Autocommiserazione

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Solo una creatura stupita come te poteva addentrarsi in una zona tanto austera…

Non hai mai dimostrato una grande forza né una grande intelligenza! Sempre dietro alle richieste dei tuoi. Ai complimenti inutili dei compaesani. A vederli tutti come se fossero le persone migliori del mondo. Lo puoi dire anche adesso?

… un essere inadatto alla vita, per nulla adibito a sopravvivere e ad affrontare ciò che il mondo libera ogni giorno…

In un luogo tanto falso quanto stupido…come te…

Il bosco si fece più scuro e fitto. La folta vegetazione la schiaffeggiava ad ogni curva e ad ogni passo. Diverse volte i suoi piedi colpirono delle rocce rischiando di farla inciampare, le botte furono tali che iniziò ad accusare dei forti dolori. Teneva gli occhi chiusi e non aveva idea di dove stesse andando, se stesse uscendo o se si stesse perdendo di più. Stando al terreno, i sentieri umidi sembravano tutti uguali e non riusciva a percepire la distanza tra un albero e l'altro. Aveva paura di essere seguita dal Lupo, che volesse sbranarla e mettere fine alle sue sofferenze; temeva di scorgere la sagoma del parroco intento a cercarla per terminare ciò che aveva voluto iniziare; sperava non vi fossero burroni dove sarebbe potuta precipitare improvvisamente...

Le era sempre piaciuto come luogo, il bosco aveva sempre rappresentato una buona location per tutti i giochi che aveva inventato; ma adesso, con occhi più maturi e la testa da un'altra parte, per lei rappresentò solo un posto infernale.

Si fermò di colpo, aveva sentito qualcosa e temeva fosse un'altra creatura che potesse trovarla appetitosa. Tremava come una foglia, bagnata, spaventata e sudata per lo sforzo della corsa. Voleva urlare ma non sentiva di avere fiato in corpo; ogni briciola di energia si era completamente annullata.

Eppure guardando nella direzione dove aveva percepito il rumore, non riusciva a scorgere nessun tipo di movimento né un respiro anche lieve. Forse si era immaginata tutto quanto, poteva essere possibile in fondo sapendo la situazione che stava vivendo.

Una piccola parte di sé aveva sperato fosse il Corvo, vivo dopo l'attacco alla casa parrocchiale, ma non avvertiva più nessun suono che ricordasse il gracchiare del volatile. Dentro di sé sentì salire la tristezza, la consapevolezza che forse sarebbe stato meglio affrontare il pericolo che fuggire, mostrarsi più forte di quello che invece aveva dimostrato.

Si inginocchiò, avvertendo il magone picchiare sulla gola per liberare i singhiozzi e nemmeno si rese conto di aver lasciato che le grosse lacrime amare scendessero sul volto rigandolo copiosamente. Non sapeva né dov'era né dove andare, come tornare indietro e se mai sarebbe riuscita a non avere troppe conseguenze negative.

Le parole del Lupo ancora le martellavano la mente, picchiavano in testa come sassi lanciati da una fionda potente, mirando il suo animo incapace di reagire, di smentire il loro significato; perché per quanto non volesse accettarle, non trovava via di fuga se non la verità che esse celavano.

Le veniva difficile pensare che per tutto quel tempo l'avessero trattata come una stupida, imprimendole delle nozioni e delle immagini fittizie al solo scopo di annebbiarle la mente da quello che era realmente il mondo. Le veniva difficile credere che nessuna delle persone che conosceva fosse davvero sincera, che il suo paese fosse solo un covo di falsità. E tutti quei pensieri le diedero solo più colpi allo stomaco.

Poi avvertì di nuovo un rumore, forse lo stesso di prima che non era riuscita a riconoscere. Ed ora una piccola figura si annunciò timidamente, il musetto a punta e degli occhi simili a quelli della ragazza; un manto grigio chiaro e lucido che fasciava il corpicino come un vestitino elegante e sotto alla gonnellina divenuta di seta, una lunga coda priva di pelo. Un opossum.

Il corvo dice bugieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora