Passano le prime tre ore. Quando cavolo arriva questa dannata interrogazione. Non vedo l'ora di farla solo per parlarne con lui. Almeno adesso c'è la ricreazione, posso prendere il telefono e vedere se ci sono messaggi.
<<Amorino, cosa cerchi su questo telefono?>> Chi poteva chiederlo se non Gloria? Proprio lei, ovviamente. Io la guarda, lei mi guarda. I nostri occhi stanno parlando (anche se da fuori siamo due scemi che si fissano e a un certo punto scoppiano a ridere). <<Non c'è bisogno di dire così tante parole, o di mandare tutti questi sguardi. Usciamo un po' dalla classe?>>
<<Che domanda sciocca. Certamente voglio scappare da questo covo di pazzi.>> Le risposi. Ma ci tendo a specificare una cosa. Non è che io non sopporti i miei compagni, semplicemente preferisco vedere chi passa nei corridoi che stare con loro. Anche se devo spezzare una lancia a favore di qualcuno: con qualcuno mi scambio il buongiorno e qualche dialogo di circostanza, qualcuno mi è indifferente, qualcuno invece mi cerca per chiedermi qualche cosa a livello scolastico però poi parliamo di cose varie. Quindi circa il 65% lo posso quantomeno vedere, ma il restante 35% se lo bocciassero sarebbe una liberazione, ma perché sono persone che non ricambiano manco il buongiorno, non le posso neanche ascoltare che mi diventa il sangue acqua, che sono nate giusto per infastidire gli altri e non sanno neanche loro perché sono al liceo. Ma questi sono dettagli riguardante la classe peggiore dell'istituto (nomina che ci ha dato la professoressa di religione, ma che ha dato a tuttee sue classi). E ora che avete capito perché la mia migliore amica sia solo Gloria, possiamo andare fuori. Siamo stati davanti la porta per gli ultimi dieci minuti della ricreazione, finché poi non è suonata la campanella e siamo rientrati, c'è da dire un po' tentennanti.
<<Sei pronto ad andare incontro alla morte del nostro apparato respiratorio?>> Ha chiesto Gloria. Specifico un'altra cosa (giusto per non passare per vipere noi due persone buone e gentili, soprattutto molto candide). I miei compagni, come anche dicono i miei professori, non è che godano di un buon profumo. Ma sicuramente è la fase adolescenziale (speriamo almeno), non voglio dire che non si lavino perché non mi sembra giusto verso di loro.
<<Ludo, sei preparato di filosofia, vero?>> Mi ha chiesto un compagno, uno di quelli della prima categoria col quale ho un dialogo di circostanza di questo tipo.
<<Sisi, stai tranquillo. Non assillatemi, però, che mi sale l'ansia.>> Forse avete capito che io e l'ansia abbiamo una relazione bella, stabile e duratura, MOLTO duratura. Ma ho ansia perché voglio avere una discussione con Federico. Chissà quanto è dolce in chat, se magari butta qualche battutina qua e là, o se è semplicemente Federico. E se facesse delle battute che non capisco e magari finiamo a parte di quanto serio io sia? E se... E se... Non so completare la domanda. Così poche paranoie oggi. Strano, mi dovrei preoccupare. Comunque, pensiamo ad ora e adesso. Mi siedo davanti la professoressa, mi trema la gamba destra, per fortuna non si muove la cattedra, mi fa la prima domanda, ottiene una risposta più che buona, ecco una seconda domanda risposta discreta, poetvo argomentare meglio, e infine l'ultima domanda, risposta perfetta, se non che mi sono leggermente incartato verso la fine, ma niente ci fa. Mi manda al posto, sicuro sono arrivato a otto almeno. Appena la professoressa ha davanti un altro interrogato, prendo il telefono e scrivo a Federico.
Io: Ho appena finito l'interrogazione, non ci credo, giuro.
Federico: Com'è andata?
Io: tutto bene, direi. Minimo sull'otto ci sono.
Federico: Che ne dici se ne parlassimo in bagno? Io ho un'ora di biologia ma sat interrogando.
Io: Beh, non è una brutta idea. Un minutino e arrivo.
Alzo la mano per chiedere di uscire dalla classe. Appena la professoressa mi guarda, indico la porta (la professoressa vuole che facciamo questi segnali per non disturbare) e mi fa cenno di sì con la testa. Corro verso l'uscita, quaid come se avessi urgenza. Di fatto avevo urgenza, ma non di quel tipo. Appena arrivo in bagno, lo vedo poggiato al muro con uno sguardo un po' perso, che si illumina appena mi vede.
<<Molto meglio così, vero? Per messaggio potevano esserci fraintendimenti.>> Ha iniziato lui la conversazione. Tipo audace devo ammettere. È il minimo dopo che mi ha tirato fuori dalla classe.
<<Effettivamente, così va molto meglio.>> Gli ho risposto. Non posso fargli capire nulla di me, intendo del lato amoroso.
<<Allora, che aspetti? Voglio sapere dell'interrogazione!>> Abbiamo così parlato per quasi dieci minuti di tutto questo. Non sembrava né stanco né annoiato. Era sempre perfetto, e il fatto che fosse così interessato a una cosa mia così banale lo rendeva ancora più perfetto. Appena ho visto l'ora, sono dovuto tornare in classe, ma prima Federico mi ha preso per il braccio e mi ha detto: <<Facciamolo ogni giorno. Ogni giorno, vero la quarta/quinta ora ci vediamo qui e parliamo di come sono andate le nostre giornate. Ti piace come idea?>>. Stavo morendo e non sapevo cosa fare. Come può uno come lui voler trascorrere dieci minuti chiuso in bagno a parlare di cavolate così? Non lo so e non mi interessa, mi importa solo che adesso la giornata è migliorata e non può peggiorare. E nonostante appena tornato a casa la nonna mi abbia detto che "per sbaglio" aveva messo per me cento grammi di pasta e passa, la giornata non è andata così male. Penso sia una delle giornate migliori della mia vita.
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Tutto può succedere
RomanceLudovico Jones è un ragazzo che non può ammettere che la sua vita sia stata facile. Ha dovuto affrontare lutti, rotture, inimicizie, un rapporto problematico col cibo e con solo una spalla su cui piangere, Gloria Collins, sua migliore amica fin dal...