(New York, 5 Mesi Dopo. Oggi)
La mente di Evan era un turbinio di pensieri. Era ripiombato esattamente nelle stesse pietose condizioni di quando aveva finito di girare "Dahmer".
Fuori dal suo stesso corpo, in preda all'ansia e ai pensieri oscuri che si impossessavano incessantemente di lui.
E pensare che era finalmente riuscito a sentirsi di nuovo un essere umano in quei 5 mesi, nonostante tutto. Soprattutto per merito di Mia.
Da quando l'aveva incontrata tutto il buio che aveva dentro, che si era trascinato dietro per mesi e forse addirittura anni e che lo seguiva in ogni instante si era finalmente dissolto.
Ricordava ancora quando, nelle prime settimane della loro frequentazione, lei lo aveva salvato più e più volte trascinandolo fuori da quel buco nero che stava diventando la sua esistenza. Aveva accumulato troppa oscurità dentro di se.
Troppi ruoli criptici, complicati e decisamente folli si erano impossessati di lui come una seconda pelle. Alle volte si sentiva come se quei ruoli, l'ultimo in particolare, gli avessero risucchiato l'essenza vitale; finendo per lasciarlo in un eterno squilibrio mentale e sentimentale.
Non c'era più il giusto contrappeso di luce ed ombra dentro di lui, come c'era sempre stato. Vero è che per un motivo a lui sconosciuto ciò che di oscuro c'era in lui, aveva sempre in qualche modo prevalso seppure avesse imparato a nasconderlo piuttosto bene.
Gli tornò alla mente di quando, il giorno del Meet&Greet alla Jefferson Market ebbe un crollo totale. Il suo punto più pietoso probabilmente.
Lì si rese conto di essere al limite e di avere bisogno di una pausa da tutto e tutti. Non ne poteva più di sentirsi chiedere ancora e ancora, incessantemente, domande riguardo a Jeffrey Dahmer. Non voleva più sentirlo nominare. Era sfiancato dai luoghi oscuri, così bui ed inesplorati nei quali era dovuto andare e nei quali era costretto a tornare ogni volta che gli chiedevano curiosità sulla sua interpretazione ed il percorso che lo aveva portato a ritrarlo così autenticamente.
Alle volte si malediva di aver accettato di interpretarlo. Ryan Murphy lo chiamò un pomeriggio di un giorno di estate per proporgli "il ruolo della sua vita", quello che gli avrebbe cambiato per sempre la carriera e la vita.
Lui accettò dopo aver letto la sceneggiatura, non tanto forte di queste promesse ma più per un senso di giustizia e pura curiosità artistica ed attoriale. Sapeva che sarebbe stata un'occasione unica. Un viaggio pazzesco nella mente di un personaggio, un serial killer dall'aria affranta, innocente e tormentata, che lo aveva sempre molto incuriosito ed affascinato fin dalla giovane età. E la possibilità di avere accesso a tutto quel materiale unico e top secret aveva risvegliato in lui il "fuoco sacro" dell'attore che non riusciva a tenere a bada.
Accettò ancora prima di esserne addirittura coscientemente consapevole.
Sapeva benissimo che sarebbe stato il ruolo più difficile della sua carriera e, non solo si rivelò esattamente così ma prese addirittura una piega psicologica inaspettata e terrificante.
La prima settimana dopo la fine delle riprese ebbe serie difficoltà ad uscire dal personaggio. Si ci era immerso in maniere così totale che aveva finito per continuare a parlare e muoversi come lui, inconsapevolmente. Fu Ryan, durante una première a farglielo notare. Si accorse dello stato di Evan e subito gli disse che poteva prendersi tutto il tempo che voleva per una pausa. Gli disse che non c'era bisogno della sua presenza per promuovere ulteriormente la serie e che avrebbe potuto rimandare le interviste e i vari eventi a quando si sentisse pronto.
Evan accettò subito il consiglio e volò dritto dalla sua famiglia e dai suoi amici. Fu solo dopo un mese che, per sua fortuna, conobbe Mia ad un evento a Los Angeles. Il tempo trascorso con i suoi cari, per quanto gli avesse in parte mitigato l'anima, lo aveva anche lasciato con un senso di oppressione ed ansia che non riusciva a tenere sotto controllo. Erano tutti preoccupati per lui e invece di godersi la sua presenza, lo tempestavano di domande su come si sentisse davvero.
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