Manipolazione

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Sarà la critica umana a renderti diffidente? Geloso dei tuoi averi al punto da volerli plasmare sul corpo come una corazza?

Oppure saranno le brutte esperienze a renderti arrogante solo per poterti tenere lontano chi mira alla tua felicità nascosta.

Ti danno del codardo ma tu sai che vuoi solo evitare momenti in cui nessuno vorrebbe averti intorno, dove il pericolo in tutte le sue forme si manifesta attaccandoti con le proprie zanne.

Saranno gli occhi gelosi a renderti avido come un mercenario? Ladro dei tuoi stessi possedimenti?

Oppure vanitoso come un quadro che mostra solo la parte migliore di te.

Ma più di tutti, sei bugiardo o sincero?

Le giornate piovose e uggiose per qualche ragione sapevano portare con sé molto più fantasia di quelle soleggiate. Osservare le foglioline che si rincorrevano sul vetro percorrendo strade mai segnate come se fossero loro stesse portatrici di nuove vie, rendeva l’occhio sempre più volenteroso di vedere fin dove erano disposte a scorrere. A volte, quando il cielo si faceva più scuro e carico, il rombo dei tuoni e i movimenti sinuosi dei fulmini creavano una danza comprensibile, forse, solo ad antiche civiltà che li credevano circondate da divinità ancestrali.

Béatrice tenne lo sguardo fisso alla finestra, scrivendo sul foglio fidandosi della sua memoria.

I lampi illuminarono il giardino come forti lampioni ad olio, i riflessi nelle pozzanghere dettero l’idea di un nobile metallo liquido in attesa di essere plasmato. In quei giorni il villaggio era deserto, nessuno osava uscire con il temporale, eppure la pioggia era, come l’acqua stessa, la fonte primaria di vita.

Dov’era il Corvo adesso? Si era riparato come gli altri o stava ancora vegliando sul luogo sacro che aveva accolto molte più anime del mondo vivente? E tutti gli altri?

La parrocchia si vedeva anche dalla sua finestra, il prete era sotto al porticato a spazzare i rimasugli di terra e polvere dovute ad una folata di vento che aveva preceduto l’acquazzone. Aveva un aspetto povero in quella posizione, con una leggera gobba che gli segnava ancora di più la differenza del corpo con il collo smunto e secco. Il leggero pizzetto ondeggiava con i suoi movimenti lenti, come se fosse stato un orologio ipnotico in grado di farti cadere in un sonno mistico.

Quella presenza l’aveva sempre messa a disagio, ormai aveva compreso il significato di quei campanelli dall’allarme che continuavano a scattare nella sua testa. Ma qualcosa le impediva di essere del tutto vigile, di abbandonarsi al pericolo. Non voleva vedere in un signore sempre disponibile con tutti un possibile nemico, era una probabilità lontana anni luce.

Eppure il Corvo diverse volte lo aveva disturbato permettendole di allontanarsi. Un segno?

“Tesoro! Puoi scendere un momento?” la voce della madre le fece alzare lo sguardo dal paesaggio colmo d’acqua. Béatrice si alzò facendo scorrere leggermente la sedia sul pavimento della camera. Scese le scale rispondendo alla richiesta di Margareth.

Lei le porse un cestino con dentro due o tre panini morbidi al latte e un pugno di brioche: “Il parroco ha chiesto di portargli alcuni dei miei manicaretti. Io però ho un po’ di faccende da sbrigare; ci penseresti tu cara?”

Béatrice aveva temuto una richiesta del genere, aveva già avuto prima una serie di pensieri negativi, ma non si sarebbe mai sognata di rifiutare, negare un favore che una persona compaesana aveva gentilmente chiesto.

Il corvo dice bugieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora