Vanità

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La vicina come al solito le aveva buttato addosso un'enorme onda di nozioni, pettegolezzi e segreti sulla vita passata del povero defunto seppellito da poco; anche l'amica aveva guardato la ragazza quasi con speranza e compassione per essersi sottratta a quella tortura per qualche minuto, mentre aveva preso a gustare una delle brioche.

Béatrice uscì dalla casetta sospirando, sentendo ancora tutte quelle parole frullare nella testa mandando in confusione i suoi poveri neuroni. Poteva ancora percepire la sua voce squillante nonostante i muri che ormai separavano i due spazi.

Si incamminò lungo il viale di ciottoli bianchi, con i lati decorati da rigogliose e profumate giunchiglie che sembravano voler sovrastare la bellezza degli altri fiori, decretando sé stesse come le piante più belle di tutto il paese. Béatrice le osservò, le venne quasi da ridere al pensiero che dei fiori potessero provare invidia verso altri, si chiese se anche esseri viventi all'apparenza immobili e privi di anima potessero essere simili agli umani in fatto di sensazioni, se anche loro fossero in grado di percepire il freddo, il caldo e la sofferenza. Erano pensieri stupidi, se ne rendeva conto, eppure fin da piccola non aveva mai smesso di farsi quelle bizzarre domande, come se il mondo circostante le parlasse attraverso mezzi che gli adulti dell'epoca e tutti i compaesani non potessero capire. Così, per designare l'esclusiva di quel mistico contatto, aveva preso a disegnare le giornate che passava in compagnia di quelle presenze, senza farle vedere a nessuno.

Aprì il cancelletto, che si mosse emettendo un leggero stridio per colpa della ruggine; lo richiuse dietro di sé portando lo sguardo sul cestino per contare quanti ordini avesse ancora da consegnare. In realtà non aveva molta voglia di andare avanti, solo quel primo ordine l'aveva già sfinita e non voleva sottoporsi ad un'altra serie di racconti dove ognuno diceva la propria senza ascoltare le sue idee.

Le venne spontaneo guardare verso l'alto, dove i rami degli alberi non presentavano più le foglie e dove il legno sembrava più consumato, il luogo preferito di alcuni guardiani non sempre apprezzato dalla gente. Il Corvo non c'era, doveva essere volato via, lontano dal paese anche. Forse aveva avvertito la vita di qualcun altro scivolare via ed era andato ad assistere.

Alla fine, con buona volontà e un pizzico di sforzo, Béatrice riuscì a concludere il giro di consegne. Il cestino ormai era vuoto e l'unica cosa che lo rendeva pesante era il barattolo delle monete pieno, da cui proveniva il titinnio dei minuscoli metalli che si scontravano tra loro. Il cielo aveva iniziato a coprirsi di nuvole, anche se ancora era possibile intravedere il colore del cielo passare da azzurro intenso a rosa e rosso, con il tramonto del sole.

Camminando cercò di rilassare la schiena e le spalle, adesso che non aveva più niente da svolgere poteva dedicarsi un po' a sé stessa e a quella poesia che non aveva completato la sera prima. Era strano: ancora non le era venuta in mente nessuna idea per mandarla avanti, forse l'impegno le aveva tenuto la testa troppo impegnata. Pensò che presto sarebbe tornata a casa e lì avrebbe potuto liberare la mente per riempire quel foglio. Spostò di nuovo lo sguardo sui vialetti delle case decorati con fiori colorati e piantine potate artisticamente per dare all'abitazione una vista più piacevole e accogliente; erano davvero pochi i vialetti spogli o con solo qualche ciuffetto qua e là, molti dei compaesani amavano la bellezza dell'estetica e spesso, ricordò, aveva sentito i vicini chiedere assiduamente ai suoi genitori che tipo di fiori avrebbero voluto piantare. Da piccola non se ne curava mai, ma crescendo aveva notato che nel tono con cui veniva fatta la domanda, l'interlocutore pareva più sospettoso che disponibile.

“Ragazza stai attenta! Rischi di rovinare il mio preziosissimo mosaico di ciottoli con le tue scarpe!” una voce la fece trasalire e girare di scatto. Chi aveva pronunciato quella frase? Era sicura non ci fosse nessuno nei dintorni, in quell'orario erano tutti in casa a riscaldarsi, essendo novembre.

Il corvo dice bugieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora