Un pomeriggio un po' no

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Sono a casa. Oggi non ho fame (d'altronde non si deve mangiare sempre per stare bene). Sono corso subito a letto. Sono strafelice. Sto toccando il paradiso con un dito. Ringrazio Gloria. La ringrazio ora e per sempre. Mi sto per addormentare, quando Jacky comincia a graffiare la porta. Mi alzo per aprirgli. Ed eccolo con me. Vuole solo un po' di coccole, e che fa non gliele faccio? È troppo carino per lasciarlo stare lì fermo a guardarmi con la coda bassa. Dopo ben dieci minuti di coccole (i dieci minuti più terapeutici della mia vita), capisco che dormire non è una cosa che farò questo pomeriggio. Prendo allora il quaderno di filosofia, mi armo di stabilo giallo ocra e comincio a sottolineare i concetti chiave dei tre argomenti dell'interrogazione di domani: Parmenide, Protagora e Gorgia. Ho molta ansia perché non mi sono impegnato troppo e sono argomenti difficili. Per fortuna la mia professoressa spiega in modo coinvolgente e la sua lezione mi rimane impressa. Passa un'ora. Ne passano due. Ne passano tre. Ne passano quattro. Si può pensare che ho fatto tanto, ma a malapena ricordo Parmenide. Ho studiato tutto, questo sì, ma non sono molto presente con la testa. Ogni secondo prendevo il telefono sperando che almeno mi avesse mandato la richiesta su Instagram. Niente. Va bene dai, ci siamo solo salutati d'altronde. Non voglio essere il nuovo Dante, che si innamorò di una donna solo perché l'ha salutato. Devo essere una persona razionale, dotato di calma e pazienza (anche se non ho nessuno dei due). Mentre stavo tentando di studiare, la nonna entrò in camera e mi chiese cosa volessi per cena. Non ho tutta questa gran fame, però gli ho detto che un piatto di pasta col sugo va bene. Ora però, ci vuole una bella doccia calda. Mentre prendevo i vestiti puliti, mi chiama Gloria.
<<Bellissimoo! Come procede il tuo pomeriggio?>>
<<Bene, direi. Anche se, per colpa di qualcuno, non sto riuscendo a studiare...>> Gli risposi. Deve capire che mi riferisco a lei.
<<Noo, veramentee? E chi è questa cattivissima persona? Se vuoi posso darle un pugno>> mi disse in modo sarcastico.
<<Ah ah ah. Sei una persona molto simpatica. Lo sapevi che facendomi parlare con lui avrei fatto così. Non mi sono riuscito neanche per un secondo a concentrare su questa cavolo di filosofia. Pensavo ogni secondo al suo sorriso, poi a quella voceee. Comunque, forse avevi ragione, un ragazzo così potrebbe piacermi. Ma non lo conosco ancora. Non vorrei che poi è un tossico che mi distrugge il cuore in così piccoli pezzi che non riuscirò a rimetterli insieme. Sai che non può accadere. Non dopo tutto il tempo che ci ho impiegato per tornare almeno ad avere un accenno di sorriso.>> Volevo che capisse che non potevo perdere il controllo della situazione, che volevo lasciarmi andare ma non potevo.
<<Ehi. Respira. Inspira. Respira. Inspira. Calmati. Ascolta la mia voce. Concentrati su questa. Non metterti fretta. Viviti la vita. Segui il corso degli avvenimenti. Non farti travolgere dall'ansia.>> Lei sa come calmarmi. Sa come prevenire i miei attacchi di panico. L'ha capito dopo che, in primo, ne ho avuto uno prima del compito di italiano su tutto il programma fatto quell'anno. Mi ha detto di respirare e di concentrarmi sulla sua voce, che in quel momento era calma e pacata. Poi pure lei ne ha sofferto. Allora è dovuta andare dalla psicologa, che l'ha aiutata a superare tutto in un anno e mezzo. Ora, le tecniche che la psicologa le ha insegnato le sta usando con me, e cavolo se funzionano. Allora ho seguito le istruzioni man mano che eme le diceva. Ho respirato. Ho svuotato la mente. Ho ripreso il controllo della situazione. A mente lucida le potei rispondere.
<<Ci sono. Mi sono ripreso. Momento passato. Sto andando a farmi la doccia. Ci sentiamo dopo.>>
<<A dopo, amore mio! Cercami eh. Ci rimango male sennò.>> Allora chiuse. Finalmente arriva il mio momento "eliminazione stress". Entro in bagno, accendo la doccia, mi preparo i vestiti e l'accappatoio. Posso finalmente lavarmi. Una volta finito, mi asciugo e mi vesto. Posso scendere sotto in cucina, dov'erano i nonni.
<<Cucciolotto mio, ecco pronta la salsa. Tra un paio di minuti è pronta anche la pasta.>> Mi disse la nonna.
<<Ma la salsa l'hai fatta tu o il nonno?>> chiesi io. La salsa del nonno è sempre più densa e dolce.
<<Mi sento offesa. E comunque si. Sei felice eh?>> Lei sa che a me piace la sua, ma quella del nonno non la supera nessuno. Dopo cinque minuti mangiamo. Poi aiuto la nonna a sparecchiare, salgo in camera mia e sto un po' su Netflix.

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