Mia, finito lo spettacolo, avrebbe solo voluto corrergli incontro e buttargli le braccia al collo baciandolo con tutta la passione che le scorreva nelle vene nell'esatto momento in cui il regista l'aveva messa giù ma si costrinse a darsi un contegno: non poteva di certo baciarlo davanti a tutti.
Aspettó pazientemente che Evan finisse il suo encomiabile discorso che la stordì totalmente visto che si era concentrato in maniera particolare nel tessere le sue lodi, in modo così puro, appassionato e pieno di trasporto, che a Mia mancó il respiro.
Non vedeva l'ora che finisse per poter andare quantomeno a ringraziarlo per tutto ciò che aveva fatto per lei ma non appena posò il microfono a terra, Evan fu trascinato via dal comitato di accoglienza che stava urlando a gran voce, pregandolo di seguirli per andare alla sezione da loro allestita per accogliere i suoi fans adoranti.
L'incontro ufficiale, il classico "Meet&Greet", era previsto per l'indomani, nel tardo pomeriggio, ma vista l'affluenza che aveva portato Evan nel teatro, avevano messo su in fretta e furia un tavolino, al botteghino, apposito per calmare le folle scalmanate.
Mia allora, subito dopo essersi cambiata, si lasciò trascinare dal cast teatrale che le aveva preparato una mini festa a sorpresa.
Si ritrovò catapulta in un party in stile Hollywoodiano fatto su misura per lei, le avevano addirittura fatto incidere un piccolo Oscar con la dicitura: "A Mia, la nostra Stella più splendente".
Scoppiò a piangere piena di gratitudine non appena glielo misero in mano. Avrebbe voluto urlare di gioia. Non era abituata a ricevere complimenti e sostegno in modo così totale.
Aveva vissuto un'infanzia atroce, segnata da una costellazione di traumi e seguita da un'adolescenza altrettanto oscura, che però, l'avevano resa forte ed immune a qualsiasi ulteriore sofferenza. Ad un certo punto della sua vita, allo scoccare dei trent'anni il cambiamento in lei era stato radicale. Non si faceva più scalfire da niente e da nessuno e l'unica cosa sulla quale si concentrava erano i propri sogni e i propri desideri che poi erano anche l'unica cosa che, nel corso della sua vita, non l'aveva mai abbandonata.
Il problema però era che così facendo, aveva creato una miriade di scudi e muri talmente alti e spessi da non permetterle di aprirsi più a nulla e a nessuno al di fuori della sua arte.
Per cui l'incontro con Evan fu per lei uno sconvolgimento a 360 gradi. Uno shock totale. Non credeva che sarebbe più stata in grado di provare emozioni e sentimenti per qualcuno, figurarsi poi di quella portata. Quello che sentiva per Evan era qualcosa di indomabile... incontrollabile, incontenibile.
Forte di questi pensieri che le turbinavano nella testa, crebbe in lei un bisogno disperato di andare da lui.
Quindi, dopo un tempo che ritenne sufficientemente adeguato ringraziò tutti con ancora qualche lacrima sul viso e si congedò asserendo di essere esausta e di aver bisogno di riposo.
Nessuno obbiettò ne ebbe alcun dubbio al riguardo, né tantomeno tentarono di trattenerla giacché era quasi un mese di fila che provava senza sosta dal mattino presto fino a tarda notte finendo addirittura per addormentarsi nell'immenso teatro.
Talmente presa dal suo mondo, infatti, non si era nemmeno resa conto che l'ospite speciale, tanto acclamato da tutta l'accademia, era proprio il suo Evan. Evan Peters.
Per questo quando se lo ritrovò davanti, poche ore prima, per poco non rischiò l'infarto.Quando uscì dal retro del teatro, il vento gelido della sera, tipico di New York, fu un toccasana per la sua mente ed il suo corpo, che alla sola idea di rivederlo era andato a fuoco.
Si stava avviando al botteghino per cercare Evan, quando avvistò quello che rimaneva di una piccola folla, fare capolino da una delle librerie più antiche della Grande Mela, adiacente al teatro. Una delle sue preferite, che lei visitava spesso.