sono un uomo diverso, potente.
Ti ho cercato in ogni angolo della Russ , e ora finalmente ti ho trovato.-
Disse ghignando.
- Cosa vuoi da me? Io non ti conosco, e non ho nulla che potresti volere, se cerchi il mio oro sei arrivato tardi.-
Disse Medved passandosi una mano sul volto per ritornare in se.
- Oh amico mio, di oro ne ho fin troppo, sono qui solo per aiutarti-
Medved lo guardò esausto, era stanco di quelle cazzate.
- Mi prendi per stupido? Un uomo sconosciuto mi offre un aiuto e dovrei credere che non voglia nulla in cambio?-
Un sorriso quasi divertito uscì dalle sue labbra screpolate e con passo lento si mise a sedere accanto al suo ospite.
- Vuoi del the?-
Gli chiese poi come se nulla fosse.
Lo straniero a quel punto rise di gusto.
- Sei stato tradito così tante volte che ormai non credi più in niente! Ragazzo mio io sono qui proprio per questo. Io so cos'hai passato, io ti capisco, so cosa ti hanno fatto e sono qui per offrirti qualcosa di cui hai bisogno-
- Vale a dire?- chiese Medved con sguardo stanco.
- Vendetta-
Il cacciatore sgranó gli occhi dorati. Mai prima d'allora quella parola gli era risuonata nella testa forte come in quel momento.
- No, io non...-
Ma prima che potesse finire la frase l'uomo misterioso battè a terra un piede con grande forza e tutto in torno divenne buio.

Quando l'orso riaprí gli occhi si ritrovò seduto  al tavolo, ma questa volta di fronte a lui non vi era più lo straniero pelle e ossa, ma una donna dai lunghi capelli biondi come il grano. I suoi occhi erano grandi e gentili ma segnati dal tempo.
- Cosa ti prende tesoro? Pare che tu abbia visto un fantasma-
Gli disse lei sorridendo e alzandosi per controllare la zuppa sul fuoco.
Nell'aria vi era un dolce odore di brasato e resina.
- Tu... Tu chi sei?-
Chiese Medved ancora confuso.
- Figlio mio a volte non so proprio che ti passi per la testa-
A quelle parole l'orso impallidì.
- F-Figlio?-
Chiese in un sussurro strozzato.
La donna si voltò a guardarlo con un sorriso un po' stranito e dopo averlo raggiunto con due rapide falcate gli avvolse le spalle con le braccia e gli baciò dolcemente una tempia.
- Ora basta farfugliare, va fuori, ha bisogno di una mano-
Medved aveva gli occhi sgranati e le mani tremanti, i suoi occhi si erano incastonati in quelli della donna, poi un rumore lo distrasse.
- Yaram!-
A quel punto il cuore di Medved si fermò, tutto divenne ovattato come in fondo a un lago. Con passo incerto il cacciatore si diresse alla porta d'ingresso e dopo aver esitato sulla maniglia si decise finalmente ad aprire.
Poi fu tutto verde, il prato, l'acqua di un ruscello, la foresta e due occhi tanto belli da far scomparire tutto il resto.
Nel dvor Maksim teneva in braccio un bambino dagli occhi dorati mentre con una mano cercava di afferrare per il vestitino una bimba spettinata dagli occhi del medesimo colore.
- Maria!Vieni qui piccola peste!- le urlava il ragazzo con stampato in volto il sorriso più bello del mondo.
- Yaram aiutami tu!-
Disse poi rivolto a Medved, ma prima che potesse fare un passo la bambina gli corse incontro allargando le braccia per farsi prendere in braccio.
- Papá! Papà! Io non mi voglio fare il bagno! Mangia la mamma così mica me lo può fare!-
Gli disse lei arrampicandoglisi sulle gambe.
Quando Medved se la trovò tra le braccia il suo volto si riempì di lacrime e le sue labbra si incresparono in un sorriso.
- Maria-
Sussorrò spostandole un ricciolo dalla fronte.
- Che bel nome Maria-
La bimba vedendolo piangere lo guardò confusa, poi come se nulla fosse gli asciugò le lacrime con le manine tozze e gli strinse il collo in un forte abbraccio.
L'orso affondò il viso tra i capelli della figlia e con un tonfo cadde in ginocchio.
- Yaram!-
Gridò Maksim preoccupato correndogli incontro.
- Non ti senti bene?!-
Medved annuì tra i singhiozzi e tanta fu la sua gioia che senza esitazione baciò sulle labbra il suo amato sposo ritrovato.
- Era solo un brutto sogno- farfugliò tra un bacio e l'altro.
In lontananza altre due sagome si avvicinarono alla piccola izba, una imponente come quella di un gigante e l'altra più esile, minuta.
All'orizzonte la luce del tramonto rendeva i loro volti irriconoscibili, ma poi, i due occhi neri di Yari apparvero più luminosi che mai.
- Morozko!-
Urlò lasciando cadere a terra un fascio di legno per corrergli accanto preoccupato.
E come lui anche il gigante gli si fece vicino e subito dopo anche la donna gentile.
Tutto era così perfetto, i suoi figli tra le braccia, i suoi amati sposi, i suoi genitori mai conosciuti, e lentamente nella sua testa tutto iniziò a sembrare più normale, come se fosse sempre stato così.
Gli parve cosí naturale entrare in casa e sedersi attorno al tavolo con i suoi bambini sulle gambe, gli parve normale guardare negli occhi suo padre mentre con le mani faceva comparire ghirlande di fiori tra i capelli di sua madre, gli parve normale ridere agli strambi racconti di Yari mentre Maksim lo guardava sorridendo, gli parve normale andare a dormire circondato da culle, ninnananne e calore.
Tutto era così come lo aveva sempre desiderato, nessuno lo chiamava Medved, nessuno lo aveva abbandonato, nessuno lo aveva ferito, tradito, esiliato.
- Papà, fai la tua magia-
Gli disse Maria intrufolandosi tra lui e Maksim nel letto.
Medved non seppe come ma in quel momento capì perfettamente cosa fare, come se fosse stata un' abitudine.
Con le dita l'orso sfilò delicatamente dai capelli della figlia un ago di abete e come d'incanto quel piccolo ago iniziò a tramutarsi in una rondine fatta di aghi verdi e profumati.
Quando l'uccellino iniziò a volare tutti lo guardarono estasiati e una risata cristallina si levò dalle labbra di Maria.
- Dada da- balbettò il figlio minore allungando le piccole braccia per provare ad afferrarla.
Quando infine la rondine volò fuori dalla finestra, Medved la seguì con lo sguardo e come per incanto dove la rondine passava i fiori crescevano sulla terra e le stelle brillavano più ardentemente nel cielo. Nella casa il fuoco scoppiettò più forte e Dedushka si palesò. ma questa volta tutti quanti potevano vederlo.
- Ssplendida creatura padrone- sibiló il vecchietto di fuoco facendo sorridere tutti.

Quella notte Medved non riuscì a dormire, il terrore di potersi risvegliare nella sua vecchia izba oscura lo tormentava, così, per calmarsi uscì fuori per andare a passeggiare.
Quando infine si ritrovò nel dvor una grande mano tiepida gli si posò su una spalla.
- Figlio mio cosa succede?-
Gli chiese il gigante.
Il cacciatore provò una strana sensazione di entusiasmo, perché per la prima volta era da solo con il suo vero padre.
- Padre io... ho paura-
Rispose sincero Medved.
- Ho paura di perdere ogni cosa, di risvegliarmi da solo, senza la mia famiglia-
Suo padre lo guardò teneramente, la sua lunga barba verdastra era cosparsa di fiori e foglie che emanavano un buon odore di foresta rigogliosa.
- Noi non potremmo mai abbandonarti Morozko, tu sei la cosa più preziosa che abbiamo-
Gli disse il Chuhaister stringendolo tra le braccia.
- Eppure padre io so che gli uomini sono crudeli, loro sanno portarti via ogni cosa-
Il padre gli sorrise.
- Come potrebbero? Gli uomini non hanno più potere su questa terra. Gli spiriti governano il mondo e li comandano. Tu figlio mio non devi temere nulla, perché tu sei più forte di qualsiasi esercito, nel tuo sangue scorre l'infinita potenza della terra e del cielo.-
Medved non capì.
- Eppure figlio mio questa gioia è imprigionata in questo luogo, combatti per ciò che ti appartiene, lotta per la tua famiglia, vendicati, vendica i tuoi figli mai nati, vendica il tuo sposo e i tuoi genitori. Gli uomini ci hanno tolto tutto questo, mi hanno tolto te.-
La voce del padre era diventata profonda e terrificante e i suoi occhi si erano tramutati in fiamme roventi.
- Vendicaci figlio mio, fa che gli spiriti tornino a regnare e presto avrai ciò che è tuo, ciò che ti hanno tolto e questo luogo diventerà realtà !-
A quel punto i lunghi capelli e la barba del padre iniziarono a tramutarsi in rami e foglie, con uno scricchiolio terrificante di ossa il corpo del potente spirito si spezzò per ricomporsi in un essere ancora più enorme e terrificante.
In pochi attimi dove prima vi erano gli occhi gentili di Chuaister ora vi era un possente albero che pareva antico come il mondo.
- Padre!- urlò Medved terrorizzato.
Mosso dall'istinto corse verso la sua casa.
- Maria!- gridò aprendo la porta, ma dentro non vi era nessuno.
Alle sue spalle un colpo di tosse attirò la sua attenzione.
- Ora che sai cosa ti hanno portato via, la vendetta avrà un sapore più dolce vedrai-
Disse ghignando lo straniero pelle e ossa.

MedvedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora