Il mercante dal cappello rosso

116 4 0
                                    

Da quella prima sera Yari non aveva più rivolto la parola a Medved. Il cacciatore non era più tornato quella notte permettendo al ragazzo di dormire da solo e il giorno seguente gli aveva preparato un giaciglio improvvisato sopra il camino cosicché potesse dormire nel punto più caldo della casa.
Le giornate del ragazzo invece passavano esattamente come quelle al villaggio, scandite dal lavoro nell' orto e dai lavori in casa se non che al villaggio si perdeva spesso in chiacchiere con le donne e i contadini, mentre li, il silenzio lo assordava incessantemente.
Per quanto riguardasse Medved, il cacciatore lavorava spesso con lui, gli aveva persino insegnato a conciare le pelli di lupo e a cucire delle vesti di pelliccia, a volte lo aiutava con l'orto ma la maggior parte del tempo spariva nella foresta per ore alla ricerca di lupi e selvaggina.
" Per una cosa Macsim aveva proprio ragione, nemmeno lo Zar puó mangiare tanta carne" si fermava spesso a pensare Yari vedendolo tornare carico di conigli e oche selvatiche.
La sera durante la cena Yari osservava Medved mangiare in silenzio e a volte il cacciatore provava a bofonchiare parole gentili .
- So che ti senti solo, ma ci farai l' abitudine-
Provava a rassicurarlo.
- Devi mangiare di più, l' inverno arriverà presto-
Si preoccupava burbero tra un morso e l' altro, ma Yari non si consolava affatto, continuava invece ad osservarlo cupo disgustato dal suo aspetto rude e grottesco.
Medved era davvero brutto aglio occhi del ragazzo, la sua altezza impressionante e le sue spalle imponenti lo mettevano in soggezione e la sua folta barba e la sua chioma indomabile nascondevano come una pelliccia d' orso quel viso sempre imbronciato, eppure a volte, quando i suoi misteriosi occhi dorati incontravano quelli scuri di Yari, quel temibile demone appariva per qualche istante meno spaventoso.
Quando arrivava l' ora di dormire Medved si spogliava sempre al buio, come imbarazzato di fronte a Yari che lo osservava spesso curioso di scoprire cosa si celasse sotto tutte quelle pellicce, incredulo di quella inaspettata timidezza.
Cosí passarono i giorni e poi le settimane dove tutto rimaneva uguale se non la primavera che iniziava a diventare estate.
- Io vado- disse una mattina come tante il cacciatore a Yari che nel mentre stava andando a dare da mangiare alle galline.
- Oggi farò un po' tardi, non aspettarmi- lo salutò Medved per poi sparire nella foresta.
Yari odiava suo marito, ma per quanto lo odiasse era molto più triste quando lo lasciava solo per tanto tempo.
- Stupida casa sperduta! Stupido cacciatore! Stupida foresta del cavolo!- si era messo a bofonchiare lanciando mangime a destra e a manca per sfogare la frustrazione.
- Brutta giornata?-
Yari sentendo quella voce fece un balzo dalla paura. Era stato un ometto appoggiato allo steccato con un grande cappello rosso a parlare.
- Ahah non volevo spaventarti Solovej, é solo che mi sembri stranamente di cattivo umore, Roz ti ha fatto arrabbiare?-
Yari non capí una parola di quello che l' ometto dal grande cappello rosso gli aveva detto.
- Chi diavolo sarebbe Solovej, e chi sarebbe "Roz" ma soprattutto chi sei tu?-
Gli aveva chiesto confuso.
- Ahahah non scherzare e vieni qui, ho quello che mi avevi chiesto!-
Yari continuava a non capire ma la curiosità lo spinse ad ascoltarlo.
- Mi hai detto di riportartelo alla fine di questa primavera no? Un giorno vorrei che mi dicessi anche il perché. Ma non sono fatti miei giusto?-
Detto questo l' ometto tirò fuori dalla tasca della giacca un piccolo diario in cuoio con inciso sopra il simbolo di un' orso e lo mise nelle mani del ragazzo.
- Ah si! Noto che finalmente hai perso peso! Dimmi dunque che nome avete dato al bambino? È maschio o femmina? Avanti raccontami cosa mi sono perso questo inverno! Dov' è il marmocchio?-
Aveva iniziato ad assillarlo lo straniero
-BASTA!-
Era stato Medved a parlare cogliendo di sorpresa Yari che non si aspettava di vederlo fino a sera e che in un gesto istintivo aveva nascosto il diario sotto la camicia.
- Taci mercante!-
Urlò Medved severo.
L' ometto non si scompose affatto ma i suoi grandi occhi azzurri trasmettevano una certa confusione.
- Yari entra in casa-
Impose il cacciatore avvicinandosi al bizzarro ospite. Yari guardò veloce il mercante e senza dire altro sgattaiolò via.
Non riuscí a sentire nulla di quello che i due si dissero poi, ma vide l' ometto togliersi il cappello e abbassare la testa in segno di rispetto.
Quando Medved rientrò in casa non proferí parola, si lasciò cadere su una sedia e tirò fuori una pipa da un cassetto nascosto nel tavolo.
- Chi era?-chiese Yari appoggiato al muro opposto alla porta.
- Un vecchio amico- Rispose dopo qualche secondo Medved concentrato a riempire di foglie di verbasco il fornello della pipa.
-Perché sei tornato cosí presto?- continuò il ragazzo
- ho visto il carro del mercante lungo la strada- si limitò a rispondere Il cacciatore.
- Perchè mi ha chiamato Solovej e chi è Roz?-
Continuò Yari con la testa colma di dubbi e curiosità.
- Ora basta fare domande, piuttosto, cosa ti ha dato?-
A quella domanda Yari si Morse la lingua.
- Non mi ha dato nulla- Mentí il ragazzo sperando di essere creduto.
- Come speri che io risponda alle tue domande se tu sei il primo a mentirmi-
A quella risposta il ragazzo arrossì violentemente, come un bambino colto sul fatto a rubare dei dolci.
- Ahahah sei proprio buffo quando fai quella faccia- lo scherní Medved in una profonda risata.
Yari rimase sconcertato da quella scena, era da ormai più di due settimane che viveva con l' orso e non gli era mai capitato di vederlo ridere, il che gli fece provare una strana sensazione allo stomaco.
- Beh ora devo tornare al lavoro- concluse il discorso Medved prendendo la porta per uscire.
Yari rimase a guardarlo fino a vederlo sparire dietro la porta e poi ricominciò a pensare alle parole del mercante, ossessionato dal saperne di più.

MedvedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora