Le tremava il corpo, sentiva freddo fino alle ossa. Le vene sembravano congelate e il terreno umido pareva risucchiarla come sabbie mobili. Gemette. Sentiva un forte dolore alla testa, le pulsava e le annebbiava i pensieri. La vista era offuscata; gli occhi colmi d'acqua, ma non erano lacrime. Sentiva i capelli e la pelle bagnati, doveva aver piovuto molto, si sentiva intorpidita e congelata, incapace di muoversi autonomamente.
Quanto tempo era passato? Da quanto era distesa sul terreno?
Fece uno sforzo, ruotò la testa in senso orario, cercando di riconoscere qualche elemento. Alberi ovunque. Solo vegetazione, nient'altro che il bosco.
Si sentì male, avvertì la nausea salire dallo stomaco alla gola pur non avendo mangiato nulla. Si sforzò comunque, cercò di alzarsi. Le braccia tremavano, le gambe cedevano. Si sentiva priva di forze. Riconobbe però l'odore della felce e delle piccole betulle che crescevano, riuscì a percepitpre anche il profumo delle ghiande delle grandi querce, iniziò ad orientarsi. Un colpo di tosse la costrinse ad aprire la bocca, ebbe uno spasmo ma non uscì nulla.
Béatrice si ritrovò in mezzo alla parte più profonda del bosco, caratteristico per i suoi colori pesanti e scuri e la totale assenza di luce. Solo un grande ambiente umido e austero, pieno di rovi secchi e legnetti marci; rami disseminati per i sentieri piccoli e poco evidenti, colmi di foglie secche e, all'occorrenza, resti di animali lacerati. Quel luogo era sempre stato proibito per i suoi giochi, nessuno le aveva mai dato il permesso per addentrarsi tanto in profondità. Béatrice sapeva benissimo perché: in quel luogo dimorava la creatura peggiore di tutto il circondato, un essere che più di una volta aveva seminato terrore, aveva allontanato altri esseri viventi, aveva anche ucciso. Il Lupo.
Ritrovarsi proprio dentro il territorio del Lupo, in un momento simile dove la poverina si sentiva del tutto indifesa, poté solo aumentare il livello di terrore dentro di sé, con la triste consapevolezza che nessuno l'avrebbe soccorsa, non sapendo dove si trovasse.
Allora, tutto quello che poté fare dopo una veloce riflessione fu camminare verso una direzione non molto chiara, né riconoscibile a causa della scarsa illuminazione, addirittura quasi assente.
Mentre percorreva quel sentiero sottile e umido, Béatrice si ritrovò a pensare - e tentare di ricordare - tutto quello che l'aveva condotta lì: aveva avuto dei pensieri accusatori sul Corvo, eppure proprio quando temeva stesse per succedere l'irreparabile, si era lanciato per salvarla. Non lo aveva nemmeno ringraziato prima di fuggire... Si chiese se non avesse fatto meglio a restare, reagire ed aiutarlo... sperò che stesse bene.
La sua andatura rallentò senza che Béatrice potesse effettivamente controllarla; si sentiva stanca, confusa, spaventata e affaticata. Era come se qualcuno le avesse legato sulla schiena una gerla colma di massi, pesanti e difficili da portare, e sulle caviglie catene con attaccata una palla di piombo. L'abito fradicio e sporco le dava una consistenza strana e sgradevole al contatto con la pelle, che la impossibilitava a muoversi correttamente, come se avesse addosso un blocco di ghiaccio.
Un rumore improvviso la fece arrestare di colpo, irrigidì il corpo e tese le orecchie temendo di sapere cosa avesse appena sentito. Un respiro sommesso le annunciò una presenza, non era da sola. Un qualcosa o un qualcuno la stava fissando, poteva sentire due occhi feroci fissare la sua schiena come se potesse incenerirla.
“Non dovresti essere qui… piccola e ingenua umana…” disse una voce roca e per nulla amichevole, che la ragazza riconobbe immediatamente.
Béatrice allora si girò molto lentamente, sapendo che un movimento brusco avrebbe potuto condannarla ad una morte lenta e dolorosa, spostando lo sguardo insieme al corpo e posando gli occhi sulla creatura mostruosa quale era il Lupo.
Due occhi gialli e crudeli la guardavano bramosi di affondare le fauci nella carne, i denti brillavano anche con l'oscurità della sua grotta; le orecchie abbassate e in muso raggrinzito in un ringhio feroce. Era eretto ma una consistente gobba gli conferiva un aspetto pericoloso. Béatrice se lo ricordava proprio così, nelle poche volte che si era ritrovata ad avere a che fare con lui quando era piccola. Ricordava bene il suo ruggito, il suo ululato che faceva tremare anche gli alberi secolari e il momento esatto in cui annunciavano la sua presenza vicino al paese, che portava i compaesani a barricarsi in casa.
“Qualsiasi cosa ti abbia portata qui… ha solo contribuito a farti vedere l'ultimo capo della tua inutile vita…” il Lupo ringhiò affamato, pronto ad assaltare la povera giovane senza un minimo di pietà.
“Veramente…” disse lei, con voce tremante, “Ciò che mi ha portata qui… mi ha salvata, credo…”
“Non può esistere nessun motivo di salvezza che ti porti ad addentrarti dove nessuno ha più trovato la via di casa. In questo posto troverai solo sofferenza…”
Per quanto fosse spaventoso, Béatrice non poté fare a meno di riflettere sul fatto che il Lupo, prima di quel momento, non le avesse mai rivolto la parola. Da lui aveva sempre e solo sentito lamenti e versi animaleschi, non credendolo quindi capace di esprimersi a parole. Quella volta però sembrava diversa, e a giudicare dai giorni precedenti, la curiosità prese per un attimo il sopravvento.
“Mai una volta ti sei mostrato amichevole, oggi non è diverso” fece un passo avanti, “Dimmi allora che cosa sei realmente, e dopo me ne andrò. Lo prometto”.
“Te ne andrai? E dove credi di andare? Pensi di tornare di nuovo nello spiazzo di terra dove sei nata e cresciuta? In un luogo tanto falso quanto stupido…come te…”
Il Lupo emise un verso feroce, una specie di ruggito che fece indietreggiare la ragazza di tre passi, aumentando il tremore del corpo. Non l'attaccò però, forse non era il suo scopo oppure non lo riteneva necessario.
“Solo una creatura vivente stupida come te poteva addentrarsi in una zona tanto austera… non hai mai imparato niente…”Quello che diceva era oltremodo cattivo, anche per l'essere più crudele del mondo. Ecco chi doveva essere, la Crudeltà che si mostra fiera e feroce per quello che è pur sapendo di ottenere solo odio. Béatrice sentì quelle parole colpirla come una serie di coltelli, affilati e letali che centrarono il punto più delicato del suo fragile animo già ferito dalla Vipera e delle intenzioni malate del parroco.
“Non sono una stupida io…”
“Eccome se lo sei! Non hai mai dimostrato una grande forza né una grande intelligenza! Sempre dietro alle richieste dei tuoi. Ai complimenti inutili dei compaesani. A vederli tutti come se fossero le persone migliori del mondo. Lo puoi dire anche adesso?”
Non seppe dire se fosse peggio la forma corrotta della realtà che il Lupo le aveva appena descritto, o la consapevolezza che dopo tutto quello che aveva visto poteva solo dargli ragione. Era vero in fondo: si era sempre fidata di gente falsa, persino i suoi genitori si erano dimostrati tali. Per la prima volta, in quell'intensa settimana, Béatrice si sentì totalmente vuota, incapace di assimilare ciò che aveva davanti e totalmente priva di qualsiasi forma di forza.
Per il Lupo, lei altro non era che un essere inadatto alla vita, per nulla adibito a sopravvivere e ad affrontare ciò che il mondo libera ogni giorno.
“Non hai abbastanza fegato per vivere in questo mondo, ti converrebbe sparire il prima possibile!”
“Perché mi dici questo…?”
“É la verità, niente di più! Sparisci!”
Il Lupo ruggì di nuovo, muovendo due passi verso la giovane. Béatrice indietreggiò velocemente, spaventata del forte suono e dall'avanzamento improvviso. Si voltò velocemente, facendo appello a tutte le sue forze per allontanarsi il più possibile della bestia.
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Il corvo dice bugie
FantasySTORIA ORIGINALE Nel paese girano voci su ogni compaesano presente, ma solo una voce su tutte é in grado di spaventare abbastanza da crederci: "Non ascoltare il Corvo, dice solo bugie" Ma durante una cerimonia funeraria, Béatrice si imbatte proprio...